Home | Letteratura | Libri | Dalla Lucania a New York – Di Luciana Grillo

Dalla Lucania a New York – Di Luciana Grillo

Renato Cantore: «Harlem, Italia» – Un libro importante, non una biografia tout court, ma la vita di un uomo rimasto semplice e genuino come la terra dei suoi avi

image

Titolo: Harlem, Italia. Covello e Marcantonio, due
            visionari nel ghetto dei migranti

 
Autore: Renato Cantore
Editore: Rubbettino, 2022
 
Pagine: 212, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
 
Ho conosciuto Renato Cantore tanti anni fa, quando abitavo a Potenza e seguivo il TgBasilicata: era un giornalista pacato e semplice, chiaro e mai spocchioso. Seguivo i suoi programmi, mi piaceva il suo senso della misura.
Ho letto tempo fa un suo libro su Rocco Petrone, figlio di genitori lucani emigrati in Nord America e diventato un pioniere della corsa allo spazio. Oggi il centro di controllo della Nasa è intitolato a lui.
Il lavoro di Cantore è stato importante, non una biografia tout court, ma la vita di un uomo rimasto semplice e genuino come la terra dei suoi avi.
 
Ho avuto recentemente il piacere di conoscere da vicino Renato Cantore e di presentare a un pubblico folto, qualificato, interessato il suo ultimo lavoro, «Harlem, Italia - Covello e Marcantonio, due visionari nel ghetto dei migranti».
È accaduto a Maratea, nella bella sede del Centro Culturale Josè Mario Cernicchiaro, dove tra antiche librerie piene di libri si gode di un magnifico panorama.
L’interesse manifestato da Cantore per i lucani emigrati ha dato anche in questo caso risultati sorprendenti e inattesi: dopo ricerche e studi approfonditi, ha tratteggiato due figure straordinarie di lucani che hanno conquistato un successo impensabile, dando dignità e credibilità a una comunità considerata poco e male sia dagli americani che dagli emigrati di altre nazionalità arrivati prima degli italiani.
 
Mi hanno colpito, di Coviello che diventando americano perde la i del suo cognome, la tenacia che non lo ha mai abbandonato, la volontà ferrea di studiare, la consapevolezza che solo chi studia si integra e non si vergogna delle sue origini, il desiderio forte di servire, desiderio che dopo i successi americani lo riporterà in Italia su invito di Danilo Dolci.
E ho condiviso la sua visione aperta dell’istruzione e della formazione, il suo sostenere che se uno studente non ha buoni risultati scolastici, il fallimento non è suo ma del progetto educativo.
 
Bellissime le sue parole di commiato quando va in pensione, dopo aver diretto per venticinque anni la scuola che tanto aveva voluto sull’East River:
«Mi sono dedicato all’educazione dei ragazzi che, nell’opinione del mondo esterno, erano destinati in gran parte a ingrossare le fila della criminalità, ho servito una parte di New York che era vista da tanti come una comunità di miserabili.
«È stato il periodo più bello e fruttuoso della mia vita. Credo che servire la propria gente ed essere impegnato nell’educazione delle nuove generazioni sia il compito più gratificante per un essere umano.»
 
Quanto a Vito Marcantonio, detto Marc, di famiglia lucana originaria di Picerno, sappiamo che il nonno era emigrato per primo, poi i genitori lo avevano raggiunto dopo il matrimonio. Dunque, Marc nasce a New York nel 1902, la condizione economica della famiglia è migliore rispetto a quella di Coviello, il padre falegname (Saverio) muore quando Marc ha 15 anni.
È un ragazzo sveglio, non particolarmente brillante a scuola, ma vive intensamente esperienze associative (Circolo Italiano).
Diventa Avvocato, è plurilingue e grande affabulatore, disponibile, pronto sempre ad ascoltare e aiutare gli ultimi.
 
Ha saputo farsi apprezzare: è stato alunno di Covello e pupillo di Fiorello La Guardia.
Ideatore di una potente macchina elettorale che coinvolge tutta la popolazione del quartiere, eletto con successo più volte, vive nel quartiere che conosce da sempre e rappresenta con competenza le esigenze dei suoi concittadini.
La moglie Miriam usa il cognome da nubile, grande novità per quei tempi.
 
Potrei continuare ancora, perché la storia di questi due emigrati di successo è molto ricca, ma mi fermo qui, con un brano significativo del discorso che Marcantonio rivolge alla folla di studenti e genitori all’inaugurazione della grande scuola voluta fortemente da Covello e caratterizzata da un orario lungo che favorisse la partecipazione agli eventi o l’utilizzo di sale e biblioteche anche agli adulti, nel segno dell’inclusione: «Chi erano i ragazzi che si apprestavano ad affollare le aule del nuovo, bellissimo edificio? Erano, spiegò con enfasi, i discendenti di gente come Garibaldi, l’artefice dell’unità d’Italia, Eugenio Maria de Hostos, l’intellettuale simbolo della lotta per l’indipendenza di Porto Rico, e Friederick Douglass, l’afro-americano nato schiavo, protagonista della lotta contro le discriminazioni razziali…
«Si può ben dire che questo grande edificio sia davvero un monumento alla democrazia. E noi, il popolo di Harlem, accogliamo con gioia questa scuola, perché è davvero una scuola del popolo».

Chissà dove sarebbe arrivato Marc se la morte non lo avesse ghermito a soli 52 anni!

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande