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Malanni di stagione, croce delle mamme – Di Stefania D'Elia

Fratelli, malattie, malanni e raffreddori: in famiglia con il freddo non mancano mai

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Le ricordo come se fosse ieri le mamme che, quando arrancavo con la mia primogenita di 2 anni e la mia pancia sempre più marcata, gufavano: «Vedrai, con due. Sono sempre malati».
Io dall'alto della mia ignoranza, sorridevo e annuivo. Lo consideravo un modo di dire.
Scontato e pure di cattivo gusto. Crogiolandomi in questa convinzione sono arrivata inconsapevole al termine della gravidanza.
Poi è nato Samuel. E ho scoperto che non era un modo di dire, ma la dura, inflessibile, impietosa realtà. Con 2 figli i germi hanno la fastidiosa prerogativa a moltiplicarsi a livello esponenziale.
 
Noi, in qualità di genitori del 3 millennio tutt'altro che sprovveduti, abbiamo esplorato tutti i campi della medicina conosciuta e sperimentale, partendo dai rimedi più classici, passando per quelli più estremi, e approdando sulle fertili terre dell'omeopatia.
Se abbiamo trovato qualcosa che effettivamente funziona?
Difficile a dirsi, di sicuro, le mamme, quelle che avevano profetizzato fiumi di malattie, avevano ragione su un altro punto: superato il primo periodo le cose migliorano sensibilmente.
 
Il nostro 2011 è finito in modo decisamente buono (considerato l'inizio ero ormai pronta a tutto), ma il 2012, per non essere da meno, nonostante sia cominciato da poco più da un mese, è stato costellato, con una precisione quasi maniacale da tutti i possibili ceppi di malattie.
Abbiamo avuto infestazioni (pidocchi), malattie stagionali (influenza), malattie esantematiche (scarlatina), infezioni, malattie comuni che non ci abbandonano mai (tosse e raffreddore).
 
Lasciamo da parte tutto il resto, si potrebbe iniziare l'eterno dibattito «medicine sì, medicine no» che non porterebbe a nulla, ma vogliamo un attimo soffermarci a parlare del raffreddore?
Nessuno fa caso al raffreddore, finché non ha un figlio.
È di una banalità unica, ci si sente rintronati per qualche giorno, ma non si è malati, non si sta a casa, se non con grossi sensi di colpa.
La vita prosegue più o meno senza sbalzi, con l'unica differenza che non bisogna dimenticare mai una scorta illimitata di fazzoletti.
 
Poi un giorno diventi mamma (o papà) e a prendere il raffreddore è il tuo bambino.
I fazzoletti non servono perché non è in grado di soffiarsi il naso. Il respiro rantoloso e sibilante strazia cuore e orecchie.
La paura di un apnea notturna ci lacera i pensieri.
Il raffreddore in un bambino, e in particolare «il primo raffreddore» è un avvenimento in grado di destabilizzare le persone con la tempra più dura: i singhiozzi straziano, i singulti lacerano e l'impotenza ci distrugge.
Un bambino con il raffreddore diventa intrattabile, non dorme di notte, non dorme di giorno, non vuole stare sdraiato, non vuole stare seduto.
I ricordi del primo raffreddore, sono confusi. Pianti e singhiozzi, intervallati, da brevi attimi di silenzio che avevano la capacità di acuire la mia ansia «Perché non si lamenta? Cosa è successo? Sarà tutto ok?». Capitava così che fossi io a svegliare Gaia a forza di tastate e palpeggiamenti vari.
 
In quei momenti vedi in internet la tua ancora di salvezza, vaghi senza sosta alla ricerca del rimedio miracoloso che non esiste, finché l'occhio non ti cade sulla quarta di copertina dell'immancabile rivista dedicata a mamme e bambini che tieni sul bracciolo del divano.
In particolare quella quarta di copertina, mostra un bambino sgambettante e pacioso che sorride alla sua mamma, che, tubicino in mano si appresta alla pulizia del setto nasale.
«L'aspiratore nasale» ecco l'oggetto che promette di salvare le sua e la tua vita. Un piccolo oggetto che deve essere tuo. Immediatamente.
 
Ricordo di aver spedito mio marito in farmacia, era domenica (perché i bambini non si ammalano MAI in giorni feriali... se non di mattina molto presto, quando hai un importante e improrogabile impegno) e ci ha messo un po' a trovare quella di turno. Io ero in trepidante attesa, con la mia bimba rantolante tra le braccia.
Quando è arrivato con la nostra confezione di «aspiratore nasale» e fisiologica, gliela ho letteralmente strappata di mano nella fretta di leggere le istruzioni.
 
