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Giovani in azione: Marcela Baxanean – Di Astrid Panizza

Dalla Moldavia a Trento, la difficile storia di Marcela: «Al villaggio Sos ho deciso di vivere la mia vita a colori»

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La vita di Marcela Baxanean è ricca di avventure.
So bene che a lei piacerebbe che la descrivessi così, senza per forza dare una definizione stretta del tipo di avventure, lasciando la fantasia del lettore libera di volare, almeno per le prime righe di questa storia.
Ma il dovere del cronista, come sappiamo, va oltre la fantasia, per cui se il lettore avrà la pazienza di continuare a leggere, saprà ben presto di cosa si tratta.
Le sfide che Marcela si è trovata davanti fin da piccola non sono le tipiche avventure infantili che la maggior parte di noi ha vissuto, come ad esempio cacciare grilli, costruire case sugli alberi, esplorare il territorio assieme agli amici.
Marcela, infatti, si è ben presto trovata di fronte a scogli molto impegnativi da superare.
Difficoltà della vita che l'hanno fatta crescere più in fretta rispetto ai suoi coetanei, ma che alla fine l'hanno resa una donna determinata e sempre disposta a donare un sorriso a chi le sta di fronte.
 

Le due mamme, quella biologica a sinistra e quella del villaggio a destra.
 
Ma procediamo con calma. Da dove parte la tua storia, Marcela?
«Sono nata nel 1994 in Moldavia, per questo il mio nome è particolare. Ho vissuto lì 10 anni dopodiché sono arrivata a Trento assieme a mio padre e a mia sorella più grande, Marina, che ha quattro anni più di me. Abbiamo raggiunto mia madre che già viveva qui da qualche anno e faceva la commessa in un supermercato.
«Una volta stabiliti in città, hanno iniziato ad emergere problematiche familiari che quando abitavamo nel nostro paesino in Moldavia non erano state nemmeno prese in considerazione.
«Mio padre, infatti, aveva cominciato a manifestare dei comportamenti molto rigidi in famiglia. Sebbene io fossi molto legata a lui, che durante l'assenza di mia madre era stata una figura fondamentale per me, determinate scene che ho vissuto mi hanno fatto capire che c'era qualcosa che non andava.
«Per cui io, mia sorella e mia madre siamo state portate dai servizi sociali in una casa famiglia, per vedere se era ancora possibile ricostruire il rapporto familiare.»
 

Marcela (sulla destra) con la mamma al centro e la sorella Marina.
 
Come si sono evolute le cose dopo quel primo strappo?
«La situazione si è complicata sempre di più. Durante il primo anno della nostra permanenza in Italia, mia madre è rimasta incinta e ha avuto una bambina poco dopo il nostro arrivo in casa famiglia.
«Dopo la nascita della mia sorellina, che è stata chiamata Viviana, mia madre ha avuto un periodo di forte smarrimento, troppo impegnativo per riuscire a gestire tre figlie ancora piccole.
«I servizi sociali hanno quindi ritenuto la scelta giusta separare me e Marina da lei, mentre Viviana, ancora molto piccola, è stata data in adozione. Ad oggi non so più nulla di lei, ma fra tre anni diventerà maggiorenne quindi sia io che Marina speriamo con tutto il cuore che al momento opportuno, quando lei si sentirà pronta, voglia cercarci.»
 

Marcela e la sua sorellina Viviana.
 
Parlavamo di avventure all’inizio. Questa, però, è una storia ben diversa, intensa e dolorosa. Cosa è accaduto poi?
«Il primo anno abbiamo girato diversi luoghi, fino a quando siamo arrivate spaesate, dopo tutti quegli spostamenti, al Villaggio SOS di Trento. Quando siamo entrate c'erano dieci casette, ognuna con quattro-cinque bambini e tre educatori per casa, di cui una, la più presente, era chiamata mamma, mentre gli altri due erano gli zii.
«L'educatrice che ha seguito me e mia sorella durante il nostro percorso è stata Romina Pellegrini, il mio, il nostro punto di riferimento e con cui ho mantenuto nel tempo un rapporto stupendo. Io, però, non la chiamavo “mamma” perché sapevo di avere una mamma biologica fuori da lì.
«È stato un periodo difficile all'inizio, perché volevo tornare in Moldavia, alla mia scuola, ai miei amici e al mio mondo. Poi, però, è successo un grave avvenimento che mi ha fatto cambiare prospettiva. Un giorno mi sono ritrovata ai cancelli del villaggio dove fuori c'erano mia madre e mio padre che mi chiedevano insistentemente di seguirli in Moldavia da sola, senza mia sorella perché lei sapevano che non avrebbe voluto.
«Ho capito subito che c'era qualcosa che non andava: erano venuti di nascosto e volevano sottrarmi al Villaggio senza permesso. Confusa e turbata sono scappata via da loro e ho raggiunto gli altri bambini. Mi ha ritrovato, poi, la mia educatrice in lacrime ed è stato in quel momento che ho fatto mia la scelta di rimanere al villaggio e, più in generale in Italia.
«Una volta consapevole di dover vivere lì ho cercato di apprezzare molto di più la mia permanenza e già dopo poco tempo mi sono sentita come a casa e ho iniziato di conseguenza a sentirmi felice.
«Il Villaggio mi ha dato tutti gli strumenti necessari per affrontare la vita al meglio e non potrò mai essere abbastanza grata per questo. Mi sono sempre stati vicini. Nella mia vita ho addirittura avuto la possibilità di avere due "nonni", due persone anziane che hanno conosciuto me e Marina da quando siamo arrivate in Italia e si sono presi cura di noi.
«Il Villaggio ha dato tanto sia a me che a mia sorella, che è da sempre il mio appoggio e sostegno nella vita quotidiana e di cui non potrei fare a meno.»
 

