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La «mia» Via de la Plata (2ª puntata) – Di Elena Casagrande

Attraversiamo la Sierra andalusa di Siviglia fino a El Real de la Jara. Camminiamo tra le roverelle, gli oliveti, le fincas con i maiali (los cerdos) che scappano

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Segnavia della Sierra Norte.
(Puntata precedente)
 
Dopo la prima tappa decidiamo di prendere un ritmo diverso, visto che, col sorgere del sole, dopo le 7 del mattino, fa già davvero caldo.
Si parte un’oretta prima, dopo la colazione.
La sera ci si informa e, se non aprirà nessun bar per l’ora della partenza, ci si adegua facendo un po’ di spesa (sempre che vi sia una tienda, un negozio nei fine-tappa, ma non sempre è così!).
 

Castilblanco de los Arroyos - Chiesa del Divino Salvatore.
 
 La Sierra andalusa di Siviglia tra oliveti, fincas, ermitas e... maiali  
Nelle tappe andaluse si attraversano oliveti, colline ed enormi fincas, estese proprietà terriere con casa padronale, frantoio, stalle, cantine ed anche piccole chiesette private o ermitas.
Camminiamo nella Sierra Norte di Sevilla, tra le roverelle (los chaparros), vicino ai maiali del mitico prosciutto iberico de bellota o pata negra, come lo chiamiamo genericamente noi italiani.
Appena i maiali (los cerdos) ci vedono, subito scappano di corsa, sollevando nubi di polvere e terra che ci sporcano senza pietà e che magari ci tocca pure respirare.
 
Talvolta incontriamo i cani di qualche finca: sono un po’ pericolosi, ma l’importante è stare calmi, mantenere una certa distanza (magari con i bastoncini da trekking, senza agitarli e tenendoli bassi, uno davanti ed uno dietro), non guardarli e proseguire lentamente.
Quando non c’è altra soluzione, cambiate strada ed allontanatevi (a me e Teo è successo prima della salita a Radicofani, sulla Via Francigena: avevamo davanti 6 maremmani che non volevano sentire ragioni e che abbaiavano cercando di accerchiarci, abbiamo tagliato per un campo arato e siamo scesi sulla nuova Cassia, la SR 2).
 

Cerdos ibericos - maiali pata negra.
 
 A Castilblanco de los Arroyos mangiamo all'hogar del pensionista  
A Castilblanco de los Arroyos, quando arriviamo nel primo pomeriggio, l’unico posto aperto è l’hogar del pensionista (il circolo pensionati). Lì, ci dice una vecchietta, troveremo da mangiare. Un po’ stupiti ci andiamo.
Sulla strada un signore ci ferma ed insiste per farci vedere il suo garage. È pieno zeppo di antichi strumenti agricoli ed oggetti antichi alle pareti.
Lui ci tiene molto e, dunque, gli diamo la soddisfazione che merita. Poi ci accompagna all’hogar.
Lì ci dà il benvenuto un vecchietto, dietro al bancone, con la sua camicia bianca, immacolata, ben stirata dalla moglie.
Davanti a lui una fila interminabile di piattini per le tazzine del caffè. Si sta preparando all’arrivo dei soci, sta infatti per finire la siesta pomeridiana.
 

Almadén de la Plata - la Torre dell'orologio e la Chiesa di Nostra Signora di Grazia.
 
 Insalata di pomodori, questo de oveja (pecorino), chorizo (salame alla paprika)  
Lì ci viene dato tutto quello che la moglie e lui hanno al circolo: insalata di pomodori, queso de oveja (pecorino), chorizo (il sempiterno chorizo di Spagna, un salame alla paprika, dolce o piccante, dipende) e delle fette di salame con un po’ di pane. Che dire: un menù davvero leggero, viste le
temperature, ma siamo felici di essere stati accolti così.
Ci fermiamo un paio d’ore con loro. Ci raccontano dell’emigrazione che ha sofferto il paese, ci fanno vedere con orgoglio i souvenir che i pensionati raccolgono «perché anche loro viaggiano» e si sta assieme, semplicemente perché si sta bene e perché non c’è nessuna fretta. Finalmente il tempo fluisce lento.
 