Il funzionamento è, di per sé piuttosto semplice.
- Si adagia il bambino sorridente su una superficie piana;
- ci si scambiano occhiate di amore puro;
- si spruzzano nel naso alcune gocce di soluzione fisiologica (quante? mistero!) mentre il bambino continuando a sorridere, gorgheggia;
- si prende in mano l'aspiratore nasale, mentre il bambino (probabilmente imbalsamato) continua a sorridere guardandoti;
- si aspira in nasino mentre i vostri occhi si incrociano in estasiati sguardi d'amore;
- si butta il conetto dell'aspiratore nasale e si prende in braccio il nano che, finalmente libero crolla a dormire all'istante!
 
Ok, facciamolo! Solo che di solito le cose non sono esattamente così, ma:
-placchi tuo figlio che si dimena come un pazzo;
- lo adagi sul divano, con una mano lo tieni per evitare che si lanci per terra, mentre con l'altra cerchi a tastoni la soluzione fisiologica;
- ti accorgi che la soluzione fisiologica è rimasta sul mobile in bagno, prendi il bambino, che in quel momento si era finalmente distratto cercando di afferrare un filo che usciva dal divano, e lo porti in bagno;
- tuo figlio è offeso! stava giocando col filo e ora ti odia!
- lo riadagi sul divano, solo che ora non gli interessa più il filo, gli interessa il rubinetto del bidet e vuole tornare in bagno;
- con una mano lo immobilizzi mentre con l'altra tenti di stappare il tappino della fisiologica;-ci riesci in qualche modo e cerchi di spruzzargliela nel nasino;
- tuo figlio si dimena, lo becchi nell'occhio, e si infuria;
- ora per tenerlo fermo usi entrambe le mani e provi a spruzzare tenendo la boccettina con i denti;
- dopo avergli spruzzato fisiologica nell'orecchio, sulla guancia, in bocca, sulla maglietta, e sui piedi, arrivi finalmente al naso;
- ma la boccettina è vuota;
- ricominci tutta l'operazione, ma ora hai preso un po' di mano e qualche goccia riesce ad entrare nelle narici, nel compenso tu, figlio e divano siete da passare in asciugatrice;
- prendi l'aspiratore, tuo figlio si dimena in un modo che ti ricorda le scene clou de L'Esorcista, ma sei fiduciosa;
- nelle copertine delle riviste i bambini sorridono, piacerà anche al tuo!
- tuo figlio appena ti avvicini al naso, inizia a dimentarsi più forte e ad urlare;
- sali sul divano, ti accovacci su di lui, lo tieni fermo con le gambe, con una mano gli tieni le braccia con l'altra la testa;
- è finalmente immobilizzato!
- ti rendi conto che le mani sono finite e non puoi manovrare l'aspiratore;
- ti ingegni e sfidando ogni legge fisica riesci a tenere ferme braccia e testa con una mano sola;
- ringrazi mentalmente di non avere assistenti sociali che girano per casa;
- ti porterebbero via il figlio all'istante;
- per un attimo l'idea ti alletta... toccherebbe così a loro pulire il nasino indemoniato;
- torni in te! aspiri e il nano ha il naso libero!
- hai tolto 15 kg di moccole dal colore radioattivo;
- cullando un bambino stremato, arrabbiato e che ormai ha perso ogni fiducia in te, vai in bagno a lavare accuratamente il conetto dell'aspiratore nasale, 3 conetti costano un mutuo, se lo butti a ogni aspirata a fine raffreddore sei sulla soglia della povertà;
- in quel momento arriva il papà, ti guarda e chiede: «Hai bisogno di una mano??» Capita poi di andare al pronto soccorso e una zelante dottoressa ti spiega che il metodo migliore per pulire un nasino chiuso è spruzzare una siringa di fisiologica direttamente nella narice.
Scopri che funziona; le scene sono sempre buone per un film sugli esorcismi, ma almeno è più veloce.
L'argomento aspiratore nasale ha su tutte le mamme lo stesso effetto: basta nominarlo perché ci si ritrovi guardare il pavimento con sguardo colpevole, la cosa positiva è che intorno ai 2-3 anni si soffiano il naso da soli... almeno quasi sempre, se non sono impegnati a fare altro.
 
Ora sono curiosa, i vostri metodi per liberare il naso ai vostri pargoletti.
 
Stefania D'Elia
stefania.delia@ladigetto.it

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