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Giovani in azione: Alessandra Fait – Di Astrid Panizza

Dopo il podio nella pistola 10 metri, le emozioni a mente fredda: «Il mio sport è fighissimo»

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Alessandra Fait ha quattordici anni, quell’età in cui si è a metà tra l’età bambina e quella adulta.
È una ragazzina sorridente e spigliata, risponde alle mie domande senza incertezze e mi fa vedere il poligono di tiro assieme a suo padre, Vigilio.
Per entrambi quel luogo è importante, un punto di partenza verso una carriera che se per Vigilio è già avviata (è stato infatti campione olimpionico), per Alessandra è invece ancora all’inizio.
Sono qui, infatti, per cogliere le sue emozioni dopo i Campionati italiani dove durante le finali tenutesi a Bologna tra il 25 e il 29 luglio ha ottenuto la medaglia di bronzo nella pistola sportiva 10 metri ragazzi.


 
Che cosa ha rappresentato per te vincere la medaglia di bronzo?
È stata una soddisfazione grande! Secondo me, non per vantarmi, ma con la preparazione che avevo alle spalle mi sentivo al massimo delle potenzialità, sapevo che avrei potuto dare molto ed arrivare sul podio.
«Nei dieci metri, la disciplina per cui ho vinto, sono forte, mi piace, devo essere veloce e precisa perché da quando mi danno lo start ho sette secondi per sparare il più possibile al centro del bersaglio.»
 
Cos’hai provato mentre sparavi i colpi che ti hanno fatto vincere? E cosa ti dà questo sport in termini di emozioni?
«Ero tranquilla, come se sparassi adesso. Ho seguito i passi di sempre: caricare, sparare e via così. Con il tempo ho imparato ad essere il più calma possibile, a concentrarmi solo in quello che sto facendo in quel momento, sparare per centrare l’obiettivo, lascio tutto il resto fuori, perché anche un minimo tremolio della mano potrebbe farmi sbagliare la traiettoria.
«Per quanto riguarda le emozioni in generale, è uno sport che mi libera la mente, mi piace e sono felice anche solo quando sparo in allenamento, è una grande passione.»
 

 
Quando hai iniziato a gareggiare? E perché hai scelto questa disciplina sportiva?
«L’idea di iniziare con questo sport mi è stata data dal fatto che mio papà lo pratica e quindi volevo anche io sentire le emozioni che si provano. A dieci anni quindi ho cominciato, mi sono iscritta ed ho iniziato a sparare con la pistola ad aria compressa.
«La prima gara l’ho fatta già quell’anno, quando mi sono qualificata per il torneo giovanissimi a Napoli. Sono arrivata quinta, ma l’anno successivo sono salita invece sullo scalino più alto del podio.
«È stata una sorpresa, non me l’aspettavo e sono rimasta davvero soddisfatta.»
 
Quanto ha influito il fatto che tuo papà fosse un atleta importante nello stesso sport che pratichi?
«Non saprei, perché non è mai stata una cosa strana per me, è la normalità. Non ha influito, pensa che quando sono nata mio papà era alle Olimpiadi, e poi quando avevo quattro anni è partito di nuovo.»
 

 
La pistola sportiva non è uno sport popolare, soprattutto tra i giovani come te, perché?
«Purtroppo questi tipi di sport spesso non sono ben visti, per il fatto che si usano armi (che di fatto sono attrezzatura sportiva e non armi vere e proprie). Fino alla maggiore età i ragazzi come me usano pistole ad aria compressa che non hanno potere di fare male a nessuno.
«Le pistole vere e proprie potrò usarle dopo aver compiuto diciotto anni ed aver svolto un percorso per poterle maneggiare in sicurezza raggiungendo un autocontrollo.
«Ragazzi che vengono a provare ogni anno ce ne sono, ma quelli che poi cominciano un percorso e rimangono non sono molti, è uno sport selettivo, ci vuole costanza e passione.»
 
Pensi che nel futuro porterai avanti questo sport facendone un lavoro oppure hai qualche altro sogno nel cassetto?
«Di sicuro continuo a studiare, in futuro vorrei fare la veterinaria. Questo sport lo ritengo un hobby, io mi alleno e se mi qualifico per qualche gara sono felicissima, ma per me non è un lavoro e non credo lo sarà in futuro, è una passione, ecco, quello sì.»
 

 
Qual è il prossimo traguardo che vorresti raggiungere?
«Le Olimpiadi, punto a fare sempre il meglio, ad arrivare almeno a campionati importanti, però è chiaro, il sogno di ogni atleta è quello di arrivare fino in cima.»
 
Quante volte alla settimana ti alleni?
«Di solito il Poligono apre il martedì e il giovedì sera e vengo ad allenarmi in quei giorni. Quando ho delle gare da preparare vengo anche di sabato. Mi alleno di solito con i miei compagni di squadra e siamo guidati e supervisionati dai nostri allenatori: mio papà (Vigilio Fait), Giancarlo Tosi e Roberto Rosà.»
 
Riesci ad unire facilmente il tuo impegno sportivo con quello della scuola e vedere anche i tuoi amici?
Mi impegno principalmente a studiare e ad allenarmi, me la vivo serenamente. Per quanto riguarda gli amici, a volte il week end vado a cavallo assieme ad una mia amica, quindi anche quello rappresenta uno svago.
«Non mi pesa per niente il mio sport, anzi, è fighissimo!»
 
Astrid Panizza - a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precedenti)

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