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Italia Nostra: «No ai nuovi bagni in Piazza Fiera»

Manuela Baldracchi: «Liberare le mura dall’ingombro dei prospettati servizi igienici»

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Qualche giorno fa il sindaco Franco Ianeselli ha messo in risalto in un post l’importanza delle mura storiche della nostra città, il loro «grande valore storico, culturale e dunque turistico», con queste parole:
«Lo sapete che le mura medievali di Trento erano a forma di cuore? La punta corrispondeva proprio al tratto di piazza Fiera, l’unico così esteso sopravvissuto all’espansione della città.
«Capite dunque quale sia l’importanza di questo pezzo di cinta muraria (114 metri in tutto) costruita nella prima metà del 1200. Per preservarla, restaurarla, ripulire le parti degradate abbiamo richiesto al Ministero della cultura un finanziamento.
«La risposta, positiva, è arrivata pochi giorni fa: abbiamo così a disposizione 800 mila euro e poco meno di tre mesi di tempo per preparare l’appalto dei lavori, che dovrebbero costare circa un milione in totale.
«Poi, a inizio 2023, inizierà il restauro, che valorizzerà un bene architettonico dal grande valore storico, culturale e dunque turistico. Un pezzo del nostro passato e della nostra composita identità che va custodito con cura.»
 
Siamo molto soddisfatti di questa iniziativa e della considerazione finalmente riservata a questo straordinario manufatto storico, messo in secondo piano nella scena di Piazza Fiera dalle strutture pergolate annesse all’ormai dismessa edicola, dalla corsia degli autobus che lo separa dalla piazza e dall’esuberante vegetazione che ne limita la vista.
Siamo pienamente concordi sul valore inestimabile dei tratti superstiti della cinta muraria, sul ruolo determinante che la stessa ha avuto nella storia della città, sul potere evocativo della sua presenza, sulla forza della sua immagine, sulla capacità di dare una vera identità al luogo su cui prospetta.
Per tutto ciò risulta incomprensibile e inaccettabile la volontà dell’Amministrazione comunale di realizzare in questo importante luogo urbano – porta meridionale del centro storico, punto d'incontro, d'aggregazione e d'animazione, caratterizzato fin dalle origini dalla cinta muraria medievale che ha protetto la città dal XII al XIX secolo – un impattante edificio destinato ai servizi igienici proprio nel punto più visibile, davanti alle mura e di fronte al Torrione!
 

 
È del tutto illogico e inopportuno occultare ulteriormente questa straordinaria struttura: si dovrebbe piuttosto assicurarle una presenza diretta sulla piazza, riconoscere il suo ruolo all'interno dello spazio urbano, com'è stato fino agli inizi degli anni 2000, e com'è ancora oggi per tutte le città murate che con orgoglio mettono in evidenza le antiche cinta.
Non c'è dubbio che un'adeguata dotazione di servizi igienici per cittadini e turisti sia necessaria, e che la loro qualità fornisca un'eloquente testimonianza del livello di civiltà di una comunità e della sensibilità della sua amministrazione.
E sono certamente lodevoli l'impegno e la cura profusi nel progetto, almeno per quanto si può intuire dal rendering presentato sui quotidiani locali.
 
Tuttavia, la scelta di collocare i servizi igienici in bell'evidenza, fuori terra, proprio davanti alla "porta" sud della città storica è, a dir poco, sconcertante.
Se «la città è come una grande casa e la casa una piccola città», come affermava Leon Battista Alberti nel De Re Aedificatoria, chi metterebbe il gabinetto proprio in mezzo all'ingresso?
Pur con tutti gli accorgimenti tecnici ed estetici per camuffare la sua presenza, rimane comunque la sostanza di una funzione che la maggior parte degli esseri umani considera, giustamente, più intima e personale che pubblica e sociale.
Non a caso la collocazione dei servizi igienici entro gli edifici o gli spazi urbani è sempre stata nei luoghi più defilati e riservati.
 

 
In questo caso, invece, pare si ritenga che la qualità architettonica sia condizione sufficiente per portare i servizi igienici in primissimo piano: "basta farli belli" sembra l'ingenuo sottinteso.
Ma non è così. In primo luogo ogni paesaggio, anche quello urbano, è fatto di gerarchie: la sua composizione contiene elementi primari emergenti – enfatizzati in termini di dimensione, di collocazione, di qualità estetica – ed elementi secondari che fanno da sfondo scenico, e che devono rimanere "al loro posto" di oggetti subordinati.
Porre al centro della scena civica un edificio secondario è di per sé un'incongruenza urbanistica e paesaggistica, ma assegnare addirittura a delle latrine, per quanto lussuose, il ruolo di "protagonista" di una delle principali piazze urbane, è uno sfregio senza senso.
 
L'averli progettati «in stile Torrione» – come ha titolato grottescamente il giornale – non giustifica affatto una scelta  tanto impropria: dimostra piuttosto la radicale incomprensione dei criteri che rendono accettabile l'inserimento nella città storica di elementi estranei: non è il programmatico distacco, l'esibita alterità, e neppure l'imitazione superficiale che possono rendere ammissibile la loro presenza; serve invece la conoscenza e il rispetto delle regole che hanno presieduto alla sua formazione, e che i nuovi servizi igienici ignorano o negano.
L'idea che un riecheggiamento formale (pianta rotonda come il Torrione!) possa produrre un'adeguata assimilazione è destituita di ogni fondamento.
 

 
Quasi una ventina di servizi igienici richiedono notevoli dimensioni e continui ricambi d’aria con le relative espulsioni. Tale concentrazione non è per nulla funzionale alla città, e sembra rispondere alle esigenze delle attività proposte in piazza Fiera e in particolare al mercatino di Natale.
È assurdo ingombrare in modo definitivo la piazza per servire un'attività che la occupa solo un paio di mesi. Per una razionale distribuzione sarebbe più opportuno dislocare i servizi in più punti e all'interno di edifici.
Perché in piazza Fiera si propone di costruirli fuori terra quando nell’interrato c'è un vasto parcheggio dove potrebbero essere facilmente inseriti, come in moltissimi casi analoghi, a cominciare da Piazza Walther a Bolzano, il cui parcheggio interrato è della stessa proprietà ed è stato progettato dallo stesso ingegnere?
 
La rimozione dell'edicola dovrebbe essere piuttosto l'occasione per ripensare le due infelici uscite del parcheggio, con le loro forme puerili e le loro lucide lamiere metalliche del tutto estranee al contesto. Due presenze infelici, che si sarebbero potute evitare con un minimo sforzo progettuale, ma che ormai – essendo difficilmente eliminabili – si potrebbe almeno tentare di farle belle.
Italia Nostra chiede dunque all'Amministrazione comunale di sospendere l'esecuzione del progetto e di valutare seriamente un riordino degli accessi al parcheggio che includa la realizzazione interrata dei servizi igienici pubblici.

Italia Nostra, sezione trentina
La presidente Baldracchi



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