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L’autonomia del Trentino oggi – Di Mauro Marcantoni – 45

Il legame inscindibile tra cultura collettiva e autonomia

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Il terzo mutamento riguarda l’inquietante allentamento della ragione prima del nostro essere terra ad autonomia speciale: il senso di responsabilità collettiva e le capacità individuali indispensabili per autogovernarci.
Più in particolare, a partire dagli anni Duemila ha cominciato ad essere più marcata la debolezza della nostra cultura collettiva e in particolare della classe dirigente che essa sa esprimere.
La manifestazione più evidente di questa debolezza si è registrata nella politica dove, salvo poche meritevoli eccezioni, è emersa la sostanziale incapacità di affrontare il difficile passaggio in atto con chiarezza di idee, pur nella pluralità delle visioni, con padronanza di contenuti e di approcci, e non ultimo con la capacità di far prevalere gli interessi generali su quelli personali e di parte.
 
Per rianimare la politica, unitamente al sistema istituzionale che la supporta, e per affinarne l’attitudine a farsi carico dei destini della nostra autonomia non esistono ricette facili e buone per tutte le stagioni.
Tuttavia, c’è un tema di fondo, per certi versi pregiudiziale, che merita di essere messo nella giusta luce: l’esigenza di valorizzare il merito rispetto alle logiche devianti della cooptazione per pura appartenenza e fedeltà a culture, ideologie e sistemi di interesse.
Su questo l’impressione è che in teoria siano tutti d’accordo, salvo poi rendersi conto che nei fatti prevalgono sempre le stesse logiche.
A volte, sembra persino che non vi sia chiarezza neppure sul concetto di merito.
 
Se ci limitassimo ad identificarlo esclusivamente con le capacità, finirebbero per passare come eccellenti un abilissimo truffatore, un genio dell’evasione fiscale oppure un campione dello scaricabarile.
Quindi ci vuole un sistema di riferimenti che ci consenta di distinguere le capacità buone da quelle cattive, le attitudini che aprono al futuro e quelle che invece lo chiudono.
Le idee possono essere molte, ma su tre concetti chiave è forse possibile trovare un consenso sufficientemente ampio.
 
Il primo è la responsabilità collettiva. Non può essere considerato meritorio ciò che danneggia il bene comune.
La semplice somma degli interessi personali e di parte non fa sviluppo, sia in economia che nel sociale. E senza sviluppo non c’è futuro per nessuno.
 
Il secondo è la responsabilità individuale, nel senso che ciascuno deve fare quello che è nelle sue reali possibilità senza alibi.
Deve mettere a frutto le sue capacità, grandi o piccole non importa, senza scaricare indebitamente su altri, in particolare sulle famiglie e sulle pubbliche istituzioni, la propria indisponibilità ad imparare a crescere e a «farsi carico».
 
Infine, le pari opportunità, come condizione essenziale per valorizzare i capaci e i meritevoli e per non confondere le forzature egualitaristiche con il valore della solidarietà.
Senza il concorso congiunto di questi tre concetti chiave, il merito non si traduce in capitale sociale, essenziale fattore di sviluppo collettivo.
Al contrario, il merito è destinato ad immiserirsi in una fredda e impari competizione tra interessi forti e interessi deboli, dove ad avere la meglio finiscono con l’essere gli egoismi personali, corporativi e di territorio, oppure gli schieramenti ideologici o di appartenenza.

Rielaborazione giornalistica dei contenuti del volume di Mauro Marcantoni STORIA, della Collana Abitare l’Autonomia - IASA Edizioni, Trento.
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