Home | Archivio | Archivio rubriche | Famiglia | Tutto inizia da qualche parte – Di Stefania d’Elia

Tutto inizia da qualche parte – Di Stefania d’Elia

Tutti siamo venuti al mondo, da qualche parte e in qualche modo. Nessuno se ne ricorda...

image

Questa mia nuova rubrica sulla famiglia dopo un paio di mesi di gestazione carichi di aspettative inizia da qui, quindi quale argomento migliore della nascita per cominciare questa avventura insieme?
Tutti siamo venuti al mondo, da qualche parte e in qualche modo, nessuno se ne ricorda, i più fortunati possono fare affidamento sui racconti annebbiati e cofusi dei propri genitori.

Mia mamma non è mai stata prodiga di particolari. Posso contare su una serie di appunti sparsi per ricostruire vagamente l’iter della mia venuta al mondo:
Era una piovosa giornata di aprile;
Il travaglio è stato particolarmente lungo e doloroso;
Un ginecologo dalla spiccata vena sadica  ha deciso che, considerato che mio fratello maggiore è nato con un parto naturale, io dovevo per forza replicare;
Mio padre era in ufficio a lavorare mentre emettevo il mio primo vagito;
Ero particolarmente grossa, kg 4.750 di pura ciccezza che si rifiutava di collaborare.

Tenendo presente che mia madre è un donnino che di poco supera il metro e mezzo, risulta chiaro perchè l’argomento «l’arrivo di mia figlia nel mondo» le risulti ostico, adistanza di piùdi trentanni credo si debba ancora riavere dal trauma.
Fortunatamente non tutti nascono con questi presupposti, certe storie sono belle sia da raccontare che da ascoltare, altre sono istruttive. Altre ancora fanno riflettere.
Eppure nella loro diversità tutte hanno una caratteristica in comune: sono uniche.

Se avete già messo al mondo un figlio ve ne sarete resei conto: esiste una sorta omertà che circonda tutta la fase travaglio.
Si tende a dire: dolorosa sì... ma poi dimentichi tutto e.... Se ci si trova al cospetto di donne in dolce attesa avide di particolari, per  sbottare invece in un Porca paletta, non ho mai sofferto così tanto, prossimo figlio lo coltivo nella vaschetta del pesci...!

Bisognerebbe poi introdurre delle testimonianze particolarmente vivide e crude nelle scuole, ridurrebbe drasticamente il numero di gravidanze indesiderate e di malattie sessualmente trasmissibili.
I modi in cui è possibile venire al mondo sono molteplici: parto naturale, indotto con gel o ossitocina, cesareo, in acqua, naturale dopo cesareo, cesareo dopo naturale, cesareo dopo cesareo... e avanti all’infinito.

Pensando al proprio imminente o futuro parto una donna può essere colta da 2 sensazioni contrastanti:
-    una paura forttuta per il dolore che dovrai patire;
-    una inconsapevole idealizzazione che ti permetterà di riviverlo nella tua mente per 9 mesi nei modi e nei tempi a te più congeniali.
Io chiaramente mi sono giocata la seconda: avrei partorito la mia primogenità in una temperata giornata di maggio, il tutto sarebbe stato rapido e indolore, e sarebbe nata nell’ospedale di...

Ecco, tanto i primi 2 punti mi sono stati fin da subito chiari nella mente, tanto l’ultimo mi risultava oscuro.
Ho passato mesi a farmi scarrozzare avanti e indietro tra i vari servizi ospedalieri del Trentino Alto Adige, come una gatta che cerca l’angolino migliore in cui mettere al mondo i suoi micetti, io agognavo l’angolo di cielo in cui mia figlia avrebbe emesso il suo primo respiro.
Mi sono fatta una cultura piuttosto approfondita sulle varie strutture, ma il mio cuore è stato conquistato dall’ospedale di Vipiteno. Questo ospedale perifeco è diventato meta ideale di tutte le partorienti alla ricerca di un modo naturale di diventare madri. E’ infatti famoso in tutta la zona per la possibilità di partorire il proprio figlio in acqua.

Il parto in acqua affre diversi vantaggi medici rispetto al parto tradizionale:
-    riduzione significativa del periodo dilatante nelle primipare,
-    una netta riduzione di episiotomie
-    un drastico calo della richiesta di antidolorifici.

È evidente che, durante il periodo espulsivo l’acqua possa essere contaminata da diversi microrganismi. Ciò nonostante il parto in acqua rappresenta una modalità di nascita sicura per il neonato e non lo  espone ad un maggiore rischio di infezioni rispetto ai nati in modo tradizionale. (fonte Partorire in acqua: Esperienza dopo 2.325 parti in acqia. Contaminazione dell’acqua nella vasca e rischio di infezione con diversi microorganismi. Dr. Albin Thoni)
Senza tralascare che la struttura non ha nulla da invidiare ad un B&B di montagna e che la prima notte come famglia si passa insieme al papà nella stanza matrimoniale...

Avevo quindi deciso: la mia primogenita sarebbe nata in una temperata giornata di maggio, il tutto sarebbe stato rapido e indolore, e sarebbe nata nell’ospedale di Vipiteno.
Sfortunatamente i piani di Gaia erano diversi, maggio è passato e con lui sono arrivate le calde giornate di giugno. La pancia non si abbassava e le contrazioni non si sentivano. La stenchezza era alle stelle e la voglia di conoscerla ancora più su.
Pezzo dopo pezzo il mio parto idealizzato è stato inesorabilmente smontato, niente giornate di maggio e niente ospedale di Vipiteno, ci siamo dovuti accontentare sulla seconda scelta l’ospele di S. Camillo.
Dopo 10 giorni di inutili monitoraggi la sentenza si è fatta sentire: parto indotto con il gel, presentarsi l’indomani mattina alle ore 07.00 con la valigia e tutto il necessario.

La valigia per l’ospedale meriterebbe un capitolo a sè. Non è una cosa per tutti prepararne una che contenga tutto il necessario per accogliere tuo figlio nel mondo.
Ogni persona, ospedale o istituzione ha una teoria personale su come deve essere preparata, tanto che su Google, se si ha l’ardire di chiedere consiglio, digitando la frase «Valigia per parto» si visualizzano ben 271.000 (circa) risultati.
Quello che posso dire è armarsi di una buona dose di buon senso: la gonnellina e le scarpine da neonata possono essere belle, ma non pratiche come una tutina intera. I jeans attillati che aspetti di rimettere da 9 mesi difficilmente ti rientreranno in tempo da  poterci fare il viaggio di ritorno a casa. I pigiamoni interi alla Superpippo, sono decisamente scomodi per allattamento e controllo punti.

Se avete bisogno di consigli più specifici, ne possiamo parlare. Scrivetemi.
Questa è la storia dei miei parti: della mia prima figlia e della mia (prima?) rubrica. E le vostre? Cerco materiale, storie racconti normali e straordinari per scrivere altri articoli. Se avete qualcosa da raccontare, o se conoscete qualcuno con una storia che va raccontata, questo è l’angolo giusto.
Come? Non ho più detto se anche il punto: «parto veloce e indolore» è stato fatto a pezzi come gli altri? Questo lo racconto in sede privata. Alle donne che hanno già partorito.

Stefania d’Elia
stefania.delia@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo