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Forzata a scarpate la porta del magazzino della Capanna Pajer

Situata sotto il rifugio Mandron, è stata trovata così nel corso di una escursione studio

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Durante l’escursione di sabato scorso in occasione del corso dal titolo «Una Sarca di Ghiaccio» organizzato dalla Commissione Tutela Ambiente Montano nell’area Mandron, Cristian Ferrari, presidente del Comitato Glaciologico SAT, ha notato che la porta superiore della Capanna Pajer, situata sotto il rifugio Mandron era aperta, mentre di solito è chiusa a chiave.
La parte a piano terra del «Centro Studi Adamello Julius Pajer» è solitamente aperta per l'esposizione permanente su ghiacciai ed alta montagna, mentre sabato fortunatamente era anch’essa chiusa, altrimenti forse oggi saremmo al computo di danneggiamenti seri.
La parte superiore invece è chiusa e viene utilizzata in parte come piccolo magazzino del Comitato Glaciologico.
Quello che TAM e Comitato Glaciologico si sono trovati davanti è una porta aperta a scarpate al piano superiore (si notavano chiaramente i segni della gomma degli scarponi sulla lamiera vicino alla serratura).
 
Una volta rotto il telaio in legno della porta i vandali sono potuti entrare e pare non manchi nulla del materiale che era presente nel magazzino, quindi azioni fatte «semplicemente per il gusto di danneggiare cose altrui» commentano in SAT.
Tentativi di scasso sono stati rilevati anche nella porta al piano terra, dove è stata accertata la forzatura della serratura ma senza successo.
Con la porta spaccata al piano superiore ovviamente ha iniziato ad entrare l’acqua delle piogge di questi giorni, che si è infiltrata anche al piano inferiore, per fortuna senza gravi danni ai solai e ai pavimenti in legno.
Amareggiato il commento del presidente della SAT Claudio Bassetti: «La maleducazione e il malcostume si stanno elevando di quota – afferma – ed è con grande rammarico che dobbiamo assistere a frequenti atti di vandalismo nei bivacchi un po’ su tutto l’arco alpino. Arrivare a 3.000 metri per il gusto di commettere atti di vandalismo pare una contraddizione in termini, se condividiamo l’assunto che la montagna dovrebbe essere rispetto, fatica e paesaggio immerso nel silenzio di una natura integra.»

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