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Dietro le quinte della pandemia – Di Nadia Clementi

Intervista alla mezzosoprano Elena De Simone, laureata in psicologia e cantante professionista di successo

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A causa del coronavirus, sono stati i primi a fermarsi e sono gli ultimi a ripartire. Ma in pochi, purtroppo, parlano dei cantanti e musicisti.
Quelli per i quali l’arte è un lavoro, che si muovono fra note e melodie e trasferiscono, attraverso la voce o uno strumento, le loro emozioni più intime, gli stati d’animo, l’amore e la rabbia.
Categoria che in Italia fatica ad essere non solo tutelata, ma anche riconosciuta, sebbene sia imprescindibile per dar colore e forma a ogni nostro pensiero e azione.

Come sta condizionando il coronavirus nella vita degli artisti e cosa succederà dopo? A tale proposito, abbiamo intervistato Elena De Simone, mezzosoprano, da Latisana, in Friuli e veneziana d’adozione.
È un’artista che vanta un curriculum di tutto rispetto essendosi diplomata a pieni voti in canto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e in pianoforte al Tartini di Trieste laureandosi, nello stesso tempo, in psicologia.

 Chi è Elena De Simone  
Mezzosoprano, laureata in psicologia, si diploma a pieni voti in canto lirico presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e in pianoforte presso il Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste. Successivamente si perfeziona in canto lirico con Montserrat Caballé.
Vincitrice di numerosi Concorsi di canto, ha debuttato alcuni dei più importanti Ruoli per Mezzosoprano, tra cui ricordiamo: Carmen nell’opera omonima di G. Bizet, Flora nell’opera La Traviata e Maddalena nell’opera Rigoletto di G. Verdi, Suzuki nell’opera Madama Butterfly e Frugola nell’opera Il Tabarro di G. Puccini, Adalgisa nell’opera Norma e Romeo nell’opera I Capuleti e i Montecchi di V. Bellini, Rosina nell’opera Il Barbiere di Siviglia, Angelina nell’opera La Cenerentola, Clarina nell’opera la Cambiale di Matrimonio di G. Rossini, Cherubino nell’opera Le Nozze di Figaro Dorabella nell’opera Così Fan Tutte e Donna Elvira nell’opera Don Giovanni di W. A. Mozart.
Ha collaborato con Maestri di fama internazionale quali: Claudio Desderi, Leone Magiera, Roberto Zarpellon, Luca Mosca, il quale le affida il ruolo di Amando nella sua opera inedita L’Uomo di Vetro e quello di Ria con cui si esibisce al Teatro Comunale di Treviso nell’opera Aura.
Si specializza in seguito in opera barocca.
Appassionata dell’opera del ‘700 interpreta alcuni ruoli del repertorio buffo, tra questi il ruolo di Eugenia nell’opera Il Filosofo di Campagna di B. Galuppi, Dirindina nell’opera Dirindina di D. Scarlatti, Vespetta nell’opera Il Pimpinone di T. Albinoni, Fidalma nell’opera Il Matrimonio segreto di D. Cimarosa, Mergellina nell’opera L’uccellatrice di N. Jommelli.
Incide i DVD degli intermezzi Dirindina e Pimpinone per la casa discografica Dynamic.
Si dedica così alla trascrizione di inediti di musica tardo barocca. Riporta alla luce alcune arie di indubbio interesse musicologico , tra le quali Parto ma tu ben mio di A. Hasse.
Incide nel 2018 per la casa discografica Tactus un Cd di arie inedite di A. Hasse.
Nel 2020, per il trecentesimo anniversario dalla nascita di Maria Teresa Agnesi, incide per la casa discografica Tactus Arie con istromenti del 1749. Viene ospitata dal Festival Agnesi per cantare arie inedite della compositrice lombarda.
E' stata Ospite del Programma Ridotto dell'Opera, condotto dal musicologo Giorgio Appolonia, presso la Radio Svizzera (Rete Due), di Venice Classic Radio, intervistata da Massimo Lombardi, del programma Musica in Allegria di Francesca Pedaci e del programma Musica Maestro intervistata da Armando Torno.
La sua voce arriva alla BBC Radio Tre, con un'aria di Maria Teresa Agnesi tratta dal Cd Arie con istromenti 1749 dedicato alla compositrice.
Quest’anno è in uscita il suo ultimo Cd Arie dall’opera Sofonisba di Maria Teresa Agnesi per la casa discografica Tactus.

Elena, lei è laureata in psicologia ed è anche una cantante professionista, ci racconta brevemente come è riuscita a conciliare i due percorsi di vita?
«Il mio percorso è stato molto duro. Ho espresso fin da molto piccola il desiderio di studiare musica, ma questo in qualche modo spaventava la mia famiglia che voleva per me un percorso più tradizionale.
«Ho frequentato il liceo scientifico, studiando pianoforte privatamente e dando gli esami in Conservatorio. «A 18 anni mi sono iscritta contemporaneamente al Conservatorio e all’Università di Padova alla facoltà di Psicologia. Nessuno immaginava che sarei riuscita a completare gli studi.
«Alla fatica si aggiungeva il pregiudizio secondo il quale in Conservatorio si pensava che un musicista, o un cantante davvero motivato si sarebbe dovuto dedicare soltanto allo studio della musica. Fuori dall’ambiente musicale il pensiero era totalmente opposto, un buon studente universitario non avrebbe dovuto perdere tempo con la musica.
«Qualsiasi fosse stato il pensiero corretto, sono riuscita a portare avanti entrambe le strade. Oggi posso dire che la cosa è stata molto arricchente e che mi ha fatto vedere molte cose secondo prospettive inusuali.
«Negli ultimi anni fortunatamente sto notando una riqualificazione dello studio della musica, sono stati aperti i licei musicali e i Conservatori hanno aggiornato i loro percorsi. Questo consentirà alle nuove generazioni di avvicinarsi di più alla musica, consentendo loro di approfondirla come disciplina curricolare, che nulla toglie ad un più completo ed articolato percorso di studi.»
 