La furgoneta dei pompieri di Almadén.
 
 Dormiano all'aperto: nelle stanze del rifugio l'aria è irrespirabile  
Si dorme anche stanotte all’aperto, vista l’afa e l’aria irrespirabile delle stanze del rifugio, sulla terrazza dell’albergue de peregrinos, vicino alla gasolinera (il distributore di benzina) che ci tiene nel frigo l’acqua per il giorno dopo.
Rileggo sul mio diario di viaggio: «Davanti case bianche e fruscii di eucalipti. In lontananza latrati di cani, tanti e… tutti bastardini. Sopra di me un cielo nero pieno di stelle.»
Si suda. Sono a terra su un materassino, in pantaloncini e reggiseno e guardo il cielo. Non c’è una camera più bella al mondo. Mi sento libera e felice.
La mattina seguente decidiamo di partire un po’ prima delle 6, per evitare il caldo. Si attraversa il parco (el Cortijo) del Berrocal (recentemente lo si vede nella pubblicità della Amazon, con la ragazza italiana trasferitasi a Siviglia per gestire un parco di pannelli solari).
È una marea verde di encinas (querce) e flora mediterranea. Un anno, di inverno, oltre ai maiali neri, ci ho visto anche due splendidi cervi.
 

Enry, Isabel, Marie-Luce ed io all'entrata al parco del Berrocal.
 
 Splendido il parco del Berrocal, poi scendiamo ad Almadén de la Plata  
Il parco si ammira bene dal Cerro del Calvario, da cui si scende nel paese di Almadén de la Plata, con la sua torre dell’orologio intonacata di rosso scuro e la Chiesa dietro, bianca e gialla: tutto molto andaluso!
A Luigina si rompono i sandali e in un negozio di alimentari e generi misti, ove sono appesi decine di prosciutti che trasudano e dove ci offrono dell’ottimo salame (salsichón) casero (casalingo), comperiamo un po’ di colla vinilica per cercare di sistemarglieli.
Calzolai pochi, negozi di scarpe ancora meno. Selliamo (timbriamo) la credenziale alla biblioteca municipale, che ha davanti, in piazza, due bei vasconi pieni di pesci enormi che nuotano e ceniamo in un bel ristorantino.
Enrico, per strada, vede passare il fuoristrada dei Vigili del Fuoco e, per lui - che lo è - è un richiamo irresistibile.
Ferma la vigilessa che lo guida e comincia a guardare le dotazioni del mezzo.
«Non ha praticamente nulla, – ci dice sconsolato. – Non so cosa potranno fare nel caso, malaugurato, di un incendio.»
 

Al circolo anziani di Castilblanco.
 
 Ceniamo all'hostal «Casa Concha»: insalata di pollo e carne alla griglia  
In paese c’è il rifugio dei pellegrini ed anche un hostal-restaurante: «Casa Concha».
Lì ceniamo nel comedor (sala ristorante), che il cameriere ci consiglia, perché ha l’aria condizionata: una bella insalata fredda di pollo e della carne alla griglia.
Sedute ai tavolini all’aperto ci sono anche le due pellegrine francesi, Isabel e Marie-Luce, che avevo incontrato alla biglietteria della Cattedrale di Siviglia e che mi avevano chiesto se, vista la mia conchiglia sullo zaino, fossi una pellegrina.
«Certo che sì, – avevo detto loro. – Ci vedremo sicuramente sul cammino.»
Ed è così. Sono molto carine e piacevoli: chiacchieriamo un po’ in spagnolo.
 

Garage del collezionista di Castilblanco.
 
