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Pinot Grigio a «stelle e strisce» – Di Giuseppe Casagrande

Il Consorzio Vini Doc delle Venezie brinda con il Pinot Grigio che registra un boom di vendite negli Stati Uniti. Bene anche Regno Unito, Canada e Germania

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Albino Armani, presidente del Consorzio Vini Doc delle Venezie.

È stato ribattezzato il Pinot a «stelle e strisce» per il boom di vendite negli Stati Uniti, senza peraltro dimenticare (parlando di mercati internazionali) il Regno Unito, il Canada e la Germania.
Un boom che è studiato nelle università come un vero e proprio «fenomeno».

Stiamo parlando del Pinot Grigio e del Consorzio Vini Doc delle Venezie che nei giorni scorsi presso la Fondazione Edmund Mach ha fatto il punto della situazione nel corso di un convegno dal titolo emblematico «Maturi per crescere. Origine, stili e mercati del Pinot Grigio delle Venezie».
Era il primo di due appuntamenti tecnici rivolto in prima battuta ai produttori della Denominazione.
Il secondo incontro si terrà domenica prossima 12 giugno in Friuli, a San Vito al Tagliamento, per chiudere poi il ciclo a fine anno in Veneto.

 

Flavio Inncenzi, direttore del Consorzio Vini Doc delle Venezie.
 
 Un Consorzio dinamico: presidente Albino Armani, direttore Flavio Innocenzi  
A soli sei anni dalla sua creazione, il Consorzio di Tutela, presieduto da Albino Armani affiancato dal direttore Flavio Innocenzi, è testimone di importanti risultati raggiunti grazie all’impegno costante di un autorevole Consiglio di amministrazione e di una squadra entusiasta, sempre in prima linea e convinto della bontà di questo progetto.
Il Consorzio si impegna quotidianamente e con tutti gli strumenti di promozione e informazioni necessari affinché la Denominazione d’Origine delle Venezie DOC, oggi la più estesa a livello nazionale nonché vino bianco italiano più esportato – soprattutto negli Usa, nel Regno Unito e in Germania – diventi il fattore più importante nella selezione di un Pinot Grigio a livello internazionale, facendo leva sulla sua unicità, legando la sua immagine a tutti i valori intrinseci di storia e cultura che la contraddistinguono e che la legano al Nordest italiano.
Non solo. Chiave di volta sarà renderlo sempre più attraente per il consumatore globale, sfruttando il suo stile riconoscibile, versatile, fresco e accessibile, ma anche e soprattutto attraverso le sue diverse espressioni e tipologie: bianco, ramato e spumante, fattori che nessun’altra produzione mondiale della varietà può vantare.
 

 
 Il Triveneto detiene il primato dei vigneti (87%) e il 41% della produzione mondiale  
L’appuntamento trentino è stato moderato dal giornalista Antonio Boschetti, direttore de «L’Informatore Agrario».
L‘incontro si è aperto con l’introduzione del direttore del Consorzio delle Venezie, Flavio Innocenzi, che ha raccontato come questo convegno intenda descrivere il percorso di qualificazione distintiva che la Denominazione Delle Venezie sta compiendo sul piano qualitativo e comunicativo.
Un percorso intimamente legato al territorio di appartenenza e nel quale ognuna delle tre regioni, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto, gioca un ruolo di primo piano nel contribuire alla definizione di un’identità collettiva.
Per comprendere il "fenomeno" Pinot Grigio Italia è sufficiente evidenziare che dei 67mila ettari mondiali vitati a questa varietà, la metà sono ubicati in Italia (47%), in particolare nelle Tre Venezie che detengono il primato con l’87% dei vigneti. Il Triveneto detiene così il 41% della produzione mondiale.
 

 
 La lectio magistralis del prof. Francesco Spagnolli: origini e virtù del Pinot Grigio  
Il convegno è stato aperto da un intervento del professor Francesco Spagnolli, per 20 anni preside e dirigente presso la Fondazione Edmund Mach:una applauditissima lectio magistralis sul Pinot Grigio, a partire da origini e virtù della varietà coltivata nell’area delle Venezie.
«C’è unanimità di vedute sull’origine del Pinot Grigio – ha detto – si tratta di una mutazione gemmaria di un antico vitigno, il Pinot Nero.
«Molti aspetti colturali e compositivi del mosto come zuccheri, acidità titolabile, rapporto acido malico/tartarico e anche il colore stesso dell’uva - dovuto alla sintesi localizzata di antociani a livello delle cellule epidermiche - ne fanno un vitigno con grandi potenzialità per essere elaborato come vino bianco o rosato, a gusto fruttato, con aromi fermentativi per lo più di pronta beva.»
Il professor Spagnolli ha chiuso il suo intervento portando l’attenzione sul rapporto climatico e pedologico tra altitudine e latitudine: il Pinot Grigio del Nordest, infatti, cresce all’altezza del 46° parallelo, grado che dà i natali a grandi vini riconosciuti a livello internazionale e che taglia a metà proprio il Triveneto.
 

