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L’insegnamento che nasce dalla tragedia di Giulia e Filippo

Nel nome di una malintesa parità di genere, non si insegna più che «la donna non si tocca neanche con un fiore»

I nostri lettori hanno certamente notato che il nostro giornale ha dato solo le notizie essenziali sulla tristissima tragedia che ha visto la morte di Giulia, uccisa dall’ex moroso Filippo.
Abbiamo dato la notizia della scomparsa della coppia, del ritrovamento del corpo senza vita della ragazza e infine l’arresto di Filippo in Germania. Nient’altro.
C’è una ragione. E la spieghiamo.
 
Nel mondo dell’informazione c’è un accordo mai scritto ma (quasi) sempre rispettato, per cui non si danno le notizie di suicidi. Diciamo quasi, perché a volte si scopre solo in un secondo momento che si trattava di un suicidio.
Eppure nel 2022 nella Provincia autonoma di Trento i suicidi sono stati 58. Una quantità superiore alla media nazionale. Ma non ne diamo notizia perché incentiverebbe coloro che hanno pensato almeno una volta a togliersi la vita.
 
Non è solo un fenomeno di casa nostra, anche se qui è più accentuato. Negli Stati Uniti i suicidi sono stati 58.500.
Una cifra spaventosa, ma che i cinici sfruttano senza ritegno. A San Francisco, per esempio, nei negozi si trovano le T-shirt col numero del prossimo suicida che si butterà dal Golden Gate.
Anche quella maglietta (e altri gadget di cui non vogliamo parlare) incentiva i suicidi potenziali a compiere il gesto disperato.
 
Questa premessa l’abbiamo fatta perché riteniamo che la triste storia di Giulia e Filippo abbia avuto un eco mediatico molte volte superiore a qualsiasi altro femminicidio.
Il perché è presto spiegato. La scomparsa dei due giovani ha creato un’atmosfera di aspettativa, una sorta di giallo tragicamente realistico, del quale la gente voleva leggere la finale.
La storia è andata a puntate e così si è giunti alla fine della ragazza e poi quella del ragazzo.
E non è conclusa, perché tutti gli atti giudiziari che seguiranno alimenteranno l’immaginario collettivo.
 
Non siamo a criticare i mezzi di informazione, per carità, ma sembrava che fosse l’occasione ghiotta per aumentare la tiratura.
Eppure, come abbiamo visto, questa montagna di notizie non ha impedito che nel frattempo altre donne venissero uccise o malmenate dai loro uomini.
Anzi.
Naturalmente la ridondanza ha avuto anche lati molto positivi. Basti pensare alle centinaia di persone che sono andate a stringersi attorno alla famiglia di Giulia. E una forza così vasta di affetti ha certamente alleviato la sofferenza della povera famiglia Cecchettin.
 
Anche lo Stato ha deciso di reagire e prendere provvedimenti, sia di natura socio culturale che legislativa. Ma, ci domandiamo, era necessario attendere questa vittima per muoversi in tal senso?
Va precisato che il problema ha molte sfaccettature. Sì, c’è anche il mostro che alberga nella mente di certi uomini sempre pronto a risvegliarsi, ma è un caso molto raro.
E non si tratta di maschilismo o di patriarcato. Sì, ci sono anche questi aspetti, ma la problematica più diffusa è la mancanza di assistenza… ai maschi.

Il più delle volte, quando una coppia si divide, il partner lasciato soffre come un cane.
E i giovani tendono a proiettare per tutta la vita la situazione di dolore che provano al momento: se si dovesse soffrire così per tutta la vita, che senso avrebbe vivere?
Ed è lì che dovrebbe esserci un’assistenza psicologica credibile e impegnata. Sia per maschi che per femmine.
A chi scrive è capitato di assistere un paio di giovani che si trovavano in queste situazioni. E si sente di poter banalizzare il problema con un esempio, antipatico ma chiaro: il dolore acuto che si prova quando si è lasciati è… come l’infarto: più tempo passa e più si guarisce.

Ma ci vuole sempre un amico (un medico per restare nell'esempio) a disposizione, altrimenti le menti più fragili possono perdere il controllo.
Speriamo che la società reagisca in questa direzione, magari cominciando con l’educazione in famiglia. Un tempo in famiglia ti insegnavano che «la donna non si tocca neanche con un fiore».
Adesso, con una malintesa parità di genere, si cerca di considerare le femmine uguali ai maschi e non si ritiene più necessario insegnare che le donne non si devono toccare.
Ma questa sottile differenza tra maschi e femmine, grazie a Dio, c'è. Non dimentichiamolo mai.

GdM

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