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Cartoline di Bruno Lucchi – L’India, che credevo di conoscere

Entrambi approdati a Bombay con storie rocambolesche, il francese, Didier, racconta a Lin il protagonista australiano perché ama l’India

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Quando la mia cara amica si è presentata con Shantaram, il libro di Gregory David Roberts, un malloppo di 1.177 pagine, spesso sette centimetri, mi ha preso un colpo pensando a quanto tempo mi ci sarebbe voluto per leggerlo, ma lei con il suo sorriso solare mi ha rassicurato dicendomi che mi sarebbe piaciuto tantissimo.
E così è stato, le mie palpebre, che la sera cedono volentieri a Morfeo hanno resistito cercando di svelare l’intrigante storia di Lin, l’evaso australiano e degli incredibili personaggi che entrano e sconvolgono la sua vita, in un paese, l’India, pieno di bellezza e contradizioni.
Quello che mi è piaciuto di più, in questo complicato lungo e fantastico racconto, è la visione diversa di questo mondo, l’India che credevo di conoscere.
 
Ho passato pochi giorni a Calcutta nel 2007 per poi passare a Katmandu in Nepal, l’impatto è stato molto forte, (la lettura della «La città della gioia» il libro di Dominique Lapierre, può aiutare a capire il perché) è un mondo che sconvolge i nostri sensi abituati all’occidentale, il tatto all’inizio si trattiene e si cerca di non usare, ma una volta entrati in questo mondo aiuta ad apprezzare tutti gli altri sensi.
 
La vista si colma di mille colori, il brulicare delle persone, la povertà, la meravigliosa natura, le strane divinità, questa terra esotica riempie i nostri occhi le nostre orecchie e il nostro naso aprendoci pienamente alle emozioni di questo fantastico mondo.
L’olfatto è colpito dagli odori forti delle spezie, dalla sporcizia, dagli incensi, dai fiori degli affollati mercati, in questa terra ricca di fascino.
L’udito assordato dai clacson, dai campanelli delle bicilette o dei templi, le urla dei venditori di questa rumorosa e caotica realtà.
Il gusto dei cibi stufati, speziati e piccanti accompagnati dall’onnipresente riso o dai chapati, gustati con il the zuccherato e speziato che dopo qualche giorno crea dipendenza.
 
Ma è il sorriso, che in India come in tutti i paesi orientali è l’unica ricchezza disponibile a tutti, il sorriso degli orientali è il passaporto che apre le porte ai visitatori di questo affascinante paese.  
Entrambi approdati a Bombay con storie rocambolesche, il francese, Didier, racconta a Lin il protagonista australiano perché ama l’India: …Gli indiani sono gli italiani d’Asia, sentenziò Didier con un sorrisetto saggio e malizioso.
«Si potrebbe dire con altrettanta certezza che gli italiani sono gli indiani d’Europa, ma credo tu abbia afferrato il concetto. Sia gli Indiani sia gli Italiani hanno bisogno di una Madonna: non possono fare a meno di una dea, anche se la religione gliela nega.
«Sia in India sia in Italia ogni uomo diventa cantante quando è felice, e ogni donna una ballerina quando va a fare la spesa dietro casa.
«Per questi due popoli il cibo è musica nel corpo, e la musica cibo nel cuore. E le loro lingue … fanno d’ogni uomo un poeta, e ammantano di bellezza anche la peggiore banalité.
«Sono nazioni in cui l’amore fa di un gangster un cavaliere, e di una contadina una principessa, anche se solo per il breve istante in cui ti guardano negli occhi. Il segreto del mio amore per l’India, Lin, è che il mio primo grande amore è stato un italiano.»
 
E un lungo racconto che svela infinite e diverse storie di una realtà lontanissima da noi, non solo in chilometri, di un'epoca da noi ormai scomparsa, la scrittura è lo strumento perfetto per fermare e trasmettere alcune delle emozioni raccontate dal protagonista: l’amicizia, solidarietà, vendetta, amore, tradimenti, avventura: la fotografia invece, è lo strumento perfetto per condividere alcune delle emozioni provate in questo straordinario paese.

Bruno Lucchi

























 Bruno Lucchi 
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+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737 - www.brunolucchi.it
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