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Presentazione del libro «Canto dell’acqua» di P.D. Blacksmith

Un fantasy in Trentino in tre volumi. il cui terzo verrà presentato martedì 4 febbraio alle 17.30 della Biblioteca Civica di Trento

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Titolo: Canto dell’acqua
Autore: P.D. Blacksmith
 
Editore: Giunti 2020
Presentazione: A Trento il 4 febbraio
 
Pagine: 418, brossura
Prezzo di copertina: € 12,90
 
B-loved, Abisso e Canto dell’acqua sono i 3 titoli di questa saga low fantasy ambientata nelle Dolomiti trentine.
Il primo volume è uscito nel 2014. Il secondo nel 2016 e in dicembre 2019 è uscito il capitolo che conclude la vicenda.
Quando Belinda arriva Trento è una ragazza scontrosa e indecisa, segnata da una storia difficile, la perdita della madre in circostanze non chiare e un padre che lei rifiuta. Una breve carriera come ladra, tradita dai suoi stessi compagni, finisce con una fuga e l’arrivo a Trento.

Qui, c’è la scoperta di un mondo a parte, intriso di magia e mistero dove vivono esseri straordinari: anguani abitano le acque profonde e uomini-cervo proteggono l’equilibrio della natura.
Leggende in chiave urban acquistano realtà dall’energia del paesaggio alpino, dalle rocce e dalle acque, dall’incombere delle montagne, dalle gole strette, dagli azzurri miracolosi di pozze nascoste.
All’inizio, Trento appare come un posto tranquillo, forse troppo per Belinda, che è vissuta a Marsiglia. Ma la ragazza si accorge ben presto che la città è sconvolta da un’epidemia di suicidi di giovani.
Nel romanzo, i media ne parlano a stento o per luoghi comuni, anche perché non sanno che dire. È un tema scottante, angosciante, e c’è il rischio dell’effetto Werther.

In B-loved, la piaga dei suicidi è la cifra del male che si insinua e corrode la facciata serena di Trento. Ma è un male che si rivelerà diverso da ciò che appare: c’è qualcuno che causa quelle morti. È un nemico concreto, che si può combattere.
Il low fantasy può diventare così lo spazio per una metafora del mondo, un luogo dove osservare il presente, la narrazione di una realtà complessa.
È un genere d’intrattenimento per ragazzi che permette di parlare degli aspetti più angoscianti o disturbanti del mondo e di elaborarli in un modo accettabile.
Così come nelle fiabe troviamo narrati in forma simbolica gli archetipi della psiche e delle relazioni, nel low fantasy possiamo parlare di diversità e mondi separati, della metamorfosi dall’adolescenza, delle scelte che ci cambiano.
 
I personaggi sono realistici nella loro imperfezione: tutti fanno errori, c’è la fatica di crescere, il dilemma amicizia/amore, le contraddizioni dei ragazzi, a cominciare da Belinda, che ‘non sa quello che vuole’ e causa dolore senza volerlo.
O Detlev, il ragazzo anguano che per sfuggire a una mattanza della sua specie ha dovuto lasciare il suo mondo acquatico fin da piccolo.
Cresce in una famiglia adottiva che lo ama ma si sente fuori posto, ricerca se stesso e il suo senso coltivando l’idea di essere straniero nel proprio corpo.
Nel momento in cui Detlev tornerà all’acqua, comprenderà che non era quella la casa che cercava, e che forse l’aveva già trovata.

Nella trilogia c’è la scoperta della magia e dell’amore, la perdita e la discesa agli inferi e infine la caduta delle illusioni, la ricerca di riscatto, lo scontro col male. Ognuno di questi momenti ha una sua stagione, odori e suoni, un’atmosfera distinta modulata sui paesaggi trentini, duttili e vivi protagonisti del racconto.
B-loved è anche una saga sui confini: quello che separa la parte del lago dove ci sono i turisti e la parte selvaggia, incolta e solitaria, dove nelle notti d’estate Belinda può incontrare Detlev, l’acquatico uomo serpente.
Il confine che sfida la ragione è quel tratto di pelle dove iniziano le squame, è quella la frontiera fra amore possibile e impossibile, tra mondo conosciuto e spazio inconcepibile.
È la metafora della condizione in cui vive Detlev: il suo amore è molto umano ma la sua vita e il suo destino sono nell’acqua. Forse è anche il luogo delle adolescenze inquiete, dei ragazzi che sono ancora metà uomini metà sogni.
 
E poi c’è sempre vivido il confine fra bene e male. È di tutti noi l’illusione di stare dalla parte giusta di ogni guerra, ma Belinda intuisce la complessità. I nemici usano negli attacchi gli embryo, esseri dall’aspetto di bambini, con collari di ferro e denti limati, esseri ferocissimi che sono stati prodotti solo per combattere e morire.
Gli «embryo» non sanno parlare e non avranno mai una vita, ucciderli è necessario per sopravvivere ma non c’è trionfo, eliminare il male non ha a che fare con la giustizia e non porta a un riscatto.
Ci vuole altro. Andare alla radice, tagliare la testa del serpente.
E lei, Belinda, è il confine per eccellenza fra il mondo umano e quello magico.
È in quest’ultimo che lei ritrova la parte più umana, vulnerabile ma vibrante di se stessa.
 
È la ragazza contesa da Micha e Detlev, ma il triangolo non è solo un topos letterario: Belinda diventa la linea di fuoco fra l’amore fraterno dei due protagonisti e l’amore per lei, la ragazza umana; rappresenta la scelta fra l’interesse personale e il bene comune, tra ciò che voglio e ciò che è giusto.
Va da sé che decidere non è facile ed è solo attraverso enormi errori che i personaggi trovano i propri confini.
Quelli da superare e quelli da proteggere.

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