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Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio: «Vesuvio» – Di L. Grillo

Una storia coraggiosa e autentica che racconta uno spaccato terribile della nostra Italia per ricordarci che la mafia non è un gioco – Per ragazzi dagli 11 anni

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Titolo: Vesuvio
Autori: Marco D'Amore, Francesco Ghiaccio
 
Editore: De Agostini 2021
Età di lettura: Da 11 anni
 
Pagine: 146, Rilegato
Prezzo di copertina: € 13,90
 
Da qualche tempo, l’editoria si occupa degli adolescenti con una certa attenzione, sia per distrarli dagli smartphone, sia perché pare che la didattica a distanza abbia in qualche modo incuriosito gli adolescenti li abbia spinti verso la lettura.
Se poi i romanzi che vengono proposti sono vicini alla vita reale, ripetono storie già sentite in tv, sicuramente sono graditi ai ragazzi e alle ragazze che si sentono inevitabilmente protagonisti/e.
Noi adulti sappiamo quanto sia importante leggere, a qualsiasi età; ci rendiamo conto che chi legge arricchisce il suo vocabolario, mette in moto la fantasia; si cimenta con temi magari poco consueti; si trova, talvolta, anche di fronte a qualche espressione dialettale che deve necessariamente capire.
 
Per tutti questi motivi, «Vesuvio» è un romanzo interessante, che racconta la storia di due bande rivali di giovanissimi.
Federico è il capo della gang maschile, Susy di quella femminile. Come si intuisce dal titolo, la vicenda è ambientata a Napoli, i due ragazzi sono spinti a comportamenti aggressivi dai loro genitori, soprattutto dai papà che vorrebbero vedere nei figli dei piccoli gangster.
Federico è figlio di Gennaro, boss incontrastato della zona; Susy è figlia di un altro capo, Cosimo Brando: le due fazioni sono in lotta da tempo.
 
Sembra che Gennaro e Cosimo riescano nel loro intento, Susy («gli occhi neri come i capelli e la frangetta dritta, sente di essere una guerriera, altre volte vorrebbe essere un ragazza come tante») è a capo delle Sirene, che sfrecciano sui loro scooter nelle vie di Napoli che evocano una Magna Graecia di cui i ragazzi non sanno nulla.
Le Sirene si scontrano con la banda di Federico, detto Vesuvio dalla mamma che gli aveva scritto «Sei il mio Vesuvio» su un bigliettino che accompagnava il regalo per il compleanno.
Ma proprio in quel giorno, Luisa «era stata uccisa in un agguato…era stato quell’omicidio a scatenare una terribile guerra di camorra».
 
Le prepotenze, l’arroganza e uno scontro violento fra i due ragazzi provocano l’improvvisa scomparsa di Susy e la partenza di Federico alla volta di Milano, dove pensa di ritrovarla e punirla severamente.
Ma la presenza di Gabriele, fratello di Gennaro, andato via da Napoli molti anni prima, in qualche modo scompiglia le carte.
Gabriele è un uomo diverso, ha scelto un lavoro onesto e una vita fatta di sacrifici e solitudine.
Gli eventi, pilotati da Gennaro anche a chilometri di distanza, riportano i due ragazzi a Napoli, ma nulla sarà come prima: sentimenti di dolcezza e tenerezza faranno rinascere a nuova vita Federico e Susy che sapranno fare scelte difficili senza paura.
 
Non posso andare oltre e rivelare completamente la conclusione della storia, mi piace pensare che la lettura di questo romanzo possa non solo interessare chi lo leggerà, ma anche far conoscere realtà diverse, far cadere pregiudizi e stereotipi, persino suggerire un uso corretto della lingua.
Per don Gennaro Licata, ad esempio, parlare in italiano è fondamentale, perché lo sforzo che fa nel pronunciare frasi grammaticalmente corrette lo aiuta a essere lucido. «Quando si abbandona al suo dialetto, viscerale e incontrollabile, diventa una furia».

E allora, custodiamo i nostri dialetti, trascuriamo un po’ l’inglese, parliamo in italiano!
Siete d’accordo, ragazze e ragazzi?

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