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Cartoline di Bruno Lucchi: fermo immagine del primo bacio

Immagine silenziosa, intima, che rimarca l'importanza di un abbraccio, di un bacio, nelle nostre vite. Niente male per un anno definito «sospeso»

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«I bambini credono che un piccolo bacio su di un graffio possa farlo guarire. Ci credono perché si fidano di chi si prende cura di loro. Non è ingenuità, è fiducia incondizionata.»
È una frase che un'amica ha postato su Facebook.
È una tenera verità, piena di ricordi, che mi ha particolarmente colpito perché proprio in questo periodo sto lavorando ad un'opera dal titolo «Il Bacio».
 
Il bacio è un gesto che impariamo a conoscere quando siamo piccoli.
Solo quando diventiamo adulti ne comprendiamo a fondo il significato.
Molte opere letterarie, poetiche, numerosissimi quadri, sculture, fotografie sono state ispirate da questo atto affettuoso. Gustav Klimt. Francesco Hayez, Edvard Munch, Antonio Canova, Auguste Rodin, Robert Doisneau hanno creato capolavori cristallizzando su tela, carta, pellicola, marmo, bronzo, questo «fermo-immagine sentimentale».
Opere diventate nel tempo, vere e proprie icone dell'amore.
 
Quando, nella primavera scorsa, il virus ha fatto irruzione nella vita di tutti noi, ha rivoluzionato il nostro stile di vita. Ha graffiato e offuscato la nostra visione della vita.
Il mio lavoro, la mia passione, è stata la mia luce.
Piccola, se paragonata alla cupa oscurità nella quale eravamo sprofondati.
Ho lavorato molto, realizzato diverse opere «a memoria» di questo evento straordinario.
È stato un anno difficile per motivi - collettivi e personali - facili da intuire.
Mai un anno ci è sembrato tanto lungo e faticoso. Ce lo ricorderemo.
Eppure non ricordo di aver mai lavorato così intensamente.
Disegni, progetti, sculture, idee: semi sparsi di stimoli artistici sorprendenti e inaspettati.
Tutto bloccato, non la creatività.
Qualcuno - a volte - guardando le mie sculture, dice di vedere i ritratti di Graziella e mio.
Sorrido. Penso: «Mi piacerebbe molto avere il nasino dei miei personaggi».
Forse, sì, in fondo c'è un po' di noi due nelle mie opere.
 
Anni fa, un giornalista e critico d'arte, mi disse che la scultura figurativa non avrebbe avuto più sbocchi nel mondo dell'arte e mi consigliava fermamente di orientare il mio lavoro su soggetti e temi diversi. Sono passati circa quarant'anni da allora e, inesorabilmente, mi ritrovo ancora qui a lavorare sulla figura.
Su questo mistero affascinante: «l'uomo e la donna».
Sempre con gli stessi canoni artistici: figure allungate, visi piccolissimi, corpi asessuati.
Sempre in armonia pur nelle loro sproporzioni, come le versioni delle prosperose «Perle».
 
È stato un anno di svolta del mio operare.
L'amica Franca, - sguardo attento e competente - lo ha notato:
«Sai Bruno, vedo nei tuoi ultimi lavori, L'abbraccio e Il Bacio in particolare, un'evoluzione. Un ulteriore passaggio della tua maturità artistica».
È qualcosa di misterioso che ha meravigliato anche il sottoscritto.
Non c'è nulla di preordinato nel lavoro di un'artista: ogni gesto è la conseguenza del precedente.
Un'ennesima spinta ad involarsi con l'immaginazione - inaspettatamente - oltre il qui e ora, al di là dei tempi gravosi che l'intero pianeta sta vivendo.
Avere uno sguardo rinnovato, ancora capace di sorprendersi: questa è l'Arte.
Il traguardo è pensare, plasmare, studiare, mettere in atto. Ricominciare.
 
Le pose fisse, statiche delle opere che mi hanno accompagnato per diversi anni, ora hanno subito una metamorfosi. L'ultimo mio lavoro «Il Bacio» (il mio «primo bacio», in scultura ovviamente) è un movimento energico.
Rispecchia il periodo di vita che sto vivendo. La torsione obbligata, quasi a chiocciola dei due corpi, rende la scena reale, una sorta di rappresentazione cinematografica.
Esprime vigore. Desiderio di superare ostacoli. Un intreccio di momenti difficili e complicati.
Un flessuoso gioco di curve utile a raggiungere, insieme, la tanto sospirata possibilità di riabbracciarci, baciarci di nuovo. Le labbra - a dare forza al gesto e svelare passione - non sono ancora unite.
 
Immagine silenziosa, intima, che rimarca l'importanza di un abbraccio, di un bacio, nelle nostre vite.
Niente male per un anno definito «sospeso».
 
Dedico questa mia opera, a tutti coloro che vogliono bene a Graziella e a me.
A tutte voi, coppie che vi volete bene.
 
Paul Geraldy scrive:
«Il più difficile non è il primo bacio, ma l'ultimo.»
 
Bruno Lucchi.

















 Bruno Lucchi 
Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento
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+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737
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