Marcela sulla destra, con le sue sorelle Marina alla sinistra e Viviana nel mezzo.
 
I tuoi genitori li hai più rivisti?
«Durante gli anni dell'adolescenza ho vissuto un rapporto complicato con loro, li ho visti ogni due, forse tre anni, ma sempre in situazioni turbolente e di scontri. C'è stato un periodo in cui stavo proprio male per questo.
«Ho cominciato, infatti, a riallacciare il rapporto con mia madre solamente l'anno scorso. La cosa più difficile è stata capire che mia madre non è la figura materna che ricordo da piccola. Ma sto accettando per la prima volta dopo tanto tempo il suo modo di volermi bene e questo mi rende felice.
«Mio padre, invece, è in Moldavia e durante questi anni ha sempre spedito a me e mia sorella dei pacchi di prodotti tipici moldavi per farci sapere che comunque lui c'è, e che nonostante tutto siamo sempre una famiglia.»
 


 
Compiuti i 18 anni com'è proseguita la tua vita?
«Al raggiungimento della maggiore età mi sono trasferita in una casetta, sempre all'interno del villaggio, con altre sei ragazze più grandi, ognuna con le proprie situazioni difficili. Il problema, quell'anno è stato che mentre io cercavo di prepararmi per la maturità, le altre ragazze non studiavano. Stavano conducendo una vita totalmente diversa dalla mia e per questo non è stato facile convivere con loro.
«Poi, quando è arrivato il momento della scelta dell'Università, mi sentivo molto confusa. Il mio sogno sarebbe stato fare Giurisprudenza, e siccome quella facoltà c’era a Trento e per di più era la migliore, secondo le direttive del Villaggio non avrei potuto spostarmi da lì ma sarei dovuta rimanere nello stesso appartamento, in una situazione che consideravo ingestibile per i miei studi universitari.
«Ho scelto quindi un'altra strada, ovvero fare Mediazione Linguitica a Padova e anche il quel caso il centro SOS mi ha aiutato nel mio sostentamento, soprattutto il primo anno, nonostante nel frattempo riuscissi oltre allo studio anche a lavorare.
«In ogni caso il Villaggio è sempre disponibile ancora oggi ad aiutarmi, non mi ha mai lasciata sola e addirittura quando mi sono laureata, nel 2017, le persone con cui ho stretto un rapporto di fiducia reciproca durante gli anni erano tutte lì con me a sostenermi, come Romina, la mia educatrice e Giovanni Odorizzi, che è stato il direttore del Villaggio durante la mia permanenza e con cui tutt'oggi sono in contatto.
«Dopo la laurea ho lavorato per due anni, per mettere da parte qualche risparmio e poi continuare gli studi. Infatti l'anno scorso ho scelto di proseguire il mio percorso a Bologna con una magistrale in Legal Studies, un corso sul diritto sovranazionale ed internazionale in inglese.»
 


 
Guardando indietro nella tua vita, se potessi cambiare qualcosa del tuo passato, cosa faresti?
«Quante volte mi sono illusa di poter tornare indietro nel tempo per poter cambiare qualcosa...ma ad oggi ti dico che non cambierei nulla. Se non avessi vissuto la vita che ho avuto non sarei dove sono ora. Sto imparando adesso, piano piano, ad accettare me stessa, a capire che mi porto dietro un bagaglio non indifferente che mi ha reso la persona che sono.
«C'è stato un periodo in cui ero grigia, ma ad un certo punto, per affrontare la situazione che stavo vivendo, ho scelto di applicare l'ironia alla mia vita e di sorridere, che non può risolvere tutto, ma può certamente aiutare. Ho semplicemente deciso che avrei voluto vedere la mia vita a colori. Perché in fondo se tu vedi ciò che ti accade in maniera positiva, poi davvero le cose belle succedono!
«Mi sono ispirata tanto alla mia educatrice Romina, che spesso dice che sorridere agli altri fa sentire felice chi incontri. E' da lei che ho preso il sorriso. Lei mi ha dato tanto e chissà che un giorno non le arrivino le carte per la mia adozione. Questo è un sogno e anche il nostro piccolo segreto.
«Quando penso alla figura della mamma, infatti, sento di averne non una sola, ma due, e mi ritengo davvero molto fortunata!
«Tutto quello che mi è successo, ti dirò la verità, è stata un'opportunità più unica che rara, perché mi ha fatto diventare la persona che sono adesso e a me piace davvero essere così, un po' fuori di testa, sempre per aria, però con il sorriso, perché sono proprio contenta della vita che sto facendo.
«L'unico tassello che ancora mi manca è Viviana, la mia sorellina, di cui non ho avuto più notizie e non so nemmeno se si chiami ancora così oppure abbia cambiato nome.
«Ogni anno il giorno del suo compleanno io e Marina festeggiamo, come se fossimo assieme a lei e speriamo con tutto il cuore che - come ti dicevo - quando si sentirà pronta e senza nessuna fretta, abbia voglia di cercarci, di conoscerci, perché troverà me e mia sorella ad aspettarla a braccia aperte in un mondo da scoprire, in un'altra famiglia che per quanto particolare, ci sarà sempre. Io aspetto e non vedo l'ora che arrivi quel momento.»

Astrid Panizza - a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precenti)


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