«Bambole di pietra, leggenda delle Dolomiti» di Paolo Martini

«Che cosa farebbe, se fosse davvero un nostro contemporaneo, Dolomieu, lo scienziato di fine Settecento del quale le Dolomiti portano il fortunato nome?»

Titolo: Bambole di pietra. La leggenda delle Dolomiti
Autore: Paolo Martini
 
Editore: Neri Pozza 2018
Genere: Guide turistiche, viaggi ed esplorazioni
 
Pagine: 123, Brossura
Prezzo di copertina: € 12,50
 
Arriva dalla Milano da bere mercoledì prossimo Paolo Martini appositamente per raccontare nella sede della SAT il proprio singolare e disincantato sguardo sulle Dolomiti: «Ma quale autenticità e quale tipicità – argomenta con garbo, ma con altrettanta convinzione - è ora e tempo di uscire da mistificazioni e luoghi comuni che riportano immagini da cartolina delle Dolomiti se vogliamo veramente iniziare una azione di sensibilizzazione per la tutela di un patrimonio UNESCO in preda ad un assalto senza precedenti.»
A lanciare un monito nei confronti retorica «di regime» e facili suggestioni è un giornalista bolognese trapiantato a Milano, autore televisivo, alpinista e appassionato di viaggi e montagna.
Martini affronta questa operazione editoriale in una sorta di inchiesta spazio- temporale in Dolomiti immaginando in un dotto pamphlet dal titolo «Bambole di pietra – la leggenda delle Dolomiti» (Neri Pozza ed.) che sarà presentato mercoledì 24 ottobre alle 18, allo Spazio Alpino SAT, in via Manci 57 a Trento, un viaggio a ritroso nelle tappe che sancirono il mito leggendario di queste montagne.
 
Il volumetto parte dalle origini delle esplorazioni dolomitiche e precisamente da Deodat de Dolomieu (1792) geologo, filosofo, pittore e viaggiatore che le scoprì e dalle quali presero il nome, per passare quindi in rassegna, attraverso un efficace espediente letterario, personaggi che scrissero, operarono, dipinsero e perfino sacrificarono la propria vita per amore di un territorio straordinario, come l’eroe irredentista Cesare Battisti, Andreas Hofer, per arrivare a Dino Buzzati fino alla filmografia di montagna di Luis Trenker.
Bambole di pietra, come metafora di un territorio fragile abbiamo chiesto all’autore? «Il titolo deriva da una famosissima leggenda del Latemar – dichiara con disincanto Martini – perché le Dolomiti non sono solo montagne, l’azione dell’uomo ha generato un contesto culturale di grandissima portata: pensiamo soltanto alle opere dei pittori Baschenis in Val Rendena, un unicum dal valore inestimabile, ma anche trasformazioni epocali. Dalle provviste trasportate in quota e poi abbandonate per volere dei ricchi alpinisti borghesi d’oltralpe, che usavano i montanari come i primi sherpa della storia, ai residuati bellici della prima guerra mondiale, fino all’agricoltura di intensiva ed allo sfruttamento impiantistico delle vallate alpine per l’industria dello sci.»