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Modi de dir 'n trentìm/ 30 – Di Cornelio Galas

30ª puntata dei modi di dire e frasi fatte della tradizione dialettica trentina

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ESSER COME EN GUÌNDOL – Agitarsi, muoversi, scatenarsi, non stare mai fermi, come un arcolaio.
 
CIAPÀR NA STREMÌDA – Spaventarsi. Prendere un colpo. Termine dinamico.
 
GAVÉR EL PIPACÙL – Avere paura. Termine statico. Quando lo spavento ti ha fatto contrarre l'ano più volte come se dovesse tirare la pipa.
 
GAVÉR LA FACIA COME EL CÙL – Essere spudorati, anche di fronte all’evidenza. Esempio. Quando il ministro della Difesa russo andò ad Ankara a trattare la tregua con l’Ucraina, a domanda rispose: «Quale guerra?»
 
FACIA DA TÒLA – Come sopra, ma più mirata: persona sfrontata, spudorata, sfacciata senza rimorsi. Letteralmente «faccia da tavola»: faccia piatta e inespressiva. In italiano sarebbe «faccia di bronzo».
 
DO ÈTI E DO DÈCA, LASSO? – Richiesta, da parte del salumiere, dell’addetto agli affettati (anche formaggi ecc.), del macellaio di aumentare la porzione richiesta. Nelle botteghe di alimentari è un modo comunemente usato per vendere di più. Sapendolo, i clienti chiedono un po’ meno, «sennò el me ciava».
 
ME SLONGHIT TI? – Altra frase che potrebbe ingenerare dubbi. Non si tratta di una richiesta di allungamento fisico. In realtà la domanda riguarda la possibilità di un «passaggio» in macchina, in moto. Parlata andata in disuso, ma tornata in auge con l’etilometro in agguato.
 
LA RÓSSA: EN DO’ LA PISSA LA BRÙSA, EN DO’ LA CAGA LA FA NA BÙSA – Frase riferita a una donna dai capelli rossi. Solitamente lo si dice alle spalle della vittima, quando questa fa danni. Non sta all’origine della «Busa» del Basso Sarca.
 
ALMÉN DOMANDÀR… – Protesta, peraltro pacata ma prodromo di una lite, nei confronti di chi ha fatto o preso in prestito arbitrariamente qualcosa senza chiedere il permesso preventivo.
 
DÀGHE ’EN TÀIO – Sineddoche di un invito a smetterla con un discorso petulante. Significa anche tagliare fisicamente qualcosa. In questo caso occorre anche precisare dove. «Vara, dagh’en taio lì… oscia lì t’ho dit no chi… lassa star valà che me rangio».
 
ME SA CHE NO ’L FA GNÈNT… – Si riferisce al meteo, quando c’è l’impressione che non ci saranno precipitazioni nonostante i tuoni e i fulmini. Di solito a scanso d’equivoci c’è il suffisso «al pù el farà do goze…». Se poi questa ottimistica previsione non trova riscontro nella realtà ci sarà l’ineluttabile presa in giro: «Coss’èlo che te disevi? Che no ’l feva gnènt?»
 
VEN ZÓ PALI DE FÈR – Pioggia a scrosci, burrasca, quando «enveze che a góze la véi zo a sécie». Di solito lo dice chi è riuscito a mettersi al riparo scappando: «Vgniva zó pali de fèr».
 
NODÀR COME EN PAL DE FER – Persona che non sa nuotare. I più ottimisti nuotano come un mattone, i più paurosi come il palo usato per fare buchi in terra, la «livéra», en «piz-pór», in italiano un «piede di porco».
 
PITÒST CHE DARLO AI RUGÀNTI… – Frase involontariamente irriverente che si pronuncia quando si propone qualcosa da mangiare che era avanzato e perfettamente conservato. A volte al posto di «ruganti» si sente dire «porchi».
 
AH BÈM ALÓRA… – Commento generico di qualcosa che ti viene detto e per il quale non sei molto convinto.

E ALÓRA? – Come sopra, ma decisamente negativo: «Beh, el fago istéss.»
 
TE ME CAPISSI BÈM… – Nulla a che fare con problemi urologici. Serve per sottolineare un determinato concetto che non regge, non sta in piedi. «El m’ha mandà ’n mona… te me capissi ben, a mì…».
 
SCÓLTEME MI – Segui il mio consiglio, ascoltami bene. Presunta saggezza e invito a seguire chi ha dalla sua un (giusto?) vissuto.
 
ESSER EN CAÌA – Spilorcio, avaro, ma anche maligno, di piccolo animo. Accento sulla «ì»: «L’è ’n caìa…». Si usa dire anche in seconda persona singolare: «Te sei propri en caìa».
 
QUANDO LE SE GHE VÒL LE SE GHE VÒL – Modo di dire per giustificare una sfuriata.
 
A CA’ DEL ZÈNDRO VA DE SABO E CAMINA DE VÈNDRO – Letteralmente, meglio non andare mai a casa del genero: andarsene da casa sua prima oncora di esserci andati. Per esteso, «l’è mèio no far gnènt».
 
M’È VEGNÙ EN GRÓP – Nodo, cappio. Gròp de case: caseggiato. Anche mal di stomaco o alla gola, dispiacere: «G’hò ’n gróp dopo aver vist q»ei pori laóri…». E ancora «Avérghe zamai for el gróp: aver finito di crescere.^
 
CHI NO MAGNA G’HA MAGNÀ – Se uno non ha fame, vuol dire che ha già mangiato. Frase estendibile a molte situazioni della vita.
 
COI ÀNI VEN I MALÀNI – Commento che si fa la prima volta che si ha un acciacco dovuto all’età.
 
CIAPÀR NA ZIZOLÀDA – Scottarsi.
 
FAR NA ZIFOLÀDA – Fare la pipì, solitamente fuori casa, all’aperto.
 
PETÀR EN CÌC – Urlare, gridare, con un suono secco, acuto e breve. Si usa soprattutto nelle valli del Noce.
 
SAN PÉRO DISE EL VÉRO – Si dice quando le cose sono andate come previsto dai detrattori.
 
CHI NO G’HA TESTA G’HA GAMBE – Se dimentichi qualcosa, devi tornare a prenderlo. Frase estendibile a molte situazioni analoghe.
 
GAVÉR EL MORBÌN – Essere agitati al punto di non riuscire a star fermi.
 
LA GRÀSSA L’ÈI L’ÒRO DE STI ANI – Il letame, prodotto gratuitamente dagli animali da stalla, una volta era un bene prezioso. Adesso costa troppo e si usano fertilizzanti chimici.

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