Sicilia, al via la vendemmia 2024 – Di Giuseppe Casagrande
Raccolti, con un anticipo di 12 giorni per colpa del caldo e della siccità, i primi grappoli di Pinot Grigio. Poi toccherà a Sauvignon Blanc, Moscato e Chardonnay
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Con un anticipo record di almeno 12 giorni per colpa dei cambiamenti climatici, in particolare del caldo e della siccità, ieri in Sicilia ha preso ufficialmente il via la vendemmia 2024.
Il clima anomalo di quest'anno ha spaccato l'Italia a metà con piogge disastrose al Nord ed emergenza siccità al Centro-Sud.
La prima cantina a dare il via alla vendemmia è stata la cantina Settesoli di Menfi (Agrigento), una delle cantine più importanti della Sicilia e del BelPaese, una realtà cooperativa che dispone di una superifice di 6.000 ettari di vigneto tra Selinunte, il Parco Archeologico più grande d’Europa, e la vigna più vicina al mare del mondo, a due passi dalla Riserva Naturale della Foce del Fiume Belìce.
Tra i filari della Cantina Settesoli si è iniziato con la raccolta de primi grappoli di Pinot Grigio. Poi toccherà allo Chardonnay, al Sauvignon Blanc e al Moscato. Più tardi ancora saranno vendemmiate le altre varietà, in particolare i vitigni a bacca rossa.
Annata anomala con germogliamento precoce e mancanza di precipitazioni
I responsabili della Cantina Settesoli hanno comunicato che nell’autunno 2023 e nell’inverno 2024 le precipitazioni sono state significativamente inferiori alla media stagionale, con soli 250 millimetri di pioggia sui consueti 500-600 millimetri. Inoltre, le limitate riserve idriche nei vigneti, combinate ad un’estate iniziata precocemente già a maggio con temperature elevate hanno accelerato tutte le fasi fenologiche della vite.
«Abbiamo osservato - si legge nel comunicato - un germogliamento precoce con un anticipo di 10 giorni, seguito da una fioritura precoce alla fine di aprile e da un’invaiatura altrettanto anticipata. Questi fattori hanno reso necessario anticipare la vendemmia di 12 giorni sugli anni precedenti. Il clima caldo mediterraneo ha tuttavia creato condizioni ostili allo sviluppo di malattie, con una totale assenza di oidio, peronospera e botrite e di conseguenza. Le uve si presentano in uno stato eccellente e sano. Grazie all’escursione termica registrata fino a poche settimane fa, ci aspettiamo vini caratterizzati da una buona mineralità e acidità, qualità che ci permetteranno di mantenere l’alto standard dei nostri vini.»
Pesa come un macigno la mancanza di acqua per l’irrigazione dei vigneti
Comunque, se caldo e clima secco hanno evitato la diffusione di malattie fungine, pesa come un macigno il problema della siccità e la mancanza di acqua per l’irrigazione dei vigneti, sottolinea l'organizzazione di Agricoltori Italiani della Sicilia Occidentale. E così, se in gran parte delle province di Palermo e Trapani si va verso una vendemmia di qualità, con uve sane, alcune aree sono invece in fortissima difficoltà e accusano perdite che vanno dal 50% al 70%. È il caso dei 5.000 ettari di terreni dell’areale di Mazara del Vallo servito dalla diga Trinità, dove in queste settimane è stata garantita solo l’irrigazione di soccorso.
«Dopo il 2023 funestato dal massiccio attacco della peronospora - ha dichiarato Camillo Pugliesi, presidente della Cia - siamo riusciti a superare le conseguenze della siccità, in diverse zone, grazie alla presenza dei laghetti privati. Ma dobbiamo anche registrare le gravi perdite che accuseranno i terreni che dipendono dalla diga Trinità. Un invaso che può essere utilizzato solo parzialmente per i problemi che ormai lo accompagnano da anni e che non sembrano di semplice soluzione. Dalle sue acque dipendono centinaia di aziende che ora devono essere sostenute. È fondamentale, quindi, aprire la discussione anche a nuove soluzioni, che possano diventare strutturali, come l’utilizzo per uso agricolo delle acque reflue dei centri abitati, o attivare con celerità le misure destinate alla realizzazione di pozzi e laghetti aziendali con l'obiettivo di non lasciare di nuovo a secco migliaia di ettari che producono un’eccellenza della Sicilia.»
«Senza acqua siamo costretti a cedere i terreni al fotovoltaico e all'eolico»
Tra Mazara del Vallo e Castelvetrano c’è grande rabbia e frustrazione e i viticoltori chiedono alla politica di intervenire per salvare questo territorio dalla desertificazione.
«Da noi è sempre peggio - confessa il produttore Tommaso Giglio - veniamo dai gravissimi danni del 2023 causati dalla peronospora e dal deficit di irrigazione. In primavera hanno buttato acqua a mare per 45 giorni, noi ci siamo ostinati a coltivare questa terra, ma senza irrigazione la vite non sopravvive. Abbiamo perdite del 70% e non vediamo futuro per queste coltivazioni. Se lo Stato ci garantisce l’acqua noi continuiamo a coltivare queste terre, altrimenti ce lo dicano chiaramente e diamo i terreni al fotovoltaico e all’eolico. Per la sopravvivenza di questo territorio l’irrigazione è fondamentale.»
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande - g.casagrande@ladigetto.it
Giuseppe Bursi, presidente della Cantina cooperativa Settesoli di Menfi (Agrigento).
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