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Il sacrificio di Nazario Sauro si consumò il 10 agosto 1916

Ricordiamo anche lui tra i grandi che sono morti per il proprio ideale. E sua moglie che lo ha sostenuto. E la sua mamma, che per salvarlo aveva negato di conoscerlo

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Caro Nino,
tu forse comprendi, o altrimenti comprenderai fra qualche anno, quale era il mio dovere d'italiano.
Diedi a te, a Libero ad Anita a Italo ad Albania nomi di libertà, ma non solo sulla carta. Questi nomi avevano bisogno del suggello ed il mio giuramento l'ho mantenuto.
Io muoio col solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma vi viene in aiuto la Patria che è il plurale di padre, e su questa patria, giura o Nino, e farai giurare ai tuoi fratelli quando avranno l'età per ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto italiani! I miei baci e la mia benedizione.
Papà, da' un bacio alla mia mamma che è quella che più di tutti soffrirà per me, amate vostra madre! e porta il mio saluto a mio padre.

(Nazario Sauro, Venezia, 20 maggio 1915 - Lettera testamento ai figli)
Cara Nina,
non posso che chiederti perdono per averti lasciato con i nostri cinque bimbi ancora col latte sulle labbra.
E so quanto dovrai lottare e patire per portarli e lasciarli sulla buona strada, che li farà proseguire su quella di suo padre: ma non mi resta a dir altro, che io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere d’italiano.
Siate pur felici, che la mia felicità è soltanto quella che gli italiani hanno saputo e voluto fare il loro dovere. Cara consorte, insegna ai nostri figli che suo padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo.
Nazario.

(Nazario Sauro, Venezia, 20 maggio 1915 - Lettera testamento alla moglie Nina)

Nazario Sauro era nato a Capodistria il 20 settembre 1880. È stato giustiziato a Pola il 10 agosto 1916.
Eroe d'Italia, è stato un patriota e militare italiano. Tenente di vascello della Regia Marina nel primo conflitto mondiale, fu giustiziato per alto tradimento dall'Austria-Ungheria.
È considerato uno dei massimi rappresentanti dell’irredentismo istriano, assieme a Cesare Battisti, Fabio Filzi, Tino Gavardo e Pio Riego Gambini.
 
Nelle prime ore del 31 luglio 1916, nel corso di una missione su Fiume, il sommergibile Giacinto Pullino si incagliò sullo scoglio della Galiola, che si trova all’imbocco del golfo del Quarnaro, tratto di mare che si stringe tra la terraferma istriana e l'arcipelago delle Assirtidi, Cherso e Lussino, e comunicante col golfo di Fiume mediante il canale della Faresina.
L’equipaggio, constatata l’impossibilità di riprendere il mare, prima di abbandonare il battello lo predispose per l’autoaffondamento e ne distrusse i cifrari di bordo e le apparecchiature.
Fra i membri dell’equipaggio catturati dagli austriaci vi è l’irredentista tenente di vascello Nazario Sauro che, dopo un breve e sommario processo, venne condannato alla pena di morte per alto tradimento, tramite impiccagione.
La sentenza fu eseguita alle 19:45 del 10 agosto 1916 nelle carceri militari di Pola.
 
Il corpo di Nazario Sauro fu sotterrato di notte e in maniera segreta dagli austriaci in area sconsacrata nei pressi del cimitero militare.
Solo al termine della guerra, la Marina italiana riuscì a sapere il luogo ove era stato sepolto e provvide il 10 gennaio 1919 a riesumarne la salma e alla solenne sepoltura, avvenuta il 26 gennaio nel cimitero di Marina di San Policarpo a Pola.
In quell’occasione, il Capo di Stato Maggiore della Marina Grande Ammiraglio Duca del Mare Paolo Thaon di Revel emise il seguente Ordine del Giorno:
«L’Austria profanatrice aveva sotterrato come cosa vile il sacro corpo di Nazario Sauro in un angolo dimenticato di Pola irredenta e sanguinante.
«Oggi nel cimitero di Pola nostra, noi, Marina Italiana, abbiamo sciolto la promessa fatta alla memoria del nostro più grande Eroe del mare, dandogli in modo degno degna sepoltura.
«Un masso di granito semplice e puro come la Sua anima, forte come la Sua fede, ricopre le Sue spoglie e sta a indicarci nei secoli la grandezza della Patria.»
 
Sempre il 26 gennaio 1919, Vittorio Emanuele III consegnò alla mamma di Nazario Sauro la medaglia d'oro al valor militare, alla memoria, con la seguente motivazione.
«Dichiarata la guerra all'Austria, venne subito ad arruolarsi volontario sotto la nostra bandiera per dare il contributo del suo entusiasmo, della sua audacia e abilità alla conquista della terra sulla quale era nato e che anelava a ricongiungersi all'Italia.
«Incurante del rischio al quale si esponeva, prese parte a numerose, ardite e difficili missioni navali di guerra, alla cui riuscita contribuì efficacemente con la conoscenza pratica dei luoghi e dimostrando sempre coraggio, animo intrepido e disprezzo del pericolo.
«Fatto prigioniero, conscio della sorte che ormai l'attendeva, serbò, fino all'ultimo, contegno meravigliosamente sereno, e col grido forte e ripetuto più volte dinnanzi al carnefice di “Viva l'Italia!” esalò l'anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro amor di Patria.»
Alto Adriatico, 23 maggio 1915 - 10 agosto 1916.
 
Un particolare vogliamo riportare alla memoria dei nostri lettori.
Al processo nel tribunale della Marina austriaca di Pola, dopo aver dichiarato la falsa identità di Nicolò Sambo, fatto di interrogatori, dibattimenti, confronti e riconoscimenti, il confronto drammatico con la madre che, pur di salvarlo dalla forca, negò di conoscerlo. 

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