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La fortezza di Przemysl nella storia di 100 anni fa

La piazzaforte è caduta dopo innumerevoli rovesci di fortuna, tradimenti e inutili stragi

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Qualche giorno fa abbiamo parlato dell’assedio alla fortezza di Przemysl (vedi servizio), avvenuto a più riprese, a seconda dell’andamento delle battaglie in corso tra Austro Ungarici e Russi in Galizia.
Visto che in questi giorni un «Treno della memoria» con 400 ragazzi del Trentino, del’Alto Adige e del Tirolo, si sono recati in Galizia per ricordare le migliaia di propri caduti su quel fronte, abbiamo pensato di aggiungere la descrizione della piazzaforte militare, in quanto doppiamente legata con la nostra terra.
Non si sa molto di Przemysl di allora, ma rimane lo stesso interessante quello che siamo riusciti a trovare.

Fondata intorno al 1250, completamente rinnovata nel 1890, Przemysl passava per la più antica e, al tempo stesso, la più moderna fortezza d’Europa.
Fornita da 40 caserme enormi, di magazzini vastissimi, di opere colossali, era oltre che la piazzaforte più importante degli Asburgo alla frontiera russa.
Era a anche una città di intenso traffico, popolata da 60.000 abitanti fra polacchi di religione cattolica e ruteni di religione scismatica.
La ornavano due cattedrali e vi risiedevano due vescovi.
Gaia la città, triste la fortezza.
La infamava l’ergastolo politico, una sorta di Spilberg Moderno, dove patirono non pochi patrioti trentini, dalmati e triestini.
 
Per l’esercito russo, affacciato ai valichi dei Carpazi, Przemysl era una spina ne fianco.
Vi convergevano tre linee ferroviarie importantissime. Quella per Leopoli, lunga 75 km, quella per Cracovia, lunga 245 km, e quella che, attraversando il San e il passo di Lupkowe, conduce nella pustka ungherese.
Quasi del tutto privi di autocarri, i russi erano travagliati dal problema dei trasporti, né potevano valersi del proprio materiale ferroviario stante lo scartamento maggiore delle loro strade ferrate.
Fintanto che la piazzaforte restava in mano al suo presidio, l’esercito russo si vedeva costretto ad impegnare forze numerose in una lunga vigilanza inerte e si vedeva impossibilitato a usare un nodo ferroviario importantissimo.
Come abbiamo scritto in un articolo precedente, i russi tentarono prima un attacco all’arma bianca, perdendo 40.000 uomini inutilmente.
Scacciati da una controffensiva e ritornati qualche mese dopo, cinsero nuovamente d’assedio la piazzaforte, ma stavolta decidendo di prenderla per fame.
Przemysl si arrese proprio così, il 22 marzo 2015.


 
L’assedio interminabile non mancò di un suo particolare curioso: lo stato maggiore zarista conosceva a perfezione, in ogni segreto costruttivo, la fortezza che tanto tardava a cadere.
Qualche anno prima della conflagrazione, infatti, uno scandalo clamoroso aveva procurato d’improvviso una triste fama mondiale a un alto ufficiale dell’esercito austriaco, il colonnello Redl.
Era risaputo che il traditore aveva venduto alla Russia i più gelosi segreti militari della Monarchia e, tra questi, anche i piani costruttivi e difensivi della fortezza di Przemysl.
A differenza della Germania e a somiglianza dell’Italia, l’Austria durante i decenni della vigilia spendeva poco per la sua salvaguardia armata: meno di 15 lire annue ogni abitante.
Le opere moderne della piazzaforte avevano richiesto milioni e milioni. Per quanto ben si sapesse del tradimento, non si volle o non si poté spendere nuove somme enormi per modificare il già fatto.
 
Redl avrebbe dovuto essere sottoposto a processo.
Conrad preferì soffocare lo scandalo, per quanto possibile, anticipando la fucilazione nella schiena con un’offerta alternativa. Due colleghi si presentarono dal colonnello traditore, lasciandogli un messaggio del CSM: una pistola carica.
Redl comprese, strinse l’arma, puntò la canna alla tempia destra e fece partire il colpo.
La giustizia militare era soddisfatta, ma i russi conoscevano ormai le uscite sotterranee, le condutture d’acqua potabile, le zone minate intorno a Przemysl.
Ma si badi bene a quello che accadde, anzi che non successe affatto: nonostante la conoscenza di tutti i segreti della fortezza, l’assedio moscovita si trovò avvantaggiato solo di poco.
Come dire che è inutile sapere tutto se poi chi deve agire non se ne avvale affatto.

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