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Giovani in azione: Carlotta Uber – Di Astrid Panizza

Una campionessa a sorpresa: ai Campionati Italiani di Corsa in montagna sbaraglia le temibili avversarie e conquista la medaglia d’oro

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Raduno con il team Hoka a Vezza d’Oglio.

Carlotta Uber ha 19 anni e vive da sempre a Brentonico, il paese che sorge in Trentino a 700 metri di altitudine.
Le montagne hanno sempre fatto da sfondo alla sua vita e sono parte fondamentale dei suoi sport fin da quando era piccola.
«Ho praticato sci di fondo agonistico per 13 anni, mentre da un anno e mezzo faccio competizioni di corsa in montagna» - ci confida.
Va forte, questa ragazzina che non si lascia abbattere da nulla.
«Quando facevo sci mi è capitato di non vincere, anzi in alcune gare sono arrivata anche in coda alla classifica, una volta addirittura ultima.»

A quanto pare, però, Carlotta non si è mai scoraggiata e ora con la corsa in montagna ha finalmente trovato la sua strada. Poco più di una settimana fa, infatti, ha vinto il Campionato Italiano Juniores di Corsa in montagna.
«Per me è stata una sorpresa inaspettata – racconta. – La verità è che puntavo al quarto posto, la cosiddetta medaglia di legno e quando, invece, ho tagliato il traguardo davanti a tutti non ci credevo nemmeno io.»
Grazie a questa vittoria, adesso Carlotta si sta preparando per i mondiali.


Arrivo al campionato italiano Juniores di Corsa in Montagna 2020 a Susa
.
Perché, dopo così tanti anni di sci di fondo, hai deciso di cambiare sport?
«Ti dirò che erano anni che con la squadra facevo sacrifici per andare a cercar la neve in giro per il Trentino, allenandomi dopo la scuola e in ogni momento libero senza però ottenere le soddisfazioni sperate. Poi, mi sono trovata in quel momento particolare che capita a tanti adolescenti in cui iniziavo a stufarmi e il gruppo si stava lentamente sfaldando. Si è trattato, in sostanza, di una somma di fattori che mi hanno convinta a smettere.»
 
Tu, però, non hai realmente smesso di praticare sport, hai semplicemente cambiato disciplina. Non è stata una scelta azzardata quella di buttarsi nell'atletica agonistica da un momento all'altro?
«A dire la verità quello è stato un processo ragionato. Dopo aver smesso con lo sci mi sono concessa sei mesi di pausa durante i quali andavo a correre circa mezz'ora al giorno per il semplice gusto di farlo, senza pressioni di alcun tipo.
«Così, se dal principio mi era passata la voglia delle competizioni, ho iniziato poi a prendere sempre più gusto alla corsa e quella voglia mi è tornata di nuovo.»
 
E ti sei lanciata a capofitto nella corsa in montagna, giusto?
«Esatto. Corro per il Lagarina Crus Team e ho cominciato a fine aprile dell'anno scorso con le gare. Adesso sono allenata da Davide Parisi che mi sprona sempre a fare del mio meglio.
«La competizione mi piace, mi carica e mi dà stimoli a cui non potrei rinunciare. Le prime gare non ho raggiunto il podio, considera che io correvo da poco e contro giovani che si allenavano da anni con una preparazione chiaramente molto migliore rispetto alla mia.
«Sapevo, quindi, che dovevo allenarmi ancora tanto per raggiungere il livello che avrei voluto.»
 

PizTriVertikal Malonno 2020. Prima gara post Covid per Carlotta, vittoria junior.
 
È stata un'ascesa costante da allora in poi?
«A dire il vero no. O meglio, ho cominciato sì con le prime vittore, la prima ad agosto 2019 con il Trofeo Panarotta, seguita da altre gare in cui mi sono piazzata molto bene e che mi hanno dato soddisfazione, addirittura vincendo a settembre il titolo provinciale assoluto corsa su strada, che mi ha dato una carica pazzesca.
«Tuttavia, ho passato poi un periodo difficile perché mi sono infortunata e sono rimasta ferma da inizio novembre fino a fine dicembre. Mi ha sostenuto, però, la volontà di guardare sempre avanti e, con la testa dura che ho, di cercare di dare sempre di più soprattutto dopo ogni momento negativo.
«Quando il medico mi ha dato il via libera per poter ricominciare a correre mi trovavo in Oman, in viaggio di Natale con mio papà. Io le scarpe da corsa in valigia le avevo messe, che non si sa mai, perché la speranza è l'ultima a morire! Da lì ho ricominciato a correre sempre più alla grande.»
 
