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Influenza aviaria, no allarme in Alto Adige dopo i casi in Tirolo

Il Tirolo del Nord segnala sei cigni morti per l'influenza aviaria – Zambotto, direttore del Servizio veterinario della Provincia: «In Alto Adige non c'è mai stato un focolaio»

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Nel 2022 in Europa si è scatenata la peggiore epidemia d’influenza aviaria della storia.
«Si sono dovuti sopprimere 50 milioni di animali, – riferisce Paolo Zambotto, direttore del Servizio veterinario della Provincia. – Non c'è stato per ora nessun focolaio in Alto Adige, né tra l'altro c'è mai stato durante tutto il mio mandato trentennale.»
Il Tirolo del Nord ha segnalato ieri la morte di 6 cigni e di un pellicano in uno zoo; in Austria dal 10 gennaio sono in vigore misure precauzionali speciali.
Al momento non c'è motivo di temere che l'influenza aviaria si diffonda in Alto Adige.
«A rischio sono gli animali che si trovano in prossimità di zone umide o di allevamenti industriali.
«In Alto Adige ci sono alcuni allevamenti più grandi per la produzione di uova, per il resto gli allevatori detengono gruppi di pollame gestibili, – dice Zambotto. – L'influenza aviaria non rappresenta un pericolo per l'uomo e non può essere trasmessa attraverso gli alimenti.»
 
«L'influenza aviaria è una grave minaccia per la salute dei volatili, – sottolinea Arnold Schuler, assessore provinciale all'Agricoltura. – Nonostante l'aumento dell'incidenza dell'influenza aviaria in tutta Europa, l'Alto Adige è sempre stato risparmiato.
«Ciò è dovuto anche alle necessarie misure di prevenzione da parte degli allevatori. Continuo a fare appello alla prudenza in termini di prevenzione.»
L‘influenza aviaria è trasmessa principalmente da uccelli migratori o da animali appena acquistati in cui la malattia non è stata individuata in anticipo.
«Dal 1° dicembre 2022 è in vigore in Italia un'ordinanza di emergenza che dovrebbe essere prorogata il 31 gennaio, – spiega il direttore del Servizio veterinario provinciale. – Si consiglia agli allevatori di pollame di tenere i propri volatili al chiuso e di evitare di lasciare il cibo all'aperto, poiché ciò attira gli uccelli migratori e aumenta il rischio d'infettare il pollame dell'azienda.
«Chiunque acquisti animali dovrebbe consultare preventivamente il veterinario ufficiale, – conclude Zambotto. – Noi siamo costantemente informati sugli attuali focolai epidemici.»

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