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«CambiaMenti»: come educare gli uomini alla non-violenza

I programmi consistono in incontri di gruppo settimanali guidati da specialisti

Fin dagli anni '70 esistono in America programmi che si concentrano sull'uomo autore di violenza. In Italia se ne parla da qualche anno ed il Comune di Rovereto è stato tra i primi ad avviare programmi specifici.
Dal 25 Novembre è in corso (fino al prossimo 8 Marzo) una campagna finanziata dall’UE, promossa dal Coordinamento europeo WWP (Work With Perpetrators), una rete di tutti i Centri di Ascolto specializzati nella rieducazione degli autori di violenza sulle donne.
Sul territorio trentino, la Campagna sarà divulgata dalla Fondazione Famiglia Materna e da ALFID, che gestiscono il programma CambiaMenti (numero riservato 0335 1802 162; e-mail: cambiamenti.antiviolenza@gmail.it ).
Il Comune di Rovereto partecipa attivamente all’iniziativa e va ricordato che è stato il primo ente pubblico in Trentino a sostenere la sperimentazione di questi interventi fin dal 2012, prima ancora che la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2014, sancisse ufficialmente per tutti i Paesi aderenti la necessità di mettere a disposizione questi programmi alla popolazione.
Per contrastare efficacemente la violenza contro le donne, infatti, non basta soltanto tutelare le vittime (donne e bambini), ma occorre affrontare il problema con gli aggressori, per evitare il ripetersi di nuove violenze.
 
«Tutti possono fare qualcosa» spiegano gli operatori di Fondazione Famiglia Materna che promuove e gestisce da 6 anni il percorso CambiaMenti, in collaborazione con Alfid, che è fra i primi servizi realizzati in Italia per affrontare veramente le cause del fenomeno.
Famiglia Materna è tra i fondatori della rete italiana di questi programmi (RELIVE – Relazioni Libere dalle Violenze) ed aderisce al coordinamento europeo WWP (Work With Perpetrators).
L'importanza della prevenzione e della tutela delle vittime, ma anche l'importanza di interpretare bene e per tempo l'identikit del maltrattante, è stata sottolineata dall'assessore comunale alle Politiche Sociali Mauro Previdi e dall'assessore comunale all'Istruzione Cristina Azzolini che questi programmi ha presentato tra le azioni di sensibilizzazione nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre u.s.).
La Direttrice Fondazione Famiglia Materna Anna Conigliaro Michelini ha presentato i dati del fenomeno, raccolti da quando esiste il progetto «CambiaMenti»: 133 uomini seguiti, il 54% dei quali aveva agito violenze gravi e continuative verso la partner, anche in presenza dei figli.
 
L’identikit del «maltrattante trentino» (come nel resto del mondo) è piuttosto distante da quello del mostro o dello psicopatico che qualcuno immagina:
- il 92% è padre, il 75% ha un lavoro fisso, il 65% è di nazionalità italiana;
- l’83% non è dipendente da alcool, droghe o dal gioco;
- il 97% non ha problemi psichiatrici;
- il 30% di questi uomini ha però una caratteristica comune: da piccoli ha assistito a fenomeni di violenza;
- si tratta in genere di persone isolate emotivamente, che fanno fatica ad esprimere i propri sentimenti («analfabeti emotivi») cioè a riconoscere le emozioni, sia positive che negative, e questo è il primo passo per operare un controllo delle proprie azioni/reazioni.
 
Sono persone che, fuori dalle mura domestiche, spesso conducono una vita «normale», tanto che quando accadono le tragedie, tutti si dicono stupiti. Bisogna quindi capire i segnali premonitori.
«Il comportamento violento ha origine prevalentemente nel tipo di cultura e di educazione che ci circondano» afferma Anna Conigliaro Michelini.
La Presidente Alfid Sandra Dorigotti ha sottolineato che la possibilità di cambiare è reale, si tratta quindi di problemi culturali.
«Occorre agire attraverso progetti psico-educativi al fine di modificare i comportamenti violenti. Ci sono casi di violenza estrema che emergono e purtroppo sono marginali rispetto alla grade percentuale di violenze familiariche intervengono nelle relazioni interpersonali, che spesso durano molto tempo prima di essere riconosciute dalle stesse vittime.»
La campagna divulga un semplice test: «Credi che tuo figlio/a o partner possano, a volte, aver paura di te?» elencando 5 situazioni.
 
Se si risponde sì a più di due domande, forse è meglio chiedere aiuto…
I programmi per autori di violenza consistono in incontri di gruppo settimanali, guidati da specialisti.
Le tappe del percorso sono:
1 - Definire la violenza (non è solo aggressione fisica e sessuale, ma anche verbale, psicologica ed economica);
2 - Assumere la responsabilità rispetto ai comportamenti violenti, senza negarli e dare le colpe ad altri (la partner, l’assistente sociale, il giudice..);
3 - Riconoscere le emozioni negative;
4 - Apprendere tecniche di controllo della rabbia e strategie per prevenire comportamenti violenti;
5 - Riflettere sul rapporto uomo-donna e sui modelli identitari del maschile.
 
Nella maggior parte dei casi, i partecipanti cambiano la propria visione della relazione affettiva e non ripetono le violenze.
Parallelamente al lavoro con l’uomo maltrattante, il programma sostiene le donne attraverso un contatto attivo, per informarle sulle possibilità di ottenere aiuto dai servizi antiviolenza e controllare se effettivamente l’uomo che frequenta il Centro si astiene dal commettere altre violenze.
 
Alcuni appuntamenti già fissati della Campagna:
- 13 dicembre – Serata informativa a Baselga di Pinè
- 18 dicembre: presentazione della Campagna ai servizi sociali di Rovereto
- 14 gennaio: Incontro con i servizi sociali di Trento
- 26 gennaio: corso di formazione sui programmi di rieducazione di uomini violenti, rivolto a volontari che vogliano collaborare alla diffusione / informazione sul servizio presso le scuole e la cittadinanza.

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