Con il lockdown come sei riuscita ad allenarti?
«Per me è stata una fortuna vivere in montagna dove sono quotidianamente in mezzo alla natura. Considera che il giro dei vigneti di proprietà della mia famiglia che circondano casa mia misura in totale un chilometro, quindi sono riuscita ad allenarmi discretamente anche durante il periodo di isolamento.
«Ho rinforzato tantissimo la muscolatura dando modo al mio corpo di riprendersi al meglio dopo l'infortunio.
«Finito il lockdown, oltre a fare la maturità al liceo scientifico Rosmini di Rovereto, mi sono allenata tanto in bicicletta, pratica che mi era mancata durante i mesi di chiusura forzata in cui giravo come una trottola in mezzo alle vigne.»
 

Pianto di gioia per il campionato italiano, emozione indescrivibile.
 
E per quanto riguarda le competizioni?
«Ho ripreso ad allenarmi seriamente con la corsa quando sono entrata nel team Hoka, che da questa stagione è il mio sponsor ufficiale. Da quel momento in poi sono cominciate le gare, la prima ad agosto, con il Piztri Vertikal di Malonno, in provincia di Brescia, dove sono arrivata quindicesima a livello assoluto e prima della mia categoria.
«Questa è stata davvero un'esperienza dove per la prima volta mi sono trovata sulla linea di partenza con campionesse a livello mondiale.
«È seguita poi la corsa in montagna Junior donne, a Susa, dove sono arrivata prima, successo che mi ha dato la carica giusta per affrontare la gara più importante, i Campionati Italiani Juniores di corsa in montagna.»
E quella gara ha rivelato a tutti quanto sei forte, perché a sorpresa sei stata tu a conquistare la medaglia d'oro. Domanda di rito: come hai vissuto quel momento?
«Guarda, non ci credevo nemmeno io. Come ti dicevo, prima della gara la mia speranza era di arrivare dopo alcuni grandi nomi di campionesse che ero sicura che non sarei mai stata in grado di superare. Insomma, puntavo più o meno al quarto posto.
«Quella gara, però, è stata la prima dove mi sono concentrata davvero su me stessa cercando di dare il meglio e riuscendo a superare i miei limiti. Quando mi sono trovata davanti a tutti e mi sono resa conto che potevo farcela, ho cominciato a tirare come una matta.
«Mi ricordo solo che gli ultimi duecento metri non ce la facevo più a mettere un passo dopo l’altro, volevo sdraiarmi per terra, ero sfinita e quando ho tagliato il traguardo sono caduta e mi sono messa a piangere, non sapevo cos'altro fare.
«È stata un'emozione unica e incredibile, non mi sembrava ancora vero e quando ho visto che anche alcune mie care amiche sono arrivate a raggiungere ottime performances, ho vissuto una doppia emozione.»

Quali sono adesso i tuoi progetti per il futuro?
«In novembre - Covid permettendo, perché tutto è ancora in bilico - ci saranno i Campionati del Mondo a Lanzarote. In qualsiasi tipo di gara ho sempre dato tutto quello che potevo dare e non c'è stata volta in cui non mi sia impegnata al massimo delle mie forze.
«Stavolta però, che alle Canarie rappresenterò il mio Paese che amo profondamente, darò ancora di più, cercando, assieme al mio allenatore, di arrivare a quel giorno in forma perfetta. Ce la metterò tutta e spero che questo sia solo l'inizio di una lunga storia.
«Poi c'è anche il percorso di studi che voglio continuare, mi iscriverò quest'anno a Giurisprudenza. Vedremo come va, per ora sono positiva e ho proprio voglia di buttarmi in tutti i miei progetti. Mai mollare.»

Astrid Panizza – a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precedenti)

Carlotta con Monica, sua amica speciale , supporter ma anche atleta fortissima.

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