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Pietre d'inciampo: conclusa la cerimonia di posa

Si è tenuto martedì 24 gennaio il prosieguo della cerimonia di posa delle pietre d’inciampo di Riva del Garda

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Si è tenuto martedì 24 gennaio il prosieguo della cerimonia di posa delle pietre d’inciampo di Riva del Garda, interrotta lunedì 16 a causa della pioggia. Lunedì scorso è stata posata la prima delle otto pietre d’inciampo di Riva del Garda, quella in memoria di Remo Ballardini, in viale Roma dove lavorava.
Originario di Larzana di Montagne, nelle Giudicarie, nacque il 29 novembre 1892. Di fede socialista, a Riva gestiva l’albergo San Marco. Il 28 giugno 1944 fu arrestato al posto del figlio Renato, importante figura della Resistenza di Riva del Garda, e morì in seguito alle sevizie subite in carcere poco dopo la scarcerazione, il 19 ottobre 1944.
 

 
Martedì la cerimonia è iniziata alle ore 10 in viale Carducci n. 3, all'altezza del Grand Hotel Liberty, con la posa della pietra in memoria di Eugenio Impera, presenti per l’amministrazione comunale il vicesindaco e assessore alla cultura Silvia Betta con una rappresentanza del Consiglio comunale; per il Museo Alto Garda il direttore Matteo Rapanà con Novella Volani, ricercatrice del Laboratorio di Storia di Rovereto; per l’Anpi il direttivo della sezione Alto Garda e Ledro con il presidente Gianantonio Pfleger e il presidente della sezione Trentino Mario Cossali.
Presenti anche molti discendenti delle vittime, che in alcuni casi si sono occupati personalmente della posa della pietra (negli altri casi è stata cura del presidente di Anpi Pfleger) e hanno ricordato le vicende, drammatiche, degli anni della resistenza. Particolarmente intenso e toccante è stato il ricordo di Adriana Impera, sorella di Eugenio, nato a Cavalese il 27 febbraio 1925.
 

 
Studente del liceo Andrea Maffei, si avvicinò ai principi dell'antifascismo. Partecipò prima all'esperienza dei «Figli della montagna», gruppo fondato da Franchetti, e poi al gruppo partigiano delle «Fiamme verdi» e al Movimento clandestino di Resistenza rivano. In contatto continuo con Franchetti, fu denunciato alla Gestapo di Bolzano dalla spia Fiore Lutterotti insieme ad altri esponenti della Resistenza del Basso Sarca e della valle dell'Adige e ucciso nella sua abitazione all'alba del 28 giugno 1944. La posa della pietra, nei pressi della casa dove abitava all’epoca, è stata a cura della sorella Adriana.
Seconda tappa, viale Pernici, dove si trovava fino a pochi anni fa la caserma dei carabinieri, in cui nel 1944 lavorava il brigadiere Antonio Gambaretto, nato a San Giovanni Ilarione il 31 gennaio 1913. Come attestato da diversi documenti e testimonianze risalenti all'immediato dopoguerra, Gambaretto collaborò con i partigiani della zona, e la mattina del 28 giugno 1944 fu raggiunto in caserma e ucciso.
 

 
Quindi il corteo si è spostato in viale Lutti Alberti all’entrata del liceo Maffei, dove si sono aggiunti alla cerimonia un gruppo di ragazzi, alcuni insegnanti e il dirigente scolastico, il prof. Paolo Andrea Buzzelli, per la posa della pietra d’inciampo dedicata a Gastone Franchetti, all’epoca insegnate supplente al liceo. Nato a Castelnuovo di Garfagnana il 22 settembre 1920, si trasferì a Riva del Garda con la famiglia e partecipò alle operazioni di guerra nel Battagione Alpini Trento sul fronte greco-albanese. Tornato a Riva in licenza, lavorò al liceo Maffei, supplente di educazione fisica.
Fondò il gruppo dei «Figli della montagna», che attorno all'esperienza sportiva e spirituale della montagna trasformò i giovani studenti -utilizzando le parole del suo studente Giorgio Tosi- «da fascisti ciechi a fascisti critici e infine ad antifascisti». Nell'autunno del 1943 fondò le «Fiamme verdi», movimento clandestino e di Resistenza. Arrestato il 29 giugno 1944, in seguito alla delazione della spia ed ex compagno di scuola Fiore Lutterotti, fu processato a Bolzano e fucilato il 29 agosto dello stesso anno. La posa della pietra d’inciampo è stata a cura di uno studente del Maffei.
 

