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Come alleviare l'ansia – A cura della dott.ssa Paola Maria Taufer

Una persona su cinque può trovarsi alle prese con stati d'ansia nell'arco della vita. Ecco come comportarsi

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E' stato documentato da numerose ricerche che oltre un soggetto su cinque possa andare incontro ad un qualche disturbo d’ansia nell’arco della vita.
Nei periodi di maggiore intensità dei sintomi le persone affette da disturbi d’ansia risultano incapaci di eseguire proficuamente le proprie attività e questo può portare anche a disagi legati a sintomi depressivi.

 Comprendere l'ansia
L'ansia non è una malattia: è un'emozione di base comune a tutti i mammiferi evoluti.
Serve ad attivarci psico-fisicamente di fronte ad una difficoltà.
Diviene uno stato di malessere quando è percepita come un disagio psicologico, quando viene vissuta come uno stato di allarme, di marcata inquietudine e attesa affannosa per un pericolo che si percepisce imminente e indefinito. In passato l'ansia è stata definita «una paura senza oggetto».
 
Quando una persona non sa definire le cause del proprio malessere, ma sostiene di sentirsi inquieta senza una ragione specifica e non in particolari momenti della giornata o in rapporto con luoghi o specifiche persone, e il disturbo si manifesta per la maggior parte del tempo per almeno 6 mesi, ecco che si può parlare di Disturbo d'ansia Generalizzato (DAG).
Solitamente chi ne è colpito lamenta irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, ma talvolta anche irritabilità, tensione muscolare e sonno disturbato.
Per poter asserire che vi sia il DAG debbono essere presenti nell'adulto almeno 3 dei sintomi sopra descritti.
Se compare nei bambini, oltre all'ansia, che appare in genere in ambiente scolastico, è sufficiente che vi sia un solo sintomo tra quelli sopra descritti per far sospettare un disturbo ansioso.
 
Generalmente il DAG vede il suo esordio proprio nella fanciullezza oppure nell'adolescenza, più raramente compare dopo i 20 anni.
Nei ragazzi si manifesta attraverso una persistente insoddisfazione riguardante prestazioni sportive o la preparazione scolastica. Possono esserci esagerate preoccupazioni per la puntualità, oppure possono essere bambini eccessivamente perfezionisti, insicuri e zelanti nel ricercare approvazione e rassicurazione.
 
Sia nei bambini sia negli adulti, la caratteristica precipua è la difficoltà nell'impedire che i pensieri preoccupanti interferiscano con l'attenzione ai compiti che si stanno svolgendo (studio o lavoro) e vi è una incapacità ad interrompere tale preoccupazione.
Negli adulti con il DAG troviamo preoccupazioni smisurate per problemi economici, salute dei familiari, lavoro, ma anche per piccoli fatti quotidiani.
 
 Cosa fare? 
Il primo aspetto è quello della respirazione: le persone ansiose hanno la tendenza a respirare in maniera irregolare, creando uno squilibrio tra ossigeno e ossido di carbonio a livello corporeo e ciò causa i sintomi fisici dell'ansia.
Pertanto è importante imparare delle tecniche di corretta respirazione e di rilassamento (es. training autogeno, che dà molti benefici a chi lo esegue).
 
È poi importante interrompere il circuito dei pensieri automatici che perpetuano i vari «non sono in grado» «non valgo», «andrà male» e lo stesso «non devo essere in ansia», perché paradossalmente questo aumenta lo stato ansioso.
Queste sono anticipazioni negative che non sono basate su elementi di realtà, ma solo su insicurezze personali e retaggi del passato.
 
È più funzionale distogliere l'attenzione dallo stimolo ansioso pensando a qualcosa di diametralmente opposto o a qualcosa di molto piacevole. Esempio, cantare mentalmente la nostra canzone preferita.
E' necessario infine ricordare che la gestione dei sintomi ansiosi attraverso una tecnica è utile, ed è un primo passo, ma non è sufficiente a comprendere il significato dei sintomi, che è proprio il compito dello psicologo: indagare le caratteristiche della sofferenza nella specifica persona, per poi trovare il modo adeguato per aiutarla.
 
Dottoressa Paola Taufer
p.taufer@ladigetto.it

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