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«Straordinaria scoperta per le massaie»

L’altra informazione, ai tempi del «Coronavirus» – Di Maurizio Panizza

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Recenti studi condotti presso la Facoltà di Cromatologia dell’Università di Stanford (Usa) hanno portato alla scoperta che i panni stesi utilizzando mollette del medesimo colore degli indumenti si asciugano molto prima di altri appesi con mollette di colori diversi.

«Il motivo – spiega il prof. John Bianchini, di origine italiana – sta semplicemente nel fatto che creando un campo cromatico di uguale colore, i raggi del sole sono meglio attratti dai panni stesi e di conseguenza essi si asciugano molto più rapidamente. Sembra incredibile, ma è proprio così.»

In breve la scoperta ha fatto il giro del mondo e le aziende produttrici di mollette si stanno ora attrezzando per offrire ai clienti più avveduti una gamma di colori la più ampia possibile. (Fonte Reuters).

* * *

Ci siete cascati? Spero di no, anche se non sono del tutto sicuro che qualcuno di voi lettori non abbia, almeno per un attimo, ritenuto fondata questa notizia.
Prima, però, di svelare il motivo di questa mia «bufala» (perché, credetemi, se ancora non ne siete convinti si tratta proprio di questo), dobbiamo fare alcuni passi indietro per spiegarvi l’antefatto.
 
Due estati fa ero impegnato a stendere in giardino la biancheria - sì, faccio anche questo a volte - quando per caso mi sono venute in mano delle mollette del medesimo colore dei panni che stavo per mettere sullo stenditoio.
A quel punto ho avuto un'illuminazione e mi sono detto: «Con queste bufale che girano in rete (tristi e criminali quelle di questi giorni attorno al tema del coronavirus) perché non testare, per una volta, la sagacia dei miei interlocutori in Facebook»? E così ho fatto.
Con poche frasi ho confezionato la fake-news che avete letto e l’ho postata sulla mia pagina.
Tempo pochi minuti che sono iniziati a piovere like e commenti da tutte le parti.
In alcune ore si sono accumulati ben 134 «mi piace», 45 condivisioni e 126 commenti. Incredibile!
Pensavo che tutti avessero compreso la burla e invece mi rendevo conto che parecchi, invece, avevano creduto alla panzana. E così, molto preoccupato, ho deciso di scrivere anch’io.
Questa è stata la mia risposta.
 

 
 CONFESSO, SONO STATO IO, VOI PERO’ FATEVI DELLE DOMANDE 
Ebbene sì, lo confesso: quella delle mollette è una bufala.
Purtroppo non esiste nessuna Facoltà di Cromatologia a Stanford (né in nessuna altra Università del mondo) e non esiste neppure il prof. John Bianchini, nome uscito per caso dalla mia fantasia.
Men che meno, ovviamente, ci sono studi sui colori delle mollette e sui panni stesi. Insomma, quella che ho inventato è una vera e propria sciocchezza.
Eppure molti di voi hanno messo al post un «mi piace», hanno fatto commenti positivi e moltissimi, in proporzione, l’hanno condiviso sulle proprie pagine.
 
Devo dirvi che la storia delle mollette me la sono inventata giorni fa mentre stavo stendendo in giardino.
Chi mi segue conosce le mie battaglie contro le bufale e così, partendo dalla considerazione che per i creduloni non c’è mai limite, allora - mi sono detto - tanto vale regalare alla loro insaziabile ingenuità qualcosa che magari poi li faccia un po’ riflettere.
Non me ne vogliano gli amici, ma si è trattato proprio di un test (come sagacemente ha intuito qualcuno) e voi siete stati le «cavie».
Così, a distanza di poche ore, quando sono ormai più un centinaio i like ottenuti, ho creduto giusto sciogliere il silenzio e spiegare le mie ragioni.
 
Mi scuso, innanzitutto, per avervi preso in giro, ma, credetemi, è stato per una buona causa.
Quella di far capire a molti di voi che è importantissimo porre l’attenzione e il senso critico su quanto si legge in rete, in particolare se le notizie appaiono strane, sensazionali, incredibili.
In questi casi con molta probabilità vi trovate davanti a una bufala e il diffonderla può causare gravi danni alla credibilità della rete, alla veridicità delle notizie più in generale, alla stima nei confronti della scienza o di tutti i soggetti che in qualche modo vengono a esserne coinvolti.
È per questo motivo che esorto a vigilare, a farvi sempre delle domande e semmai, prima di condividere, a copiare-incollare in Google parte della frase iniziale della notizia.
La risposta sarà immediata e molto spesso l’esito sarà inequivocabile: BUFALA. Chiedendo ancora venia, Vi ringrazio per l’involontaria collaborazione e Vi raccomando ancora… OCCHIO!


 
 Alcuni elementi fondamentali per riconoscere una «vera» bufala 
1) Titolo sensazionale (uso aggettivi tipo: «stupefacente», «eccezionale», ecc.).
2) Argomenti apparentemente verosimili che colgono le aspettative del lettore.
3) Linguaggio semplice, ma autorevole e persuasivo, capace di rafforzare il concetto.
4) Citazione di istituzioni importanti (es. Stanford University - USA - Agenzia Reuters).
5) Foto esplicative di buona fattura.
6) Uso di loghi grafici pertinenti, utili a rendere credibile la notizia.
 
PS. Il giorno seguente mi arrivò questo messaggio: «Ciao Maurizio, io sono uno di quelli che avevano scritto incredibile e ti confesso che detto da te mi sono quasi lasciato convincere, però mi ero ripromesso di fare una prova sul campo perché la notizia mi sembrava tutta da dimostrare.
«Comunque ti ringrazio perché da quando mi hai messo in guardia sulle notizie eclatanti, mi sono accorto che la maggior parte si tratta di bufale.
«Grazie ancora, ciao e buona serata.»

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