Home | Rubriche | Centenario della Grande Guerra | Il 22 agosto di cento anni fa le prime rappresaglie dei tedeschi

Il 22 agosto di cento anni fa le prime rappresaglie dei tedeschi

Nel corso della sanguinosa quanto inutile battaglia combattuta sulla Sambra e la Mosa, in Belgio, le popolazioni civili di Tamines e Dinant vennero massacrate

image

Rapida, larga, serpeggiante, la Mosa scorre fra Sedan e Namur, da sud a nord, schiumeggiando in una valle profonda come una ferita.
Meno larga e copiosa, la Sambra fluisce con impeto uguale da ovest a est, muggendo anch’essa nel suo alveo angusto, contenuto da un altissimo bastione naturale.
I due fiumi si incontrano a Namur, per continuare insieme la corsa verso il mare.
Il triangolo che ha per lati questi due corsi d’acqua è un piano inclinato che fa da baluardo alle invasioni.
La base del triangolo invece misura poco meno di 70 chilometri ed è qui che si è combattuta la gigantesca battaglia per la conquista della porta di Francia.
 
I due schieramenti, quello francese e quello tedesco, avevano predisposto rispettivamente una propria trappola gigantesca nella speranza che gli avversari vi finissero dentro.
Ma nessuno abboccò, perché entrambi gli opposti comandi non riuscirono a farsi obbedire dalle proprie armate. L’impeto, la voglia di attaccare, la tensione accumulata in anni di odio coltivato ad arte ebbero la meglio e gli scontri andarono da soli.
Fu così, quasi per caso, che si scatenò – senza che nessuno dall’alto lo avesse ordinata – la battaglia di Charleroi.
Costruita sulle due rive della Sambra, Charleroi si arrampicava sulla riva destra, da dove i Francesi si erano attestati per combattere i Prussiani che si erano già impadroniti dei ponti.
Il fuoco delle batterie tedesche contro la città cominciò esattamente quando i vecchi orologi dei campanili gotici suonavano festosamente il mezzogiorno. Alle 2 del pomeriggio la distruzione era compiuta, la città era ridotta a rovine.
A loro volta i Francesi presero a bombardare i quartieri dell’altra riva della città, che vennero ridotti a un cimitero fumante.
 
A quel punto i due eserciti si scagliano gli uni contro gli altri, estendendo la battaglia su tutto lo scacchiere.
Le cittadine intorno a Charleroi, Marchienne, Manneau, Anderluse, Chatelet, Chatelineau, Fontaine, l’Eveque, Dinant e Tamines divennero presto dei roghi.
Per due giorni la battaglia infuriò insanguinando le acque del tragico fiume. Ed è qui che si consumarono le più feroci rappresaglie scatenate dai tedeschi nella prima guerra mondiale
Dinant aveva 1.400 case disposte attorno alla Mosa, dove questa si restringe tra sponde alte e rocciose.
Tamines, oggi frazione di Namur, contava allora circa 2.400 persone.
Tamines e Dinant passarono alla storia per il massacro che subirono rispettivamente il 21 e 22 agosto e dal 22 al 24 agosto. 
 

Propaganda tedesca che mostra civili belgi in azione contro soldati tedeschi dentro Dinant.
 
Sembra che a Tamines la violenza tedesca sia stata innescata dalla partecipazione di membri della guardia civica belga ai combattimenti accanto ai soldati francesi.
I tedeschi, guidati dal colonnello von Rocques del 77º reggimento, erano certamente innervositi dalla durezza degli scontri e dalle perdite subite.
Vennero imprigionati numerosi civili all'interno della chiesa dell'Alloux e quindi dalle ore 19.00 del 22 agosto iniziarono le esecuzioni sulla piazza Saint-Martin sul bordo del fiume Sambre con il fuoco dei fucili e delle mitragliatrici ed anche con il calcio dei fucili e le baionette; numerosi edifici furono incendiati.
A Tamines furono uccisi 383 civili belgi.
 
A Dinant si combatté una vera battaglia. Le truppe sassoni del XIX corpo d'armata riferirono di aver dovuto affrontare la resistenza dei civili belgi (cioè «non in divisa»), in combattimento accanto alle truppe francesi.
Nella notte del 21-22 agosto un battaglione tedesco irruppe dentro la città definita «un nido di franchi tiratori» e il 23 agosto alcune colonne sassoni rastrellarono sistematicamente le rovine, procedendo a gravi atti di violenza e repressione contro i civili.
A sud di Dinant le truppe tedesche impegnate a costruire un ponte sulla Mosa furono raggiunte da colpi di armi da fuoco apparentemente provenienti dalla città. Questo fatto scatenò ulteriori rappresaglie dei sassoni che iniziarono a radunare ostaggi e moltiplicarono le esecuzioni di civili che continuarono fino al 24 agosto.
Prima separarono le donne e i bambini dagli uomini, dopodiché cominciarono a uccidere i civili a colpi di fucile, di mitragliatrice, di badile e di baionetta.
In più casi vennero trucidati anche donne e bambini, anche vecchi ultraottantenni e perfino un paralitico.
Gli abitanti rimasti in vita vennero poi deportati in Germania.
 
Gli eccidi di Dinant dal 22 al 24 agosto 1914 furono il più grave atto di violenza sui civili verificatosi sul fronte occidentale durante la guerra: alla fine delle violenze, due terzi degli edifici di Dinant erano stati distrutti o incendiati dai tedeschi, mentre 674 civili erano stati uccisi sommariamente su una popolazione totale di 7.000 abitanti.
Ovviamente dopo la guerra vennero aperte varie inchieste, ma in buona sostanza risultò impossibile ricostruire la verità storica perché mancavano troppe documentazioni e le testimonianze risultarono inevitabilmente viziate dall’odio di entrambe le parti.
L’unica cosa certa, purtroppo, fu il numero delle vittime.
Inoltre, oggi il mondo civile non vuole prendere in considerazione un aspetto spaventoso: la Convenzione di Ginevra ammetteva la rappresaglia.
 
Per dovere di cronaca, è bene aggiungere che la battaglia combattuta in Belgio tra la Sambra e la Mosa fu particolarmente accanita, ma non portò onore ai generali cui dipendeva il comando strategico.
I combattimenti avvennero a ruota libera, senza un comando vero e proprio.
Se mai ci fu l’attimo fuggente che a Napoleone consentiva di intuire la direzione da prendere per vincere, nessuno lo vide.

Immagini Wikipedia.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande