«Tracce nella nebbia. Cento storie di testimoni»
Si presenta il nuovo libro di Vincenzo Passerini. Appuntamento sabato 18 dicembre alle 15.30 al Centro culturale di Brentonico
Dopo gli appuntamenti di Trento e di Rovereto, Vincenzo Passerini torna nella sua Brentonico per proporre anche qui, sabato alle 15.30 al Centro culturale, la presentazione del libro «Tracce nella nebbia. Cento storie di testimoni».
L’evento è organizzato in collaborazione con la Parrocchia, la Caritas di Brentonico e l’associazione Il Melograno.
Il volume è edito dal marchio nazionale ViTrenD, la prefazione è di Marco Damilano e alla presentazione di Brentonico ci saranno il direttore di Vita Trentina Diego Andreatta e l’assessore comunale alla cultura Cecilia Nubola, che spiega: «I racconti di coloro, donne e uomini, che hanno dato la vita per una causa, a favore degli altri, sono importati per orientare anche la nostra vita e le nostre scelte. Questo è il significato del volume di Vincenzo Passerini che sabato presentiamo».
È lo stesso autore a spiegare cosa ha raccolto nel volume.
«Questi 100 testimoni sono uomini e donne di tutto il mondo: ci sono gli italiani e i trentini, ma anche europei, asiatici, africani, americani del nord e del sud.
«C’è dunque una rappresentazione anche geografica, fatta di storie completamente diverse, per proporre un tentativo di uscire dai nostri ristretti orizzonti e mostrare come i testimoni nascano ovunque: persone coraggiose che si sono impegnate per la verità e la giustizia, a volte a costo della vita.»
Alcuni nomi: la giornalista Malala Maiwand, la pacifista curda Hevrin Khalaf, il reporter Dith Pran ma anche Martin Luther King, Rosa Parks, Toni Morrison la prima afroamericana a vincere il premio Nobel per la letteratura e ancora tanti altri, da Gandhi a Monsignor Romero ucciso sull’altare, Anna Politkovskaja, gli italiani Ilaria Alpi, Peppino impastato e Gino Strada. Tanti ritratti, brevi racconti, testimonianze appunto, di persone che hanno voluto smascherare le malefatte del potere.
«Storie diverse accomunate dal bisogno di verità che non conosce confini. Nel libro non ci sono scelte ideologiche: troviamo i martiri dei Gulag e quelli dei Lager, figure di ogni ambito ideologico e religioso, credenti e non.
«Spesso accade che si vedano solo gli eroi della propria parte e, invece, bisogna chiudere questo capitolo a aprirsi ad ascoltare i testimoni che nascono al di là di ogni bandiera.
«Volevo che attraverso queste storie si potesse entrare anche nella Storia del Novecento, far capire che anche nei momenti più bui c’è sempre qualcuno che testimonia la giustizia.
«Così ho voluto rappresentare il genocidio degli Armeni, il colonialismo, la P2, l’assassinio Ambrosoli, la Mafia, il terrorismo, le storie di Mattei e Sindona. Sono tutte piaghe ancora aperte e propongo un ricordo che non nasconde mai nomi e cognomi anche sulle verità più spinose.
«Questo libro vuole essere anche una specie di testo di educazione civica, fatto con le testimonianze.
«I profili sono semplici e sono adatti a tutti, ma hanno una loro complessità: negli sguardi di queste persone si riassume in poche righe una tragedia collettiva.
«È un modo per cercare di comprendere la nostra storia chiaro, semplice e incisivo, spesso attraverso persone semplici, persone che possiamo trovare anche nella nostra quotidianità.»
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