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Giovani in azione: Elena Peterlana – Di Astrid Panizza

«Come Svezia e Corea hanno cambiato la mia visione del mondo»

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Incontro Elena Peterlana attraverso lo schermo del mio computer, nella sua camera da letto a Seul, in Corea del Sud.
Quando qui in Italia è pomeriggio, dall'altra parte del mondo è sera.
Elena ha 24 anni e viene da Villazzano, ma è studentessa all'Uppsala University, in Svezia, da dove però è partita ad agosto per un periodo di studio in Corea del Sud.
La sua storia comincia da Trento, dove conclusa la triennale in Studi Internazionali, decide di costruirsi un background di esperienza nel campo della cooperazione facendo un anno di servizio civile con una ONG che si occupa di questo tema in territorio vietnamita.


 
Quando hai deciso poi di partire per la Svezia?
«A dire il vero l'anno di servizio civile mi è servito per poter iscrivermi all'Università in Svezia e fare la certificazione linguistica per poter essere ammessa. Ci sono voluti un sacco di documenti, una burocrazia lunghissima che non ti dico.
«Poi quando sono usciti i risultati ero contentissima! Sono partita per la Svezia a fine agosto 2017, e ho iniziato così il corso in Sustainable Development (Sviluppo Sostenibile).
«Quest'estate ho frequentato una Summer School che si divideva tra Cipro e Bulgaria e appena finita quest'esperienza sono partita per la Corea dove sto frequentando il primo semestre del secondo anno.»
 
Come vedi il tuo percorso accademico, soprattutto studiando un ambito così attuale come lo Sviluppo Sostenibile?
«Quando ho iniziato non sapevo bene cosa aspettarmi, forse credevo fosse uno studio più circoscritto a determinati argomenti, ma il programma è invece molto ampio, fatto apposta per spaziare tra numerosi ambiti, per fare il modo che lo studente si focalizzi più su ciò che più gli interessa.
«Io ho scelto di seguire corsi in dipartimenti diversi, perché secondo me più si impara, più ci si rende conto che c'è da imparare. Per farti capire seguo un corso di salute ambientale globale, uno in ecologia urbana, un altro in geografia delle zone in via di sviluppo.
«Credevo, quando ho iniziato questo corso magistrale, di ricevere risposte alle mie mille domande. La realtà, invece, è che le domande sono aumentate. Mi sono sentita un po' destabilizzata per la vastità delle sfide che il cambiamento climatico comporta.
«Però allo stesso tempo le domande, oltre a darti modo di capire quanto lavoro ancora ci sia da fare, creano un barlume di speranza, perché confrontandosi con i compagni si apre un mondo, capisci che da fare c'è e tanto.»
 

 
Come ti ha cambiato il tuo percorso? Sia a livello accademico che umano.
«Il mio motto è: Ogni esperienza è come un pezzo di carta, alimenta il fuoco della tua vita.
«Nel momento in cui tu decidi di lasciarti coinvolgere da un'esperienza, indipendentemente da dove sei, che sia qualcosa di grande o piccolo, ti arricchisce. Questo è importante perché secondo me non c'è bisogno di fare qualcosa di grande per imparare.
«Nella mia esperienza personale, andare in Svezia mi ha fatto notare quanto posso fare nel mio piccolo, perché lì c'è veramente tanta attenzione a molti argomenti che in Italia sono trascurati. In primis alle abitudini alimentari, non c'è nessun metro di esclusione, anzi, è facilissimo essere vegetariano o vegano. Poi mi ha colpita anche il movimento femminista, molto attivo.
«Venendo qui in Corea sono entrata in un mondo totalmente diverso, non è sempre tutto facile ma mi dà molti stimoli per andare avanti.
«Una differenza radicale che ho notato da Svezia a Corea è il trattamento accademico: in Svezia il giudizio è l'ultima cosa che interessa, è molto più importante la condivisione delle opinioni e delle esperienze.
«In Corea invece l'ambiente è molto più competitivo, i voti contano tantissimo. Sono due esperienze molto diverse ma che mi hanno dato tanto, mi hanno aperto gli occhi su mondi che vivono con prospettive quasi opposte.
«Mi sembra di aver vissuto così tanti cambiamenti e che ci sia così tanto ancora da imparare, che se non l'avessi provato sulla mia pelle non ci crederei.»
 

 
Pensi di ritornare in Italia?
«Non lo so, è difficile da dire perché dipende tanto dal lavoro e dalle opportunità che ci sono. Penso ci siano più possibilità di trovare lavoro fuori dall'Italia, nella mia testa una buona percentuale di scelta tende già all'estero. Ma non chiudo nessuna porta, adoro il Trentino come territorio e mi piacerebbe tornare a viverci.
«La speranza, comunque, è andare al lavoro e a fine giornata poter pensare Ho migliorato qualcosa
 
Cosa speri per il futuro del pianeta?
«Mi piacerebbe come augurio che le persone capissero che l'individuo ha delle scelte e ogni scelta ha un peso. Ognuno di noi ha una forza e con le scelte personali possiamo fare tanto per la sostenibilità, che sia ambientale o sociale, anche se ogni tanto non ci rendiamo conto dell'impatto che le nostre decisioni hanno.»
 

 
Spesso quando si legge di ragazzi che vanno all'estero o fanno esperienza si può pensare «mi piacerebbe, ma non me lo posso permettere», cosa puoi dire al riguardo? Come sei riuscita a fare esperienze così uniche?
«Capisco benissimo come ci si possa sentire, ed è vero, può essere dura, ma con borse di studio, risparmi e lavoretti (mi sono ritrovata a fare lavori di qualsiasi tipo sia in Italia che in Svezia) certi sogni possono diventare realtà.
«Quindi il consiglio che mi viene da dare è quello di non mollare. Tutti hanno il diritto a sognare e dunque a perseguire l'istruzione che preferiscono , e sono più che felice di dare una mano o rispondere a domande nel caso qualcuno avesse dubbi o curiosità riguardo alle proprie possibilità e agli aiuti economici che ci sono per studiare all'estero.
«Se si vuole fare esperienze fuori dall'Italia la possibilità c'è, basta informarsi e cercare!»

Astrid Panizza – a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precedenti)


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