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I ristoratori trentini incontrano l’assessore Spinelli

L’associazione al lavoro con la Provincia per sostenere nuove iniziative a supporto della categoria

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C’è la consapevolezza che la situazione sia molto critica, ma anche una forte carica positiva che è connaturata a chi fa impresa: la Giunta dell’Associazione ristoratori del Trentino ha fatto il punto ieri sera sullo stato del settore, invitando l’assessore provinciale Achille Spinelli sia per essere aggiornati sulle nuove misure dell’ente pubblico attualmente in cantiere, sia per fornire costruttivamente il proprio contributo.
 
«Eravamo pronti per una ripartenza solida – spiega il presidente dell’associazione Marco Fontanari – ma il rincaro delle materie prime, energia su tutte, e la guerra in Ucraina ha fatto svanire i piccoli progressi che si stavano cominciando ad intravedere».
Gli interventi pubblici, sia nazionali che provinciali, ci sono stati e, per quanto non risolutivi, sono stati apprezzati dalla categoria.

Però il decorso della pandemia è più lungo del previsto e la crescita dei consumi è ancora lenta: molte imprese stanno cominciando ad avere il fiato corto.
Come se non bastasse, la crescita dei costi delle materie prime sta seriamente minacciando la sostenibilità aziendale, con la guerra in Ucraina che getta un ulteriore elemento di incertezza sul futuro.
 

 
 Caro energia e materie prime  
Il problema maggiore in questo momento è dato dall’aumento delle bollette. La bolletta energetica dei pubblici esercizi, quindi le spese di bar e ristoranti, secondo uno studio FIPE, passerà da 2 a 3,6 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022, pari ad un incremento dell’80%.
Si tratta quasi di un raddoppio della bolletta per entrambe le tipologie di esercizi. In media un bar passerà da 5 a 10 mila euro l'anno, mentre un ristorante da 11 a 19.500 euro tra luce e gas.
 
Una risposta importante ed efficace alla quale anche Confcommercio è interessata è quella della nascita delle comunità energetiche.
Grazie alle comunità energetiche, gruppi di cittadini e d’imprese diventano prosumer, installando capacità produttiva da fonti rinnovabili e realizzando tre benefici: la riduzione del costo totale della bolletta, i premi per l’autoconsumo fissati dal governo e la vendita al gestore dell’energia per l’immissione in rete dell’eccedenza di energia prodotta e non autoconsumata.
 
«Come imprenditori – spiega Fontanari – preferiamo guardare sempre con fiducia al futuro, anche quando i segnali non sono incoraggianti. Si stanno allineando una serie di fattori che pesano sulle aziende e in particolare sulla redditività.
«È compito delle associazioni di categoria riuscire ad analizzare questi fattori e, per quanto di pertinenza, intervenire per sollecitare correttivi, indirizzi, soluzioni.
«Diamo merito alla Provincia di aver sempre ascoltato le nostre istanze e di aver messo in campo soluzioni per contenere i danni provocati dai lockdown e dalla pandemia, dando anche valore sostanziale alla nostra autonomia.
«Ora c’è bisogno di un ulteriore sforzo collettivo.»
 
Secondo FIPE, per 6 imprese su 10 il ritorno dei fatturati dell’epoca pre-covid non avverrà prima del 2023, mentre l’87% delle imprese ha registrato aumenti fino al 50% della bolletta energetica, a fronte di un aumento medio dei prezzi al consumo di circa il 3,3%.
Pesante il dato sull’emergenza occupazionale: l’ufficio studi nazionale stima in 193 mila il numero delle professionalità perse dal settore di bar e ristoranti durante la pandemia.
 

 
 Finanziamenti, lavoro, plateatici  
Tre sono i temi sui quali è opportuno intervenire nel breve periodo, secondo l’associazione.
In primo luogo, il capitolo finanziamenti: all’indomani del quarto aggiornamento del protocollo sul credito, le imprese soffrono ancora problemi di liquidità.
Compatibilmente con l’affidabilità di ciascuna realtà, è necessario che si rivedano ulteriormente le condizioni offrendo magari la possibilità alle imprese di allungare la fase di preammortamento.
 