 Sono con Paolo, Enrico, Luigina, Carlos e due ragazze francesi  
Sul cammino questi siamo: io, Paolo, Enrico, Luigina, Carlos, Isabel, Marie-Luce (tenendo presente che le ragazze francesi stanno per smettere in Extremadura; che Luigina ed Enrico finiranno a Salamanca e che Paolo vuole allungare.
Traduco: lasciare il gruppo, per cercare di arrivare in tempo a Finisterre o semplicemente perché ha deciso così).
In albergo Paolo ed io discutiamo. Questo non aiuta: siamo stanchi, forse troppo stanchi anche per riuscire ad addormentarci, accaldati, disidratati ed anche una battuta sciocca può innescare alterchi, col senno di poi assolutamente inutili.
Ma tant’è: il cammino unisce, il cammino divide.
Mi restituisce la medaglietta di S. Paolo, che ho preso per lui a Roma, a luglio, in occasione dell’unico sciopero dell’avvocatura cui ho mai partecipato. Paolo forse non lo sai, ma quella medaglietta è rimasta lì: spillata alla bacheca dell’albergo comunale. Oppure è finita al collo, o nel portamonete, di un pellegrino.
 

El Real de la Jara, Chiesa e Castello sullo sfondo.
 
 Arriviamo a El Real de la Jara: la chiesa, il castello, le cicogne in amore  
Il giorno seguente siamo a El Real de la Jara. Un bellissimo castello incornicia dall’alto questo paesino tranquillo, vicino alle miniere (minas) di Aguablanca.
Visito il castello coprendomi la testa, per farmi un po’ di ombra, col materassino pieghevole argentato. Per fortuna amo il sole ed il caldo!
Dormiamo in una casa privata di cui ci affittano un paio di stanze: Casa Molina. In giardino sentiamo uno strano suono.
Ma cos’è? Sono le cicogne in amore sul campanile della Chiesa. Da ora in poi non dimenticherò più questo canto di becco.
 

Piatto di jamón (prosciutto) e pecorino.
 
 Caldo infernale, ci rinfreschiamo in piscina, alcune bimbe ci intervistano  
Lì dorme anche una famiglia di marocchini, che dal nord della Spagna sta rientrando a casa, in Africa, per le vacanze.
Ci chiedono cosa facciamo qui, a piedi. Gli spieghiamo del nostro pellegrinaggio e che lo stiamo facendo «por nuestra fe» (per la nostra fede).
Rimangono un po’ attoniti. Vabbè. Nel pomeriggio ci facciamo una bella pausa rinfrescante in piscina.
L’ingresso costa solo 1,75 euro. Le bimbe che prima stavano nuotando subito vengono ad intervistarci. E’ quasi un interrogatorio: ci chiedono dove viviamo, che macchina abbiamo, cosa facciamo nella vita ed in Italia. Ci sorridono, hanno occhi trasparenti e veri e mi fanno tenerezza.
Mi vengono in mente le parole di Carlos, il pellegrino che dormiva con noi a Guillena e che ci aveva detto, ad Almadén, mentre se ne tornava in albergo con un telo mare in mano (?) e con un’andatura alla Sancho Panza: «En el camino para mi piscina es muy importante» (in cammino la piscina per me è molto importante).
Bene: ora il concetto è chiaro anche a noi!
 

Partenza all'alba con fontana e conchiglia giacobea.
 
 Domani lasciamo l'Andalusia, entreremo in Extremadura  
Domani si lascia l’Andalusia, entreremo in Extremadura e, a detta di Luigina, sarà sicuramente più fresco e ventilato… Mah… io ho qualche dubbio, ma cosa costa sperarci un po’?
Nel frattempo, da giorni, mi strafogo di jamón ibérico (prosciutto iberico) e paté de ibérico… per non parlare dei mantecados (una sorta di biscottoni friabili con strutto e cannella o limone).
Sono una bontà ed in Italia una vera rarità. Inutile dire che, di lì a poco, con queste temperature, con questa dieta e qualche altro inconveniente, avrei pagato dazio.

Elena Casagrande
(La terza puntata de La Via de la Plata sarà pubblicata mercoledì 13 aprile)

In piscina a El Real de la Jara.

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