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Missione compiuta, la ricerca è riuscita – Di Maurizio Panizza

Cercavamo qualcuno che avesse avuto un ruolo nella vicenda del documentario, il bombardamento avvenuto a Sant’Ilario di Rovereto il 13 settembre 1944

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Alcune delle vittime del bombardamento allineate lungo un muro.
 
Esattamente un anno fa, dopo la presentazione del documentario in molti teatri e in molte televisioni, intraprendevo una ricerca che si rivelava particolarmente complicata.
Volevo trovare un uomo (oppure i suoi discendenti) che nella vicenda narrata nel documentario aveva avuto un ruolo molto doloroso.
In quella tragedia, che causò la morte di 18 persone, perse la vita un’intera famiglia pugliese composta dalla madre, Maria De Lucca, da due figlioletti, Maria Rita e Franco, e dalla sorella di lei, Giorgina.
 
L’unico superstite fu il marito, Pellegrino Florio, che in quel momento si trovava in altra parte della città.
Disperato, l’uomo si aggirò per giorni sul luogo della tragedia, invocando il nome della moglie e dei figlioletti.
Dalle prime ricerche avevo appreso solo che dopo la fine della guerra, il Florio rientrò in Puglia, ma nulla di più.
 

Il documentario.
 
Grazie a Norma Cescotti (all’epoca diciassettenne), un commovente dettaglio del documentario ricorda che la signora De Lucca si rivolse a lei, che non conosceva, supplicandola nel corso dell’allarme aereo di «non andare più avanti, allo scoperto, perché poteva essere molto pericoloso».
Quella ragazza, oggi 94enne (diventata famosa grazie al suo ruolo di testimone protagonista), ricorda perfettamente con dovizia di particolari quella famiglia che pochi minuti dopo morì dilaniata sotto le bombe e rammenta quella giovane donna che con generosità si preoccupava per la sua incolumità.
Orbene, dopo aver scritto a diversi Comuni pugliesi (che non si sono degnati nemmeno di una risposta) e dopo essermi rivolto inutilmente alla «Gazzetta del Mezzogiorno», alla fine un appello lanciato attraverso un altro giornale ha portato i suoi frutti.
 

L'articolo del giornale «Il Gallo» di Tricase, provincia di Lecce.
 
A dire la verità, questo ritrovamento non è un fatto recente perché pensavo già lo scorso anno di dare un seguito pubblico alla vicenda.
Visto, però, il dilungarsi dell'emergenza pandemia, per i tanti amici che mi seguono sempre interessati alle mie indagini, rendo qui manifesto l'esito della ricerca.
Dopo 77 anni, posso ora dire che finalmente il cerchio si è chiuso.
 
Pellegrino Florio che assiste impietrito alla sepoltura della sua famiglia.

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