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Ogni bambino ha i suoi riti, ma tutti sono importanti

La pedagogista: assecondare i riti dei bambini è cosa buona e giusta, perché un giorno - senza preavviso - come sono comparsi, scompaiono

A casa nostra da qualche tempo, all’ora dei pasti c’è un nuovo rito, prima di mangiare bisogna intonare una canzoncina: 
 
BUON APPETITO A TUTTI I BAMBINI
A QUELLI GRANDI A QUELLI PICCINI
SE TUTTI QUANTI CI DIAMO LA MANO
BUON APPETITO CI AUGURIAMO
BUON APPETITO BON APPETITO
EVVIVA!!!
 
E a questo punto battito di mani e tripudio per il pasto che ci apprestiamo a consumare.
Mi chiedo cosa ne pensano i nostri vicini, che, complici le pareti di casa nostra estremamente sottili, ci sentono intonare questa litania tutti i giorni...
Questa canzoncina è stata importata a casa nostra in tempi non sospetti da Gaia, la cantano alla materna all’orario del pasto, a Samuel è piaciuta talmente che, all’inizio di ogni pasto mi prende la mano e inizia a dondolare «Canta mamma!!».
 
Si perchè i bambini adorano i riti.
Tutto deve essere meticolosamente uguale.
Le cose non vanno cambiate, pena cataclismi a livello mondiale.
 
Gaia, fino ai 3 anni circa era la regina dei riti: era stata instaurata una rigida «cerimonia del latte»da compiere prima dell’addormentamento serale, composta da una fitta rete di inesorabili passaggi dall’ordine imprescindibile:
- si andava tutti insieme in cucina (il fratello, nel caso stesse dormendo, era stato magnanimamente esonerato dal presentarsi);
- Passaggio successivo: il biberon, rigorosamente da 250 ml con il buco il mezzo,;
- a questo punto Gaia si avvicinava con lo sgabellino al microonde, intanto che il fortunato prescelto tra me e mio marito riempiva il suddetto biberon;
- Gaia era pronta a prendere il biberon e lo inseriva nel microonde;
- girava la manopola del timer, di solito per arrivare ai cinquanta secondi necessari l'iter è questo: 0-99-98-97-96 (Voce adulta di sottofondo «AMORE GIRA DALL'ALTRA...») 98-99-0-10-20-30-40-50-1.00 - 1.10-1.20 (voce adulta di sottofondo «AMORE HAI SUPERATO IL 50...») 1.10-1.00-50! (voce adulta di sottofondo, leggermente stridula ormai: «STOP!»)
- Ci siamo: START! Intanto il latte dal frigo è diventato a temperatura ambiente... quindi cinquanta  secondi erano troppi, e il latte bruciava.
- Il genitorre  preposto, accompagnava il latte al tavolo, dove nostra figlia lo aspettava sgranocchiando i biscotti che andavano inzuppati nel latte...
- passaggio obbligato: predere altri biscotti dal mobile;
- Era a questo punto che scattavano i trabocchetti; ognono di noi aveva in mano un biscotto che andava tuffato (si proprio tuffato, con salto e effetti sonori di accompagnamento) nel latte, il problema era che l'ordine di tuffo cambiava ogni sera, secondo una logica a noi tutt'ora sconosciuta, così ci ritrovavamo ad accennare saltini, sperando che un cenno della testa di Gaia ci illuminasse sul nostro turno;
- toccava ora al cacao, ricordo lo smarrimento quando il compito era passato dal papà a Gaia, nessuno era stato avvertito;
- infine arrivava il miele; cosa tutt’altro che semplice, bisognava usare i cucchiaini colorati, e se era un colore da femmina toccava a me, contrariamente al papà.
Quali fossero i colori da femmina e quali i colori da maschio lo ignoravamo allora come oggi;
- la preparazione del latte era finalmente conclusa con Gaia se si leccava il miele rimasto sul cucchiaino e noi che mettevamo il tappo al biberon;
Eravamo finalmente pronti ad addentrarci nella seconda parte, della cerimonia, La lettura del libro.
 
Questo compito solitamente spettava al papà, lui leggeva il libro, (attentamente scelto da Gaia, questa fase di solito si svolgeva senza complicazioni; sempre che non decidesse che doveva essere letto un libro portato, e dimenticato, alla materna.
A quel punto toccava a me, io e Gaia andavamo in bagno e poi, finalmente, in camera.
 
Gaia dopo questa serie di passaggi era pronta per abbandonarsi tra le braccia di Morfeo in compagnia di un pupazzo (uno diverso ogni sera) e di un biberon con l’acqua (stavolta quello piccolo da 150 ml).
«UNA COCCOLA -UN BACINO-UNA CAREZZA-UN ABBRACCIO»... e finalmente il riutuale era finito.
 
Gaia ormai ha quasi 5 anni, ha abbandonato tanti dei suoi rassicuranti riti, sta «diventando grande» ormai.
Adesso tocca a Samuel.
Siamo tranquilli però, i pedagogisti dicono che i riti sono una tappa obbligata, e li affrontiamo con più serenità; sicuri che un giorno finiranno (e ne sentiremo terribilmente la mancanza).
 
Stefania D'Elia
stefania.delia@ladigetto.it

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