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Cent’anni fa riprendevano le operazioni del 1917, «Anno Terribile»

Alla fine di un inverno particolarmente rigido, si iniziò a pensare all’Isonzo, all’Ortigara e alla Bainsizza – L’anno sarebbe terminato con la catastrofe di Caporetto

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Aereo Caproni Ca450.

Non ci siamo dimenticati di aggiornare la nostra rubrica sulla Grande Guerra. Semplicemente l’inverno 1916-17 fu sufficientemente rigido da impedire operazioni militari in grande stile.
Questo non vuol dire che le sofferenze non siano state pesanti per gli uomini in guerra, ma perlomeno erano stati sospesi gli attacchi inutili e sanguinosi delle grandi battaglie.
Siamo arrivati al 1917, l’anno che gli storici del primo dopoguerra definirono «Terribile», così come avevano definito il 1915 «Anno di passione» e il 1916 «Anno di’Angoscia».
Come si sa, il 1917 è stato davvero l’anno in cui sono accadute le cose peggiori, eccezion fatta forse per l’epidemia di Spagnola che nel successivo 1918 mieterà più vittime di una grande battaglia.
In Italia, nel 1917, si susseguirono la sanguinosissima decima Battaglia dell’Isonzo, l’assurda battaglia dell’Ortigara, l’inconcludente Battaglia della Bainsizza e infine la battaglia di Caporetto, che mise in ginocchio l’Italia portandola a due passi dalla disfatta.
Anche sugli altri fronti il sangue continuò a scorrere, ma in più ci furono la Rivoluzione Russa e il conseguente tracollo delle armate dello Zar, che portò alla pace separata di Brest Litowsk nel successivo 3 marzo 1918.
 
A gennaio e febbraio 1917 in Italia erano continuate le incursioni dei nostri aerei e di quelli austriaci, mentre il fronte a terra era inquieto sostanzialmente solo a est di Gorizia.
Sugli altipiani, gli Austriaci fecero saltare una mina a Cengia Martini il 15 gennaio, proprio nel periodo in cui le valanghe da sole mieterono decine e decine di vittime.
A fine gennaio i tedeschi annunciarono la guerra sottomarina «totale», senza restrizioni. E così, tre giorni dopo gli Stati Uniti d’America troncarono le relazioni diplomatiche con la Germania.
Un fatto di notevole importanza per il proseguimento strategico della guerra avvenne il 2 marzo 1917. L’Imperatore Carlo I congedò il Capo di stato maggiore Conrad, il nemico giurato dell’Italia. Ma le cose non cambiarono per noi, perché l’imperatore affidò a Conrad il comando dell’armata in Trentino. Un fronte virtualmente tranquillo, dove il vecchio maresciallo – nella visione di Carlo 1° – non avrebbe potuto fare altri danni.
In realtà, però, la sua presenza a Bolzano alimentò le chiacchiere su una possibile nuova offensiva sugli altipiani, un’altra Strafexpedition.
O per attività dei servizi di spionaggio austroungarici, o per erronea valutazione delle informazioni, i giornali principali di Londra e di New York annunciarono il ritorno di Conrad a danno dell’ala sinistra del nostro esercito.
 
Fu così che Cadorna inviò una lettera al generale Mambretti, promosso per l’occasione comandante della neo costituita 6ª Armata, di preparare un’offensiva sugli altipiani per riportare il Regio Esercito Italiano ai vecchi confini e magari anche oltre.
Era chiaro che Cadorna non voleva correre rischi sul fianco sinistro dell'esercito mentre continuava il suo sforzo frontale per arrivare a Trieste, ma ignorava che - per contro - l’Imperatore Carlo I aveva avviato contatti segreti per trovare una via di uscita dalla guerra all’insaputa dei tedeschi e degli italiani.
Così come l’Imperatore asburgico alimentava notizie di fantomatici attacchi su vari fronti per accrescere le possibilità di pace, la Francia si preparava all’Offensiva di primavera, che magari avrebbe potuto anche portare risultati, ma certamente esercitava pressioni psicologiche su Vienna.
Questo il quadro della situazione alla vigilia della primavera 1917, l’anno terribile.
 
G. de Mozzi

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