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Dopo le elezioni comunali di Trento – Di Alberto Pattini

Intervista lampo (ma non troppo) al neo eletto sindaco di Trento Franco Ianeselli

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Signor sindaco, cosa si aspetta la città dalla nuova Giunta comunale?
«Essere capaci di futuro: credo sia questa la richiesta fondamentale che i cittadini rivolgono alla politica. Non basta amministrare il presente. Dobbiamo tornare ad aspirare al domani anche per quanto riguarda la forma della nostra città: ecco allora che occorre rivedere le connessioni tra le parti, accorciare le distanze, fisiche e sociali, preservare le risorse ambientali, ripensare luoghi diventati marginali perché ritornino ad essere espressione viva di quel destino collettivo di cui, come ci insegnano gli urbanisti, le città sono l'immagine.
«Nello stesso tempo dobbiamo occuparci di una quotidianità che, oggi più che mai, è incerta, opaca, precaria. Il quotidiano, come ben sappiamo, è quello di una pandemia che ha travolto il nostro modo di vivere come uno tsunami e che oggi chiede alla nostra comunità uno sforzo di resilienza supplementare.
«A questo proposito credo che la politica – quella comunale, come quella nazionale ed europea – debba lavorare non per il ritorno alla normalità, ma per il raggiungimento di un nuovo equilibrio, più avanzato del precedente.»
 
Quali saranno gli obbiettivi da raggiungere entro la fine del 2020?
«Il nostro primo obiettivo sarà quello di rafforzare tutti i presìdi civici sul territorio: le Circoscrizioni, i Poli sociali, il volontariato, i gruppi che si sono creati intorno ai Beni comuni, l’associazionismo giovanile, solidale, ricreativo, sportivo e culturale che deve essere sostenuto e aiutato a ripartire pur con tutte le cautele e le precauzioni imposte dalla necessità di contenere la pandemia.
«Poi c’è il tema della sicurezza, intesa in un’accezione ampia: non come ordine pubblico ma come bene pubblico, ovvero come promozione della vivibilità, del decoro e della bellezza e insieme come contrasto a quella gamma di comportamenti inaccettabili compresi tra l’inciviltà della carta o del mozzicone gettati a terra, il vandalismo e la criminale violazione della legge.
«Per questo verrà creato un Nucleo Operativo Interservizi (Noi) di cui faranno parte i rappresentanti di diversi Servizi e uffici comunali (Polizia municipale, Gestione Strade e Parchi, Ambiente, Attività sociali e altri di volta in volta coinvolti) che potranno collaborare anche con soggetti esterni, come Dolomiti Ambiente, la Provincia e il Cinformi.
«Il Nucleo, che avrà un referente unico e risponderà direttamente al sindaco, non sarà una nuova struttura quanto piuttosto una diversa modalità organizzativa che consentirà un più rapido ed efficiente impiego delle risorse interne al Comune.»
 
Quali invece gli obbiettivi a medio e a lungo termine?
«Presidiare il territorio significa anche individuare per tempo le zone di disagio e di povertà, su cui bisogna intervenire tempestivamente. L'intento dovrà essere quello di passare dalla logica dei bonus straordinari e diffusi agli interventi strutturali e mirati, soprattutto in presenza di soggetti vulnerabili e di famiglie con minori. Dovremo creare un welfare dinamico, capace di intercettare le nuove emergenze.
«Un’altra grande urgenza è quella della transizione ecologica, che potrà essere un motore politico straordinario. Trento ha bisogno di politiche strutturali, sul modello di quanto hanno già realizzato molte città europee.
«Vanno cambiati il paradigma della mobilità e il modo in cui si garantisce l'accessibilità nella città: costruire la tramvia sull'asse nord-sud della città, con i relativi parcheggi scambiatori; individuare nuovi  percorsi ciclabili non solo nel fondovalle, ma anche verso quella collina raggiungibile oggi dalle due ruote grazie alla pedalata assistita; sfruttare le potenzialità degli impianti a fune per avvicinare alla città il Bondone, sia a fini turistici sia per il tempo libero dei cittadini di Trento.
«Dobbiamo aggiornare il nostro modello energetico, puntando sulle fonti rinnovabili e sull'autoproduzione. Non accontentiamoci della nostra – seppur ottima – raccolta dei rifiuti, ma cerchiamo di ridurre ulteriormente gli scarti incentivando l’economia circolare. È necessario agire anche sul patrimonio edilizio: poniamoci il traguardo di avere quanti più edifici e quartieri a zero emissioni grazie anche alle riconversioni incentivate dai bonus energetici stanziati dalla politica nazionale.
«Valorizziamo e rafforziamo la struttura policentrica del nostro territorio urbano che ci consente di realizzare in tempi brevi quella città dei dieci minuti a cui stanno lavorando sindaci come Anne Hidalgo a Parigi o Giuseppe Sala a Milano. Lavoriamo per la diffusione degli orti urbani, per il distretto del biologico, per portare sempre più verde dentro la città, in modo da mitigare l’effetto isola di calore nelle estati sempre più torride e migliorare nello stesso tempo la qualità dell’aria e la salute dei cittadini.
«Dialogando con il Centro Santa Chiara, i Musei e le istituzioni cittadine, intendiamo dunque sviluppare ulteriormente l’offerta culturale della città cercando di promuovere una cultura diffusa, non elitaria, che deve accompagnare le varie fasi della vita, dall’infanzia alla terza età. Confermiamo dunque l’attenzione alla formazione e all’edilizia scolastica, che già oggi è tra le migliori d’Italia. Intendiamo rafforzare le nostre politiche giovanili, portandole nei quartieri e all’interno delle scuole.
«Vogliamo rilanciare il ruolo della nostra biblioteca centrale e di quelle circoscrizionali, che sono straordinarie agenzie culturali di prossimità e possono diventare un motore di iniziative e un prezioso punto di riferimento per i quartieri. Anche università della terza età e circoli anziani vanno sostenuti come cardini di un sistema che ha nella formazione permanente uno dei suoi obiettivi primari.
«Tra i luoghi in cui si sviluppano relazioni, si apprende, si produce benessere e salute ci sono senz’altro anche i circa 120 impianti sportivi della città, centri natatori, piscine scolastiche, palestre, campi sportivi, campi di atletica. Crediamo che su questo patrimonio si debba continuare a investire non solo per quanto riguarda la manutenzione, doverosa, ma anche dal punto di vista dell'accessibilità, della promozione, della piena fruibilità allargata a fasce sempre più ampie della popolazione.
«Il cambiamento è anche quello della transizione digitale riassunta nella fortunata etichetta smart city. Proseguiremo nella strada fin qui intrapresa di digitalizzazione dei servizi e di alfabetizzazione tecnologica dei cittadini, due elementi che devono avanzare di pari passo perché la città smart deve rimanere sociale e non generare nuove disparità.»

Alberto Pattini – a.pattini@ladigetto.it

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