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Angelo Picariello a Trento per presentare il suo libro

Piazza Fontana... noi c'eravamo. Ma è necessario mettere in campo il coraggio di perdonare. L'intelligenza del perdono

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Titolo: Un' azalea in via Fani. Da Piazza Fontana a oggi:
            terroristi, vittime, riscatto e riconciliazione


Autore: Angelo Picariello
Editore: San Paolo Edizioni, 2019
 
Pagine: 352, Brossura
Prezzo di copertina: € 25
 
Angelo Picariello è un giornalista serio e rigoroso. Scrive su Avvenire, è quirinalista. A Trento, invitato dall'Inner Wheel club Trento Castello Carf, è venuto a presentare il suo libro «Un'azalea in via Fani, da piazza Fontana a oggi: terroristi, vittime, riscatto e riconciliazione».
Lo ha ricevuto Enrico Paissan, noto giornalista recentemente eletto nel Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, lo ha accolto con calore la presidente del club organizzatore, Loredana Bettonte Defant, che con questo evento inaugura il percorso «Salotto d'autore», lo ha intervistato Antonella Carlin per TrentinoTv, ha dialogato con lui Luciana Grillo, lo hanno ascoltato sia il pubblico numeroso (secondo le regole anticovid) presente nella sala del Grand Hotel Trento, sia numerose persone collegate su piattaforma, dalla Sicilia al Piemonte.
 
Più che domande, Luciana Grillo ha citato alcune frasi particolarmente significative, estrapolate dal libro, ad esempio: «In qualsiasi tempo la tentazione della violenza può tornare a presentarsi in politica, seppure in forme diverse, e ne avvertiamo la presenza», e Picariello ha cominciato la sua riflessione a voce alta, chiedendosi e chiedendo ai presenti se sia possibile la riconciliazione tra vittime e terroristi...
Non si arriva facilmente al perdono, il cammino è lungo, soltanto dopo ripensamenti, incontri, scambi di sguardi e di idee forse si arriva alla meta, ma indispensabile è una informazione corretta, una conoscenza profonda dei fatti, insieme alla consapevolezza che in quegli anni era forte nei giovani la volontà di cambiamento, il senso dell'ingiustizia.
Alcuni hanno preso la strada del dialogo, altri quella della violenza, forse incantati da falsi predicatori.
 

 
Picariello parte dall'omicidio di Annarumma e dalla strage di piazza Fontana, così inattesa, così incredibile, le cui conseguenze certamente nessuno poteva prevedere.
Noi, gli adulti di oggi, c'eravamo, ascoltavamo i telegiornali e i notiziari radiofonici, sbigottiti... eppure tanti di noi, dopo la morte dell'anarchico Pinelli, hanno accusato il commissario Calabresi, «lasciato solo, abbandonato prima di tutto da quello Stato che aveva il sacro dovere di difenderlo».
Picariello elenca i tanti nomi, dall'intellighenzia di sinistra ai registi più famosi, dagli editori prestigiosi agli scrittori celebrati.
Dopo, molto dopo, qualcuno ha preso le distanze, qualcun altro ha negato di aver firmato.
 
Picariello parla del perdono, invocato dal pentito Marino quando ha incontrato la vedova Calabresi (Per trovare la pace interiore ho bisogno del suo perdono), suggerito dal figlio di Bachelet (Preghiamo anche per quelli che hanno colpito il mio papà), favorito dall'intervento del cardinale Carlo Maria Martini.
E ricorda Aldo Moro, lo statista delle convergenze parallele, che sapeva guardare lontano e realizzare concretamente i progetti: è di Moro l'intuizione, alla fine degli anni '50, di una trasmissione come «Non è mai troppo tardi» per liberare gli italiani dall'analfabetismo, è sua l'introduzione, da Ministro della Pubblica Istruzione, dell'insegnamento nelle scuole dell'Educazione civica, è nata dal suo pensiero la legge istitutiva dell'Ordine dei Giornalisti che prescrive il rispetto della persona, della verità e delle fonti, l'attenzione nei riguardi di colleghi, editori e lettori, la necessità del dovere di rettifica.
 

 
Un riferimento alla nostra città era inevitabile: in quegli anni Trento con la Facoltà di Sociologia era un laboratorio di cristianesimo terzomondista e di lotte operaie.
Il giornalista ha citato professori e studenti, da Alberoni e Andreatta a Curcio, Boato e Cagol, ha ricordato l'interruzione delle celebrazioni pasquali, l'occupazione dell'Università.
Picariello ha conosciuto vittime e terroristi, ha frequentato le figlie di Aldo Moro, il figlio di Ricci, che faceva parte della scorta e tanti altri; ha ascoltato pentiti e dissociati, con Aldo Bonisoli è andato in via Fani e lì, proprio Bonisoli – che aveva sparato e ucciso – ha deposto l'azalea che dà il titolo a questo libro scritto con rigore e passione e giunto alla terza edizione.
 
L'ultimo pensiero è stato rivolto ai figli dei terroristi, vittime incolpevoli.
La figlia di Adriana Faranda ha detto: «Ho pagato le colpe dei miei genitori. Ho perso posti di lavoro. Ho subito mobbing sociale... È stato importante poter andare oltre le barricate.
«Poterci guardare negli occhi, ad esempio, con Luca Tarantelli, figlio di Ezio, ucciso a marzo 1985. Siamo passati dalla tragedia comune, che abbiamo ereditato, alla speranza, alla fiducia».
In chiusura, qualche riflessione, qualche domanda e la considerazione che non si risponde alla violenza con la violenza.
È necessario mettere in campo il coraggio di perdonare, l'intelligenza del perdono.

Serata densa, nessuno sarebbe andato via, ma bisognava chiudere. Ciascuno è tornato a casa più consapevole e, forse, più ricco.

L.L.


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