All’interno del suo percorso artistico e musicale ha avuto modo di esplorare vari generi e repertori. In quale si riconosce maggiormente?
«Il repertorio al quale mi sento più legata è quello delle opere di Mozart, autore che preferisco tra tutti. La musica quella del XVIII secolo.
«Si tratta di un secolo complesso in cui avvengono enormi cambiamenti in ambito musicale, ancora non del tutto conosciuto e al quale si attribuisce spesso l’etichetta generica di tardo barocco.
«Ho affrontato e affronto tuttavia anche scritture più romantiche che mi danno enormi soddisfazioni, mi sono spesso esibita in molte delle opere scritte dai più grandi compositori dell’ottocento.»
 


Perché ha scelto di incidere musica inedita? Ci parla di questa sua esperienza?
«Ho scelto di incidere musica inedita pensando di poter dare il mio contributo alla ricerca e alla conoscenza della musica del XVIII secolo.
«È stata ed è un’esperienza estremamente emozionante. Vedere un manoscritto che ha attraversato i secoli per arrivare a noi, quasi dimenticato in una biblioteca, diventare musica e rivivere è per me qualcosa di meraviglioso.
«In questo ultimo periodo mi sto dedicando alla riscoperta della musica di una compositrice, secondo me ingiustamente dimenticata a causa del suo sesso, Maria Teresa Agnesi.»
 
Ha avuto il privilegio di esibirsi e collaborare con solisti e direttori importanti. Con quale sente di aver avuto maggiori soddisfazioni e quali sono le sue interpretazioni artistiche preferite?
«Lavorare con grandi Maestri è stato ed è sicuramente un grande privilegio. Ognuno di loro mi ha fatto crescere come artista. I grandi Maestri riescono a farti conoscere la musica sotto molteplici prospettive, ti aiutano a curare l’interpretazione e a creare il personaggio.
«Ricordo con affetto il Maestro Claudio Desderi, il quale mi ha guidata nell’interpretazione dei ruoli mozartiani.
«Le mie interpretazioni artistiche preferite riguardano la trilogia Mozart-Da Ponte e l’opera Carmen , nella quale ho potuto interpretare il ruolo della protagonista in diverse produzioni.»
 
Come ha affrontato l’attuale difficile periodo di vita e lavorativo?
«Sto affrontando questo difficile periodo con pazienza e tenacia, ho sospeso la mia attività operistica e concertistica, concentrandomi sullo studio e sulla trascrizione di inediti. Spero che finisca presto e che si torni alla normalità. Personalmente ho la fortuna di insegnare, ma mi sento vicina a quei molti colleghi che in questo periodo stanno vivendo un periodo davvero durissimo.»
 
Se dovesse esprimere il suo stato d’animo attraverso un’opera, per raccontare questi momenti di crisi cosa eseguirebbe?
«Pensando all’attuale condizione degli artisti, mi viene in mente La Bohème. L’opera racconta proprio le difficili condizioni economiche in cui spesso sono costretti a vivere gli artisti. Come segno di speranza invece farei eseguire la Grande Messa in Do minore di Mozart (K 427).»
 

 
Quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro, qualche sogno nel cassetto?
«Tornare a cantare. In questo momento il sogno più grande è questo, poter tornare in teatro ad interpretare le opere. Mai come in questo periodo mi sono accorta di quanto sia per me un’esigenza dell’animo stare a contatto con la musica.»
 
Lei insegna canto presso un liceo musicale, c’è un consiglio che si sente di dare ai giovani che si stanno avvicinando alla musica classica?
«Il mio consiglio è quello di avvicinarsi alla musica classica con curiosità e con la volontà di arricchirsi interiormente. Oggi viviamo in un mondo che dà troppo spazio alle cose materiali e qualche volta impedisce ai giovani di sognare.
«Sognare non è un pericolo, ma un dono che può arricchire la vita, darle un senso e portarla verso strade sconosciute e prolifiche. La musica, e la musica classica in particolare, porta gli uomini ad un profondo contatto con se stessi e un giovane ha bisogno di questo, prima di ogni altra cosa, a mio avviso.»
 
In chiusura di questa intervista, secondo lei quanto sta condizionando il coronavirus nella vita degli artisti e cosa succederà dopo?
«Il coronavirus sta condizionando la vita degli artisti, come quella di tutti. In campo artistico sono emerse delle difficoltà che erano già presenti ben prima dell’emergenza Covid-19, e di cui nessuno parlava. La mia speranza è quella che ci sia un processo di sensibilizzazione verso la categoria del artisti-lavoratori, anche se mi rendo conto che non è certo questa la priorità in un periodo così complesso.
«Per quanto riguarda il futuro ci sarà, credo, un’evoluzione nel modo di intendere lo spettacolo, non saprei in che direzione. Di sicuro i periodi di difficoltà avvicinano gli uomini all’arte e al teatro, portandoli a considerare quest’ultimo non come un semplice momento di svago, ma piuttosto come occasione di autentica comunicazione e riflessione interiore.»

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Elena De Simone - elenadesimonemezzo@libero.it - www.elenadesimone.it

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