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Ragazzi che si fanno del male – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Tagli, piccole bruciature o lesioni alle mani sembra stia diventando qualcosa che i teenager mettono in atto per combattere - ad esempio - il dolore psichico

Il cosiddetto «male di vivere» sembra essere in aumento tra i giovani.
Secondo l’Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza c’è un 20% dei teenager che si fa intenzionalmente del male. Una buona quota di questi, pari a circa il 10%, tende a ripetere alcuni gesti pericolosi.
Al di là del fatto che alcuni casi siano atti dimostrativi, certe azioni sono davvero preoccupanti. In particolare però preoccupa la percezione del rischio che hanno i ragazzi.
Una percezione alterata che li spinge a sottovalutare i pericoli e a non riconoscere il malessere che attraversa questa loro epoca di crescita.
 
Tra le espressioni più emergenti del disagio giovanile oltre all’abuso di alcool e di altre sostanze, oltre alla sottovalutazione di alcuni rischi collegati all’uso della rete e all’abuso senza controllo dei dispositivi, sono in aumento le condotte autolesive indirizzate al corpo.
In particolare il tagliarsi in varie parti sembra stia diventando qualcosa che i teenager mettono in atto per combattere ad esempio il dolore psichico.
Non è una moda, quanto invece l’espressione di un malessere interno che gli adolescenti non sanno come gestire. Lo indirizzano al proprio corpo perché sembra più facile vivere il dolore fisico e soprattutto perché questo riduce o non fa avvertire l’altro.
 
In adolescenza il corpo acquisisce un'importanza fondamentale. È lo spazio visibile che indica le trasformazioni e i cambiamenti che stanno avvenendo.
È il contenitore di quel mondo interno sconosciuto e oggi scarsamente esplorato perché alle emozioni e ai sentimenti stiamo dedicando poca attenzione.
È il luogo dove si manifesta sempre più precocemente la sessualità e le sue imbarazzanti pulsionalità.
Poiché il tempo per l’elaborazione e l’integrazione di quella tempesta ormonale e di tutte le sensazioni nuove è poco, pochissimo, il corpo diventa anche il luogo dove scaricare la tensione e l’angoscia, o dove spostare quella profonda sofferenza a cui gli adolescenti non sanno dare un nome.
 
Inoltre ai ragazzi di oggi manca il tempo della noia che c’era una volta ed era rappresentato da uno stare per ore supini a guardare il soffitto.
Quell’ozio mancante perché negato e svalutato dalla frenesia di una vita iperstimolata e stracolma di impegni che imponiamo anche ai bambini, sembra non aiutare il lavoro importante di elaborazione del mondo interiore che interessa l’intera fase adolescenziale.
Così c’è un acuto bisogno di adulti capaci di accompagnare e sostenere la crescita difficile degli adolescenti di oggi e soprattutto capaci di accorgersi subito dei gesti pericolosi che mettono in atto i ragazzi quando stanno male.
 
Tagli ai polsi o alle caviglie, piccole bruciature sulle braccia, o lesioni alle mani possono essere abilmente tenuti nascosti, camuffati da incidenti, oppure coperti dall’abbigliamento.
Proprio per questo c’è la necessità che i genitori non sottovalutino mai le ferite spacciate per accidentali dai teenager, così come è fondamentale osservare il loro comportamento che in casa li spinge a restare eccessivamente isolati nella loro camera o in bagno.
Prestare attenzione a una diffusa irritabilità e ai repentini cambi di umore è utile per monitorare la loro crescita e chiedere immediatamente un aiuto specialistico se queste manifestazioni sono frequenti.
L’autolesionismo può essere il modo rischioso con cui gli adolescenti in difficoltà tentano di risolvere quel loro malessere e affrontare le fatiche di un’età della vita complessa e difficile.
 
Giuseppe Maiolo – Psicoanalista
www.officina-benessere.it

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