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«Un vicolo, due palazzi»: la Casa della Sat e palazzo Trentini

Risplende, dopo 7 mesi di lavori, la magnifica facciata del cinquecentesco palazzo Saracini-Cresseri in via Manci a Trento

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«Insieme si può», ha detto col noto motto della cooperazione il presidente Walter Kaswalder, in apertura oggi pomeriggio di «Un vicolo, due palazzi».
L’evento è stato co-organizzato da Sat e Presidenza del Consiglio provinciale per festeggiare la restituzione ai trentini della restaurata facciata di palazzo Saracini-Cresseri, il magnifico edificio cinquecentesco che dal 1954 è la casa della società alpinisti tridentini.
Kaswalder – davanti tra l’altro al sindaco Alessandro Andreatta – ha detto che Trento è ricca di splendidi palazzi, sotto i quali troppo spesso passiamo senza alzare gli occhi e godere della storia e della bellezza.
«L’intento della Presidenza – ha aggiunto – è quello di mantenere viva anche nei prossimi anni la partnership con la Sat, proseguendo nel cammino di valorizzazione culturale intrapreso dalla nuova presidente Anna Facchini.»
 
L’idea sviluppata oggi è stata quella di presentare ai trentini la coppia dei due palazzi contigui – palazzo della Sat e palazzo Trentini – con lo stretto vicolo che allo stesso tempo li divide e li tiene in stretta relazione.
Il folto pubblico ha potuto mettere piede nei rispettivi edifici, quindi vedere da vicino anche lo straordinario ciclo di affreschi del secondo edificio, che l’architetto Ezio Chini - intervenendo oggi pomeriggio - ha definito come «il più bel palazzo settecentesco della città».
Lo stesso professionista, esponente di Italia Nostra e del Fai, ha poi illustrato palazzo Saracini-Cresseri e in particolare la pregiata decorazione ottocentesca della facciata, con il suo caratteristico bugnato a punta di diamante, sicuramente ispirato vuoi dal celebre Palazzo dei Diamanti di Ferrara, vuoi da analoghe soluzioni decorative utilizzate al Castello del Buonconsiglio.


 
Il collega Riccardo Decarli ha raccontato altri particolari e curiosità.
Non tutti sanno che negli anni ’30, quando la Sat ancora peregrinava in città con la sua sede sociale, occupò alcuni locali proprio a palazzo Trentini, prima del suo restauro e della sua storia recente di sede istituzionale.
Nel ’54 poi si decise di acquistare il vicino e prestigioso edificio dalla famiglia Pedrotti, che in via Manci 109 aveva a lungo aperto il proprio studio fotografico.
Per la Sat fu uno sforzo finanziario non da poco, scaglionato con mutuo quarantennale.
Il progettista architetto Giorgia Gentilini e l’architetto Alessandro Pasetti Medin, della Sovrintendenza ai beni culturali della Provincia, si sono addentrati nelle tecnicalità del non semplice restauro, chiarendo che la decorazione della facciata fu eseguita dipingendo a mezzo fresco, soluzione decisamente più snella ma meno duratura dell’affresco vero e proprio.
 
La giornata – che in apertura è stata anche salutata dall’assessore alla cultura Mirko Bisesti e dal dirigente della Sovrintendenza Franco Marzatico – è proseguita con il simbolico taglio del nastro da parte dei partner istituzionali, non escluso Carlo Vadagnini in rappresentanza del Fondo comune delle casse Rurali, sponsor del restauro, finanziato poi con 75mila euro anche dalla Provincia.
A impreziosire il momento esterno del programma - agli ingressi dei due palazzi, con tanta gente a rimirare le facciate - è giunto infine il concerto en plein air del Coro della SAT.

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