 
 Il cambiamento climatico impone adattamenti e nuove esigenze produttive  
Dopo la presentazione introduttiva della varietà, sono state approfondite le tematiche sulla gestione del vigneto con focus sulle nuove esigenze produttive del Pinot Grigio del Nordest, che, come ha raccontato Maurizio Bottura, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach, raggiunge oggi l’87% dei 32mila ettari nazionali destinati alla varietà (su un totale mondiale di 67 mila ettari).
«Il Pinot Grigio è un vitigno mediamente sensibile alla peronospora e potenzialmente molto soggetto all’oidio, soprattutto nelle aree collinari, alle tignole, alla botrite e ai marciumi acidi, proprio per la naturale compattezza del grappolo.
«Sulla flavescenza dorata, in particolare, è stata fatta una raccolta di campioni dal 2001 al 2021 passando da un’incidenza del 9 al 21%.
«Risultano quindi fondamentali gli odierni studi clonali e sperimentazioni che vertono su dimensione e livelli di sensibilità per garantire in prima battuta una maggior salubrità della vite, ma anche un miglioramento dal punto di vista enologico.
«Ad esempio interventi sulla riduzione del numero di acini per diminuire l’incidenza della botrite, come la sfogliatura che favorisce la pulizia del grappolo o l’utilizzo di gibberelline per l'allungamento grappolo. Infine ci troviamo a fare i conti con il cambiamento climatico che impone adattamenti e nuove esigenze produttive, come una gestione attenta della maturazione contrastando l’anticipo delle fasi fenologiche ed avere mosti meno zuccherini e con maggiore acidità.»
 

 
 L'aumento di 2 gradi della temperatura e il problema dell'irrigazione  
Sono seguite due relazioni su tematiche legate al cambiamento climatico e all’irrigazione della vite in Trentino e alle tecniche di vinificazione volte alla valorizzazione del Pinot Grigio, aperte da Stefano Corradini, responsabile del Dipartimento di Agrometereologia dell’Istituto di San Michele all’Adige:
«La vite è una pianta mediterranea che sopporta abbastanza bene lo stress idrico ma molto dipende dalla tipologia di prodotto che si vuole ottenere.
«Il Pinot Grigio nelle sue diverse varianti commerciali prevede uno stresso idrico lieve o medio e quindi è opportuno integrare l'acqua meteorica, se necessario, con l'irrigazione. Irrigare bene e senza sprechi necessita di conoscere, oltre all'obiettivo produttivo, anche le caratteristiche del suolo dove la pianta dimora e le condizioni meteo.
«Con queste informazioni i modelli matematici come lo «SWAB» (soil water advanced budget), sviluppato alla Fondazione Mach, aiuta ad effettuare un'irrigazione corretta.
«Tutto questo va inserito in un contesto di cambiamento climatico che richiederà particolare attenzione all'uso dell'acqua nel prossimo futuro visto che i diversi scenari sono generalmente concordi nel confermare un aumento della temperatura – di circa 2 gradi su tutte le quote come dimostrano dati raccolti in Trentino dal 1984 al 2022 – e una diversa tipologia delle precipitazioni sia in termini di quantità che distribuzione nel periodo vegetativo.»
 

 
 L'enologo trentino Loris Cazzanelli: «Le nuove tecniche di vinificazione»  
Loris Cazzanelli, enologo e rappresentante Giovani Assoenologi del Trentino, ha raccontato come il consumatore odierno sia sempre più attento e conoscitore del mondo enoico, di come sia alla ricerca di vini che ricordino la tradizione, ma che siano realizzati secondo uno stile originale interpretato in chiave moderna.
«Quando si parla di Pinot Grigio la grande maggioranza dei consumatori si aspetta di trovare un vino dal colore tenue, giallo paglierino, con profumi floreali, note fruttate di pera e di mela – tipici aromi fermentativi e varietali – agrumi e in bocca grande freschezza e sapidità. Insomma un sorso che chiama immediatamente il successivo.
«Ma ci sono altri stili che potrebbero intrigare il pubblico.
«Negli ultimi anni abbiamo studiato e testato nuove tecniche di vinificazione, con lo scopo di dare nuove interpretazioni al Pinot Grigio, rispettando però le sue caratteristiche peculiari, come la stabulazione a freddo che va a valorizzare il potenziale aromatico delle uve (invece inespresso da altre tecniche), senza il rischio di eccedere nell’estrazione dei composti fenolici rispetto alla variante criomacerata dalle bucce.»
 

