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Il 13 settembre 1918 Carlo D’Asburgo chiese l’armistizio

Anche se la guerra andrà avanti, l’alleanza con la Germania è rotta. Per tenervi fede, i Tedeschi avevano accettato di scatenare una guerra mondiale

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Carlo 1° D'Asburgo - Wikipedia.

La battaglia risolutiva della Grande Guerra tra Italia e Austria-Ungheria cominciò il 24 ottobre, ma il 13 settembre di 100 anni fa accadde qualcosa di emblematico, che era da tempo nell’aria, ma che non mancò di generare reazioni negative senza portare risultati di sorta: l’imperatore Carlo 1° d’Austria, di fronte alle difficoltà sempre crescenti, decise di chiedere l’armistizio al suo avversario.
Ne dà secca comunicazione all’alleato tedesco e, da quel momento, l’alleanza tra i due imperi è virtualmente rotta. Per tenervi fede, la Germania aveva accettato di scatenare una guerra mondiale e adesso vede l'alleato dissolversi con una semplice dichiarazione unilaterale.
La nuova situazione, aggravata da altri eventi militari negativi anche per la Germania, imporranno ai tedeschi di lì a poco (il 5 ottobre) di trattare con Wilson un armistizio sulla base dei famosi «Quattordici punti».
In realtà, come sappiamo, la guerra finì solo nel novembre successivo. E, nei mesi che seguirono, morirono altri 500.000 soldati per nulla. Quindi è bene spiegare perché.
 
L’Austria Ungheria era disponibile sì a un armistizio, ma nel solo presupposto che si ripristinassero i confini originali. In altre parole, Trento e Trieste dovevano restare austriache.
Inutile dire che non se ne fece niente. L’ottusità di Carlo D’Asburgo avrebbe portato il suo impero alla disfatta.
 
La Germania invece si trovava in una posizione di forza non da poco nei confronti dei nemici. A breve il fronte tedesco si sarebbe incrinato, ma con l’ultima battaglia della Marna la Germania si era riportata a 100 km da Parigi e, già che c’era, aveva ricominciato ottusamente a bombardare la capitale con il cannonissimo Grande Berta.
Inoltre, il Belgio era ancora occupato dai Tedeschi. 
Insomma, la Germania si trovava in una posizione troppo vantaggiosa per consentire agli alleati dell’Intesa di pensare concretamente a un armistizio.
L’armistizio viene comunque discusso per tutto il mese di ottobre, finché il 24 di quel mese gli alleati chiesero la resa senza condizioni.
In più pongono una condizione amarissima per i Tedeschi: non tratteranno con gli Hohenzollern.
 
L’impero Austro Ungarico si sta sfaldando, sospinto delle insorgenti nazionalità e dalla fame. Il granaio della Val Padana, che speravano di conquistare sfondando la linea del Piave nel mese di giugno, resta un miraggio irraggiungibile. I soldati, stremati, stanno iniziando a disertare per tornare a casa.
Anche i Tedeschi vedono sfaldarsi l’impero. Mentre 20.000 marinai della flotta tedesca a Kiel alzano la bandiera rossa e chiedono la pace, i militari cercano di scaricare ai politici la gestione della disfatta. Inizia per loro quell’altalena, o meglio quella staffetta che - per colpa anche dei vincitori miopi - porterà all’avvento di Hitler.
 
Anche se la situazione è chiara per tutti, sarà dunque necessario combattere fino in fondo.

GdM

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