«Un’altra partita – precisa Fontanari – è quella del lavoro: il PNRR offre gli strumenti per una progettazione complessiva delle politiche attive e del sostegno ai lavoratori.
«Occorre porre le basi per una riqualificazione della forza lavoro e per abbandonare politiche di assistenzialismo sterile.
«Ci troviamo in una fase in cui nel nostro settore c’è una richiesta di manodopera che non riesce ad essere soddisfatta: dobbiamo agire sulla condizionalità delle politiche attive ma anche investire sulla attrattività del lavoro nel nostro settore.»
 
L’Associazione a breve organizzerà un evento denominato Talent Day: un progetto finalizzato a facilitare l’incontro tra domanda e offerta, l’occupazione e la formazione.
Sarà anche l’occasione per creare un momento pubblico di sensibilizzazione delle Istituzioni e dei principali attori del mercato del lavoro territoriale con un vero e proprio convegno che coinvolga le principali “personalità” del territorio circa l’esigenza di un mercato del lavoro evoluto, che coinvolga direttamente le associazioni di rappresentanza datoriali nella definizione di politiche del lavoro locali più funzionali all’incontro tra domanda e offerta.
 
«Quello dei plateatici - aggiunge - è un altro problema che dev’essere risolto al più presto, compatibilmente con le competenze di ciascun ente.
Così come durante la pandemia gli aiuti sui plateatici sono stati una boccata di ossigeno per le imprese, così oggi il ritorno alla fase pre-covid costituirebbe un grave freno alla ripresa, proprio in occasione dell’apertura della bella stagione».
«Altro tema importante – dice il presidente dei ristoratori – è quello delle sagre e delle feste campestri, tema ovviamente congelato con la pandemia.
«Ma prima di essa il trend era molto preoccupante, con una crescita esponenziale di eventi che costituiscono una vera e propria concorrenza diretta con le imprese della ristorazione.
«L’obbligo di utilizzo di stoviglie non monouso per i soggetti che ricevono un contributo pubblico è un buon passo avanti, ma occorre evitare che ci siano fenomeni di concorrenza sleale a danno delle nostre imprese».
 
 L’intervento della Provincia  
«In un anno e mezzo - ha detto l’assessore Achille Spinelli - la Provincia autonoma di Trento ha investito 370 milioni per sostenere famiglie e imprese.
«Su una popolazione di circa 500mila persone, è un intervento che non ha eguali in tutta Italia. Il calo dei carburanti è un piccolo segnale che speriamo consolidi una fase di ritorno alla fiducia».
«Sui costi dell’energia elettrica l’ente pubblico non ha molti margini di manovra, finché l’Europa non approverà nuove misure di allentamento dei parametri attualmente in vigore.
«Stiamo valutando un aiuto che dovrebbe interessare circa 50 mila famiglie, che potrebbe concretizzarsi in circa 400 euro a nucleo familiare, per contrastare l’aumento delle bollette e re-immettere liquidità nel mercato dei consumi.
«Inoltre, stiamo anche valutando un protocollo con gli operatori energetici presenti sul territorio per consentire l’installazione di pannelli fotovoltaici su edifici privati, di cittadini e imprese, a costi contenuti grazie ad un meccanismo innovativo di finanziamento.
«Sull’energia abbiamo anche aperto la discussione sulle Comunità energetiche, che ha tempi più lunghi ma è un’opportunità molto interessante, andando anche a coinvolgere gli edifici pubblici presenti sul territorio.»
 
«È chiaro – commenta Spinelli – che molti importanti interventi saranno possibili grazie al PNRR che, come tutti i fondi europei, va gestito con serietà e attenzione.
«Molti ambiti del Piano interessano anche le imprese della ristorazione, dalla formazione alla transizione ecologica e a quella digitale.
«Sono molti gli interventi che comportano grande organizzazione e molto lavoro.
«Abbiamo pubblicato un sito internet dove potersi informare sui vari bandi e monitorare lo stato di attuazione del piano nella nostra provincia.»

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