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Giovani in azione: Carlo Orlando – Di Astrid Panizza

L’aiuto informatico (con un sorriso), quello che a volte ci può salvare la giornata

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Carlo Orlando è titolare dello studio «AssistenzaOC» di Rovereto, idea nata per dare assistenza informatica a 360 gradi a tutto ciò che riguarda il telefonino, ma non solo la riparazione.
«Magari mi capita la persona anziana che non sa salvare un contatto, oppure qualcuno che pensa di avere cancellato per sbaglio qualche file o l’intera rubrica», – mi spiega Carlo in esordio d’intervista.

Cose basilari, quindi, per saper usare il cellulare anche da coloro che non sono degli esperti, ma anche una professionalità che va dalla vendita e installazione di periferiche di ogni genere, rimozione dei virus, backup e ripristino dati, fino all’assistenza informatica e alla vendita di computer assemblato su misura.

Si tratta, come si avrà capito, di un’ampia gamma di servizi che questo giovane tecnico offre alla sua ormai affezionata clientela.
Tuttavia, se il suo lavoro non è l’unico del genere in città, sicuramente è uno dei pochi in cui chi varca la porta trova sempre un sorriso oltre alla professionalità che ci si attende.
Vediamola insieme la sua storia.


 
Carlo, qual è il tuo background, la strada che ti ha portato fino ad aprire un negozio di tua proprietà?
«Sono partito da un diploma di Tecnico informatico ottenuto presso l’Istituto Tecnico Industriale di Rovereto. La strada, dunque, era quella anche se appena finita la scuola ho lavorato per Manifesta 7 come responsabile alla manutenzione.
«Ero appena diplomato e prima di buttarmi nel mondo dell’informatica mi è andato bene anche questo intermezzo come lavoratore dipendente. Guardando quindi alla mia formazione, per un po’ l’ho lasciata da parte.
«Finito questo lavoro sono tornato al mio primo amore: l’informatica, appunto. Per nove anni ho lavorato in una ditta di Mori. Praticamente le stesse cose che faccio ora, le facevo lì da loro.
«Ad un certo punto, però, le nostre strade si sono separate e ho deciso di prendermi un periodo per staccare e per capire veramente se volessi trovare un altro lavoro, oppure fare il grande passo di mettermi in proprio. Ho fatto delle valutazioni e ho scelto quest’ultima strada.
«Ormai sono due anni e mezzo.»
 
Era quindi il momento giusto per aprire la tua attività?
«Sì, anche se in realtà se aspetti il momento giusto per metterti in proprio, quello non arriverà mai. Bisogna farsi coraggio e dire Mi lancio!.
«Ci sarà sempre qualcosa, a volte qualche scusa, che ti impedirà di metterti in proprio: dai costi iniziali, alle tasse, dal rischio d’impresa, agli amici e magari ai famigliari che cercano di toglierti dal pensiero. Tutti eventi interni ed esterni che cercano di farti demordere.
«Sai cosa ti dico? Che il momento giusto capita quando, alzandoti la mattina, te lo senti dentro. Ed è allora che bisogna agire.
«Non ho mai chiesto un prestito alla banca, mi sono semplicemente arrangiato: il bancone, ad esempio, l’ho comprato a un’asta giudiziaria e me lo sono montato da solo. Poi, essendo informatico, tutta la rete l’ho fatta io assieme ad altri colleghi. Un pezzettino alla volta, piano piano.
«E va bene così, è anche una soddisfazione pensare di costruirsi da soli e crescere con il tempo. Piuttosto che avere già tutto pronto, tutto perfetto e pensare magari solo all’apparenza, ho puntato sulla sostanza, su quello che davvero mi serviva per iniziare.»
 
Com’è il rapporto con i tuoi clienti?
«Guarda, ho sempre scelto di essere trasparente con chi entra nel mio negozio. In una realtà piccola come quella del rione di Borgo Sacco, più che la vendita le persone vengono per l’assistenza e qui trovano, per così dire, un lavoro a vista e in tempo reale.
«Questo proprio perché chi ha dei dati personali sul telefono che siano foto dei bambini oppure documenti di lavoro, sono tranquilli nel vedere tutto il processo che comporta il mio intervento.
«Il fatto poi che il cliente possa vedere quello che effettivamente faccio, secondo me premia, nel senso che in questo modo chi viene nel mio negozio sa quello che faccio.»
 
Come è stato iniziare?
«Iniziare è stato un calvario, purtroppo. Molto difficile perché dopo essere rimasto disoccupato, la burocrazia mi ha messo i piedi tra le ruote e non ho ricevuto neppure alcun tipo di contributo.
«Il locale che avevo trovato per aprire la mia attività era senza riscaldamento e il primo inverno ho lavorato al freddo, con un fornelletto, tenendo sempre la giacca. Non era bello nemmeno per i clienti che arrivavano perché avranno pensato: ma guarda te, questo ragazzo ha appena aperto e lavora con il giaccone.
«In definitiva posso dire che all’inizio, tutto quello che poteva andare storto è andato proprio storto.
«Poi con il passare del tempo è stato montato il riscaldamento e ho imparato a confrontarmi con i bilanci, le spese e le entrate, come fare a rapportarmi con i fornitori, che materiale usare e così via.
«Passo dopo passo, quindi, sono arrivato ad avere anche l’aria condizionata, mi sono fatto il logo aziendale, ora ho un sito internet professionale, la pagina Facebook e il canale Instagram. Quindi sono partito in maniera avventurosa e complicata, ma poi via via ho ingranato la marcia giusta.»
 
Se tornassi indietro rifaresti tutto allo stesso modo?
«Sì, certamente, ne vale la pena, ci sono tante soddisfazioni. Magari c’è il fastidio di essere chiamati anche di domenica, però dall’altra parte penso: Cavolo, ci sono aperti i centri commerciali. Questo significa che se qualcuno sceglie di chiamare me vuol dire che svolgo bene il mio lavoro e che hanno fiducia in quello che faccio per loro.
«Poi, come in tutte le cose e in tutti i lavori, ci sono i pro e i contro, ma quello che è importante nel mio è che decido per me stesso e quello è decisamente un grande pro. Per farti un esempio, d’estate apro alle 9.30 la mattina e il pomeriggio alle 16.00 perché l’affluenza è minore.
«Da dipendente questo non potrei assolutamente farlo. Poi, è chiaro che come libero professionista dovrò lavorare fino a 70 anni, probabilmente… ma almeno adesso mi gestisco come meglio credo!
«La vita è una e ammazzarsi di lavoro decisamente non ne vale la pena. Poi, se c’è da lavorare sono il primo che torna a casa tardi quando c’è finire quello che ho in ballo, ma gestire il proprio tempo al meglio è la cosa migliore, una cosa che non ha prezzo.»
 
Quali sono i tuoi progetti futuri?
«Dall’anno prossimo vorrei costituire una specie di cooperativa per poter aiutare determinate persone per i piccoli interventi di ogni giorno in modo che tesserandosi e pagando una quota fissa non debbano poi spendere altre cifre se hanno bisogno di assistenza nel corso dell’anno.
«Per ora è solo un’idea e devo capire se è realizzabile o meno, fornire però assistenza costante alle persone che hanno bisogno di aiuto tecnologico è stato un pensiero che ho sempre tenuto in debita considerazione.
«Andare incontro al cliente per dargli maggiori servizi al minor costo, significa per me la tranquillità di un’attività basata sulla fiducia. Che tradotto in altre parole, vuole anche dire una buona garanzia per il mio lavoro in futuro.»

Astrid Panizza – a.panizza@ladigetto.it
(Puntate precedenti)

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