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La lettera ai fedeli di don Daniele Laghi – Di Nadia Clementi

Il Covid-19 non potrà cancellare la «magia del Natale». E sarà un Natale di speranza

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Il Natale 2020 è alle porte.
A causa dell’epidemia di Covid-19 sarà un Natale con pochi intimi e nel rispetto delle norme previste dal nuovo Dpcm, con mascherine, distanziamento, divieto di spostamenti e di festeggiamenti fuori casa.
Molte famiglie resteranno divise e saremo tutti costretti a variare le nostre abitudini. Ma una cosa è certa la pandemia ci ha insegnato tre grandi lezioni: l’inefficacia delle armi, la debolezza del potere e l’inutilità delle ricchezze, ed al contempo ci ha inevitabilmente rafforzato nella resilienza.
Ora più che mai lo spirito del Natale deve darci la forza di superare anche questa brutta parentesi.
 
Come sappiamo tutti, non sarà un Natale come gli altri, ma lo si potrà vivere gioiosamente festeggiando la nascita di Gesù, lo scrive ai suoi fedeli Don Daniele Laghi che, da 10 anni, guida le sette parrocchie della Val dei Mocheni.
A caratterizzarlo il suo moto: «Chi viene in chiesa e chi non ci viene, comunque lo raggiungo io.»
Il giovane parroco è noto alla comunità Trentina non solo per l’attività parrocchiale ma anche per la sua vivacità sui social con oltre 7mila follower, per l’esaltante passione per lo sport e per aver accompagnato nella notte il Presidente del MART Vittorio Sgarbi a visitare le chiese della Valle.
 
È un prete contemporaneo, un animatore instancabile, promotore d’iniziative, sempre presente a vivere tra la gente, capace di cogliere gli aspetti positivi di ognuno, dal primo all’ultimo, dal più piccolo al più grande, per questo è apprezzato e seguito da tanti.
In occasione del Natale, don Laghi ha preparato una lettera di riflessione e speranza per i sui fedeli, parenti, amici, conoscenti, tutti… Anche noi ringraziamo e la pubblichiamo qui di seguito.
 
 
 
Il 2020 ce lo ricorderemo tutti, come un anno che ha segnato e sfiancato la vita di tutti ed il mondo intero in modo trasversale: dalla salute alla vita sociale, dall’economia alla vita religiosa.
L’avvento e la diffusione capillare del virus Covid-19, ha stravolto la vita di tutti e ci ha destabilizzato e ci siamo ritrovati tutti vulnerabili.
Tutto è cambiato in maniera repentina. Mai avremmo pensato di usare mascherine, gel igienizzante e distanze di sicurezza; mai avremmo pensato di dover stare a casa e invitare gli altri a farlo.
Persino le feste, quelle poche riuscite, non sono state tali.
Il Natale che è la festa più attesa e desiderata da piccoli e grandi, quest’anno manca del suo fascino e della sua attrattiva.
Anche i social e internet tanto conclamati e importanti, durante la prima ondata ci hanno aiutato a stare più vicini, ci stanno stufando e desideriamo una cosa sola: incontrarci, vederci, parlarci.
 
Non possiamo lasciarci travolgere e spegnere la speranza da quello che sta succedendo in questi mesi! (come la Vedova di Zarepta di Sidòne «faremo l’ultima focaccia e poi moriremo» 1 Re 17,8-16): dobbiamo tutti farne tesoro, trarre insegnamento e ricominciare a vivere, però in maniera nuova, a ridipingere questo mondo con i colori della speranza, della voglia di vivere, della solidarietà, dell’attenzione e del farci veramente prossimo gli uni con gli altri.
Di fronte ad un silenzio misto a sirene assordanti, al grigiore e al gelo di questo periodo, ai sorrisi spenti, alla sofferenza enorme che c’è negli ospedali e nelle tante case e nei nostri cuori… ecco, il richiamo di Betlemme più vivo che mai: torniamo alla casa del pane (=Betlemme), ritorniamo alla fraternità e al calore della vera comunione, senza interesse o tornaconto. Come canta Marco Mengoni «mentre il mondo cade a pezzi… mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini, tornerò all’origine, torno a te, che sei per me l’essenziale». Possiamo, anzi dobbiamo proprio tornare all’Essenziale, è un’opportunità unica, non buttiamola.
 

 
Quest’anno 2020, è ancora e sempre Anno Domini, Anno del Signore: è abitato, sostenuto da Dio, ce l’ha in mano Lui… quella mano che non condanna o schiaccia, quella mano che non si stacca mai dall’uomo (vedi Pietro mentre affonda nel mare), una mano di tenerezza, di carezza e di misericordia; dobbiamo crederci in maniera forte!
Non è Lui a mandarci le miserie e le croci per vedere se cadiamo; ma di fronte alle prove della vita ci chiede di essere una spalla, presenza attenta e discreta, supporto vicendevole, occhi vigili e orecchie attente al vissuto del nostro prossimo più prossimo: ci chiede di aver cura, avere una certa paternità e custodia delle persone, come San Giuseppe, modello che Papa Francesco ci invita a pregare e riscoprire, dalla presenza attenta, discreta, sensibile.
Siamo chiamati ad essere persone col cuore in mano, un pezzo di pane… che vale proprio perché si dona, si condivide… e se messo nelle sue mani diventa un miracolo di vita.
 