 
 Le certificazioni dei vini delle Venezie: una tutela per i consumatori  
Si è poi passati ad un’analisi sugli andamenti delle certificazioni dei vini delle Venezie DOC a cura di Denis Giorgiutti, direttore di Triveneta Certificazioni, organismo di controllo che gestisce annualmente volumi di quasi 2 milioni di ettolitri imbottigliati di DOC delle Venezie e oltre 200 milioni di contrassegni di Stato apposti su ogni singola bottiglia, con una base produttiva di circa 15 mila ettari (di 27 mila a Pinot Grigio potenziali del Triveneto).
Sono 6.141 viticoltori, 574 vinificatori, 363 imbottigliatori, di cui una trentina esteri, che accettano di apporre il contrassegno sulle loro bottiglie.
«Sono i numeri – ha ribadito Giorgiutti – di un Servizio a Garanzia del Consumatore e della qualità dei Vini del nostro Territorio.
«Triveneta Certificazioni nasce nel 2016 dall’esperienza degli Organismi di Controllo del Triveneto con l’incarico di gestire la tracciabilità e il controllo dei vini DOC delle Venezie: un lavoro di grande importanza per la tutela della denominazione più estesa d'Italia che abbraccia il territorio di 12 Province del Nordest italiano, a forte vocazione vitivinicola.»
 

 
 Sono gli spumanti e i vini bianchi a trainare l’export del BelPaese  
Il convegno si è chiuso con una panoramica sulle dinamiche del mercato internazionale, tendenze e opportunità prese in esame prima da Luca Rossetto, professore Associato dell’Università di Padova che ha esplorato i cambiamenti in atto a livello globale nei segmenti fermi e spumanti, le prospettive di crescita nonché le opportunità e le minacce nei mercati dei paesi importatori, sia tradizionali sia emergenti.
La Francia e l’Italia sono i due principali produttori, formando il 37% della produzione mondiale, nonché le prime nazioni esportatrici di vino al mondo detenendo il 33% dell’export mondiale in volume. A trainare l’export del BelPaese oggi è il segmento degli spumanti, seguito dai bianchi.
I primi partner commerciali dei bianchi veneti restano Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Belgio e Canada che negli ultimi cinque anni hanno visto crescite percentuali fino a tre cifre dove il Pinot Grigio (55-60% dei vini bianchi certificati) è il principale driver di crescita.
«Questi sono inseriti nei cosiddetti mercati "affidabili", diversamente da quelli attualmente "instabili" come la Cina e da quelli "difficili" o "speciali" come Singapore o la Thailandia, legati ai flussi turistici e che soffrono la concorrenza dei vini francesi, australiani o americani.
 

 
 Negli Stati Uniti il Pinot Grigio delle Venezie è uno dei vini più consumati  
Denis Pantini, responsabile Business Unit Agrifood and Wine di Nomisma, ha infine illustrato nello specifico gli andamenti rispetto ai consumi e prospettive per il Pinot Grigio.
«Nell’ultimo decennio, l’export di vini italiani imbottigliati - oltre agli spumanti - ha visto crescere quello di vini bianchi fermi di oltre il 10% in termini di bottiglie, rispetto ad un leggero arretramento dei vini rossi.
«Tra i principali mercati di destinazione figurano gli Stati Uniti, dove il Pinot Grigio delle Venezie rappresenta uno dei vini bianchi italiani più consumati, tanto che nel canale off-trade americano, 1 bottiglia su 5 di Pinot Grigio venduta nel 2022 era collegata alla denominazione.»
Negli Stati Uniti il Pinot Grigio è il quarto varietale più venduto e la quota di mercato delle Venezie rispetto alla tipologia è pari al circa il 20% sul 40 per cento totale di Pinot Grigio italiano venduto. Numeri importanti che confermano la denominazione come pilastro della produzione e dell’export nazionale.
 

Il prof. Francesco Spagnolli durante una pausa dei lavori.
 
 Flavio Innocenzi: «La carta vincente è il legame con il territorio delle Venezie»  
«Vocazionalità produttiva e potenzialità di individuazione di stili distintivi a livello enologico, ma anche potenzialità di crescita di mercato sono le parole che vorrei rimanessero impresse a chiusura di questo convegno, – ha commentato Flavio Innocenzi. – Siamo nel pieno delle nostre attività promozionali in giro per il mondo.
«Ora più che mai è necessario evidenziare il legame con il territorio delle Venezie - di cui il Trentino è parte fondamentale - attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale comune, il rafforzamento dell’unità territoriale, la consapevolezza di condividere un Denominazione d’Origine fortemente apprezzata nei mercati mondiali.»
Al temine dei lavori i produttori, i relatori, gli insegnanti e gli studenti della Fondazione Edmund Mach hanno avuto l'opportunità di degustare 17 cloni di Pinot Grigio vinificati in purezza partendo da un progetto realizzato in collaborazione con CREA e Regione Veneto.

In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – g.casagrande@ladigetto.it

Il dott. Maurizio Bottura, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico della Fem.

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