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Una serata di emozioni a Riese Pio X dedicata a Gloria e Marco

Il poeta trentino Massimo Parolini - originario di Riese - ha dedicato la poesia intitolata «Risorgive» ai due ragazzi morti nell'incendio di Londra

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Gloria Trevisan e Marco Gottardi.
 
Serata di emozioni forti, mercoledì 4 ottobre a Riese Pio X, in provincia di Treviso: presso la sala del Municipio si è inaugurato il nuovo percorso del Parco letterario Andrea Zanzotto (voluto dall’amministrazione comunale, gestito dall’associazione culturale Ostrega! e a cura del trentino Massimo Parolini) intitolato «Resta, umano, con noi», dedicato alla poesia italiana di memoria civile e, in particolare, alla memoria di Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani morti a giugno nell’incendio della Grenfell Tower di Londra.
Ad essi Parolini ha dedicato una poesia, letta durante la serata, alla presenza dei genitori.
 
Il padre di Marco ha ricordato la figura dei due fidanzati.
«Avevano deciso di andare a Londra per trovare un lavoro adeguato alla loro laurea.
«Dopo aver studiato l’inglese a livello intensivo erano partiti, riuscendo a coronare il loro desiderio in breve tempo.
«Lavoravano in due studi diversi, per essere indipendenti nella propria attività. I nostri figli erano veramente due ragazzi meravigliosi.»
 
Si è parlato anche di avidità (il risparmio nel materiale del Grenfell Tower) e di riconciliazione della terra veneta con i poveri ragazzi.
Si è accennato anche ad una futura Fondazione in memoria dei due giovani.
Parolini ha quindi letto altre poesie del percorso: versi di Zanzotto (sul Piave), Primo Levi (sulla bambina di Pompei e la scolara di Hiroshima), Erri de Luca (sul Vajont) e altri.
Ad accompagnare la serata, la fisarmonica di Claudio Cecchetto che in occasione della lettura di «Risorgive» ha intonato le note dell’Adagio di Alessandro Marcello.
 

I genitori di Gloria e i genitori di Marco.
 
 Risorgive, di Massimo Parolini 
 
Nel rumore d’elica che accompagna, spettrale, gli idranti nel silenzio
delle ultime fiamme nefaste dopo il grido lo strazio dell’abbraccio di Talo,
si eleva un fumo inutile, uno scarto che non giunge agli dei, dalla pira di cemento
e alluminio al ribasso, nel buio di una stele serrata dai chiodi di Efesto
là dove beltà splendea e sudate carte…
 
La vostra storia, oltre l’età fiorita: tatuaggi d’uncinetto nella nostra memoria lisa…
Ora, tornate… il vostrovisoluminoso bello bellissimo che dice Vita che ancora sei nostra e di tutti
scorrerà da risorgive sulle zolle vangate come un seme di frutto
e la Bigia sull’Ontano porterà l’annuncio del passaggio
al Piro piro, alla Sterpazzola, alla Capinera
lungo il Muson dei Sassi e l’amico Tèrgola,
ad ogni ansa, in ogni golena dai pioppeti attenti;
nei fossi, nei meandri abbandonati, tra i giunchi neri della palude Onara
l’Airone cinerino e il Fischione faranno eco al vostro arrivo e i prati aridi
sentiranno l’alito di quel sorriso fresco che dice Vita, ancora,
e la torba limosa e le ghiaie e le sabbie si smuoveranno dal torpore
e l’Eufrasia sbatterà le sue ciglia mentre la poiana girerà nel vostro corridoio d’anime
a lambire i mulini, le filande, le segherie alla veneziana,
e sarà ala al polline degli amenti e la calta, gialla, si aprirà
e dirà il vostro nome al sigillo di Salomone, nell’ombra,
se agitando timido le vocali foglie saprà commuovere la menta palustre
e così l’anemone nemorosa avrà brividi a stami e pistilli
e l’erioforo farà la sua parte sventolando in alto i piumini…
di nuovo tornate, in tremiti continui sui sentieri degli Ezzelini, nel cammino di Sant’Antonio
e poi giù, in lontananza, al di là del Brenta, fino al Livenza, accolti
dallo stridìo dei cocài , dal guizzo rosso della Scardola argentata, dal luccio dai denti taglienti:
ad ogni stagione (per la nostra-vostra non dimenticanza) conforterete il paesaggio dal caìvo,
sarete sagra del risveglio: non vi lasceremo in quella muta carcassa
di piani affumicati… la vostra terra, che vi cuna,
ha bisogno di voi, del vostro sorriso acceso di giovinezza, che sciolga la bròsa ,
di una discesa per scorciatoie assai precipiti, nel cono d’ombra del “vi aiuterò da lì”,
dal cielo dietro il cielo, terra_pece_terra_abbacinante di ogni mancamento,
sui tralci della vite che rifiorisce, sull’erba pena tajàda ,
 soe raìse, soe pàje seche, sol primo fén, soe soche, soe panòce, soa tera che boje, soa tera che jàza,
soe visèe, sui fagàri, sui figàri, sui veci moràri sansa rami, sui nogàri, sui salgàri, sui campi de spighe,
soa tristessa de chi va, soe fadighe de chi resta…
 
Sempre, tornaré, alegri, a far nova la tera… Sarà l’ora pi bèa
quea dei vostri sorrisi lucentissimi, mai stuai dal fogo che no sluséga

Il Muson dei Sassi.

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