Se per tanto, troppo tempo, la nostra vita è stata un affanno, un correre senza guardare in faccia le persone, un’agenda piena di cose da fare, il freno a mano tirato improvvisamente dal virus, ci ha fermato e ci ha provocato a rileggere la nostra vita.
Gesù ci invita con umiltà a passare dal tichettio dell’orologio che ci strega e ci fa correre e fuggire: (ho da fare!, ho impegni!, devo andare!) agende piene, carichi di stress, ansia; al battito del cuore… cioè un cuore che pulsa per gli altri, ogni battito sia riempito di umanità che troviamo sulla nostra strada ogni giorno; quindi prendersi il tempo per le persone, guardarle negli occhi, con le loro storie fatte di gioie e di dolori, farsene carico, portarle nella preghiera presentarle a Lui che infonda fortezza e speranza.
 

 
Quello che per troppo tempo era una parte dei nostri presepi, un pacchettino fra i tanti pacchetti; ritorna ad essere il centro e protagonista della storia del mondo e del Natale proprio Lui, il Bambino Gesù.
Tanta notte c’è nel mondo e nei cuori, ma questa piccola ma potente luce dalla grotta di Betlemme attira ancora l’attenzione del mondo intero e lo avvolge.
Ci invita a lasciarci illuminare dalla sua luce che sorge dai suoi piccoli occhi, attraversa la notte e vuole raggiungere i nostri volti stanchi, piegati e segnati da tante prove. È tanto freddo fuori e dentro di noi, ma c’è un calore nuovo che esce dalla stalla dove c’è Gesù e invita a prendervi posto, in silenzio e a scaldarci e rinvigorire il cuore presso la mangiatoia.
Non è un Dio tonante che ci guarda dall’alto verso il basso, ma il Dio-bambino che dalla povera greppia di Betlemme allunga le sue tenere braccia, ci guarda dal basso e ci fa rialzare lo sguardo, ci fa ritrovare il sorriso e ci dice che non è tutto finito, ma guardando a lui ritroviamo la vita.
 
Il Dio onnipotente ha scelto di entrare nel mondo bambino e si fa spazio nel mondo non con la forza ma con la semplicità e non si vergogna nel lasciarsi abbracciare e prendere in braccio, affidarsi al nostro cuore a volte incerto e ad una voce flebile per essere presentato e portato al mondo.
Anzi crede fermamente ancora nell’uomo, capace di rimboccarsi le maniche, di riprendere il cammino, capace di ricostruire un mondo un po’ migliore di prima; crede nelle donne e negli uomini che hanno sogni grandi.
Noi proviamo a credere in Dio e a fidarci di Lui, tante volte vogliamo arrangiarci e cambiamo rotta; Lui rimane fedele all’alleanza stretta con l’umanità e non si pente, ce lo dice in modo chiaro «non vi lascio soli… io sono con voi sempre e mi azzardo a mettere le parole di Mengoni nella canzone «Esseri umani» sulla bocca di Gesù in questo Natale per farci ritornare la voglia di vivere e di ripartire:
 
«Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai - vede soltanto le maschere - non sa nemmeno chi sei - devi mostrarti invincibile - collezionare trofei […] Credo negli esseri umani, che hanno coraggio, coraggio di essere umani […] ma che splendore che sei nella tua fragilità – e ti ricordo che non siamo soli a combattere questa realtà – l’Amore ha vinto, vince e vincerà!»
Solo l’amore fa cambiare i cuori e salverà il mondo.
Assieme ai Re Magi che arrivano a Betlemme per contemplare la sorpresa di Dio per l’umanità, anche noi fermiamoci un po’ a Betlemme e poi portiamo col canto della vita, Gesù ai fratelli e sorelle che incontriamo facendolo scoprire come la svolta dell’esistenza che ci rende preziosi come l’oro, profumati come l’incenso che trasforma il nostro operato in preghiera e ci chiede di essere mirra cioè balsamo di consolazione e che rimargina le ferite perché solo stringendoci a Lui «andrà veramente tutto bene»!
Alle famiglie, ai piccoli, ai malati, agli anziani, a chi si sente solo, ai credenti e non, a tutti.
Auguri! sia un Buon Natale di Speranza.

Il vostro Parroco/Pfoff - Don Daniele Laghi - santorsola@parrocchietn.it
Buon Natale e Felice 2021 - Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it


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