 
La cerimonia è proseguita in viale Martiri del 28 Giugno 1944 con la posa della pietra d’inciampo di Enrico Meroni. Nato a Riva del Garda il 5 ottobre 1925, partecipò alle attività del gruppo dei «Figli della montagna», avvicinandosi gradualmente, come altri suoi coetanei, ai principi dell'antifascismo. Nel 1943 entrò a far parte della formazione partigiana delle «Fiamme verdi». Denunciato dalla spia Fiore Lutterotti, venne prelevato da casa il mattino del 28 giugno 1944 e portato nella locale Felgendarmerie, dove fu torturato e ucciso. La posa della pietra d’inciampo è stata effettuata da una giovane pronipote.
Ancora in viale Martiri del 28 Giugno 1944, poco a sud, è stata posata la pietra dedicata a Augusto Betta. Nato a Riva il 17 ottobre 1899, nel 1944 era titolare dell'omonima ditta di trasporti. Collaborò con il movimento partigiano del Basso Sarca trasportando armi. Al mattino del 28 giugno 1944 fu sorpreso a letto mentre giocava con il figlio Paolino, trascinato in cortile e ucciso. Anche in questo caso la posa della pietra è stata effettuata da un discendente.
 

 
La cerimonia si è spostata in centro storico, in via del Marocco, davanti all’abitazione che fu di Vincenzo Cicala. Nato a Deruta, in provincia di Perugia, il 22 febbraio 1886, si trasferì a Riva nel 1922, sposato con Luigia Pasini di Cologna di Tenno, di professione manovale. Arrestato dalla Gestapo il 12 settembre 1944 con l'accusa di aver guidato prigionieri alleati in fuga verso la Svizzera, giunse a Mauthausen il 19 dicembre1944, proveniente dal Lager di Bolzano, dove fu assegnato al sottocampo di Melk e dove morì di lì a poco, il 29 gennaio dell’anno seguente.
La posa della pietra d’inciampo era in programma a cura del sindaco di Deruta Michele Toniaccini, presente a Riva del Garda alla cerimonia del 16 dicembre, come detto interrotta a causa della pioggia. In sua vece ha posato la pietra il presidente dell’Anpi Alto Garda e Ledro Gianantonio Pfleger.
 

 
Infine, il corteo si è ritrovato al sottoportico del Marocco, dove abitava Antonio Bosco, nato a Fonzaso, in provincia di Belluno, il 15 maggio 1914. Trasferito a Riva nel 1938 proveniente da Padova, sposò Elvira Calliari, di professione sarta, il 10 luglio 1941. La sua ultima occupazione lavorativa risulta quella di impiegato alla Montecatini. Nel giugno 1944 disertò dalla Flak, l’antiaerea nazista, dove era stato precettato, per unirsi ai partigiani del Basso Sarca. Il 29 giugno 1944 fu raggiunto nella sua abitazione, arrestato e condotto a Bolzano, dove venne fucilato il 24 agosto 1944.
La sua pietra d’inciampo è stata posata dal presidente dell’Anpi Alto Garda e Ledro Gianantonio Pfleger, che ha ricordato come le violenze e la barbarie naziste siano state possibili per l’appoggio di parti della collettività italiana e del fascismo. Mentre il vicesindaco Silvia Betta ha ringraziato quanti hanno reso possibile questa iniziativa, dall’Anpi al Mag, dal Laboratorio di Storia di Rovereto ai discendenti delle vittime.

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