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Gli effetti dell’uso dei cannabinoidi – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con la Direttrice del Servizio Dipendenze e Alcologia dottoressa Anna Franceschini dell'Azienda Sanitaria del Trentino

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Negli ultimi vent’anni sono aumentati, soprattutto nelle fasce più giovani, i consumi di cannabis, pianta dalla quale si ottengono marijuana e hashish: sostanze psicotrope consumate a scopo «ricreativo» i cui effetti sono riconducibili al principio attivo del tetraidrocannabinolo (Thc) che porta alla compromissione delle strutture celebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive ed effetti sull’adattamento sociale.
L’allarme arriva dalle famiglie, disorientati e presi da mille dubbi, rispetto al diffondersi con troppa leggerezza da parte dei figli, dell’assunzione di canne o spinelli, che contengono un misto di tabacco e marijuana.
Sostanze che possono essere facilmente reperibili per strada o su internet e che potrebbero contenere un principio attivo maggiore rispetto al limite consentito del 10%, esponendo così, i consumatori ad una serie di rischi, tra i quali, esordio di psicosi e schizofrenia, incapacità di concentrarsi e prendere decisioni.
 
La maggior parte dei ragazzi che utilizzano la cannabis lo fanno per mettere in sordina uno stato della mente, per offuscare e scacciare i pensieri, o per viaggiare con la fantasia in una fusione con il mondo ideale, verso rappresentazioni di sé gratificanti, alterando le emozioni. Il problema non risiede solo nella voglia di voler provare «qualcosa di nuovo» per omologarsi alla massa e sentirsi parte di un gruppo ma nel ricercare, erroneamente, un rifugio in sostanze in grado di creare uno stato di eccitazione e distacco dalla realtà.
Naturalmente tutto ciò svanisce nell’arco di un tot di tempo limitato e si torna alla realtà, con i suoi problemi da affrontare. Tutto ciò lascia evincere un velato disagio interiore o psicologico nella maggior parte dei giovani che scelgono come valvola di sfogo il peggiore tra i possibili canali di aiuto.
 
Dalla continua e assidua assunzione di cannabinoidi e anche dall’eccessivo consumo di alcool, ne scaturiscono disturbi psichici e comportamentali e naturalmente danni all’organismo, quasi sempre sottovalutati tra i giovani, che non se ne preoccupano, pensano erroneamente che il loro fisico possa reggere di tutto rispetto a quello di un adulto.
L’utilizzo delle droghe e i loro effetti sono fonte di numerosi dibattiti, spesso condotti sulla base di informazioni parziali o luoghi comuni, soprattutto tra i giovani, si tende a sottovalutare l’utilizzo di alcune sostanze, spesso considerate semplici rilassanti.
Quali sono le principali differenze tra la marijuana e hashish, sostanze che la normativa attuale considera di tipo leggero ne parliamo con la direttrice del Servizio Dipendenze e Alcologia dell’APSS di Trento, dottoressa Anna Franceschini, che ci aiuta a orientarci in questo campo con un’approfondita analisi sugli usi e sugli abusi dei cannabinoidi.
 


Dottoressa Franceschini, prima di tutto ci spiega cosa sono i cannabinoidi e come possiamo riconoscerli?
«Il termine cannabinoide si riferisce ai composti in grado di interagire con i recettori, presenti nel nostro sistema nervoso sia a livello centrale che periferico. Tali composti sono i cannabinoidi endogeni (presenti ampiamente nel cervello umano), i fitocannabinoidi e i cannabinoidi sintetici.
«In questo contesto ci soffermiamo sui fitocannabinoidi che sono composti vegetali che si trovano nella pianta di cannabis o canapa.
«Fra questi il Delta-9-Tetraidrocannabinolo (THC) rappresenta il principale costituente psicoattivo essendo il primo responsabile dell’attività che i derivati della pianta di cannabis esercitano sul sistema nervoso centrale di chi li assume, e la percentuale presente nella pianta ne definisce la potenza.»
 
Come viene usata la cannabis?
«La cannabis viene di solito fumata, sotto forma di sigarette o utilizzando dispositivi come pipe e pipe ad acqua dette bong, ma anche per via orale mescolata a tè o a cibo o inalata dopo vaporizzazione.»
 
Avete riscontrato, dai vostri studi, se le concentrazioni di THC, il principio attivo della marijuana e hashish, sono diverse rispetto al passato? Dove viene acquistata, per strada o su internet?
«I moderni metodi di coltivazione e l’introduzione delle tecniche di ingegneria genetica hanno condotto alla produzione di varietà di cannabis OGM ad elevato contenuto di THC, arrivando anche a superare il 20%.
«Nel mercato europeo rispetto a soli dieci anni fa sono molto più diffusi prodotti ad alto contenuto di THC, tra cui la resina che oggi arriva ad avere in media il doppio di THC di quello della cannabis in foglie e infiorescenze.
«La cannabis viene per lo più acquistata per strada e/o da conoscenti, solo una minima percentuale degli studenti l’acquista via internet.»
 
Queste sostante quanto tempo rimangono nell’organismo? Ci sono differenze tra l’uso della marijuana e l’hashish?
«A fronte di effetti percepiti dalla persona utilizzatrice di poche ore, la cannabis resta a lungo nell’organismo e può essere riscontrata alle indagini tossicologiche urinarie anche dopo due settimane, con esiti diversi a seconda della quantità assunta.
«La cannabis è venduta come marijuana, hashish e in forma liquida (olio di cannabis), composti che presentano diverse concentrazioni di THC.
«La marijuana è il termine con cui si indica la sostanza stupefacente ottenuta dalle infiorescenze femminili essiccate delle piante di cannabis; l’hashish è il nome attribuito ai prodotti ottenuti dalla lavorazione della resina di cannabis e può contenere contiene una percentuale di THC più elevata.»
 
Come capire se un figlio fa uso di queste sostanze? Quali sono i campanelli d’allarme e gli atteggiamenti da non sottovalutare?
«Prima di tutto mi soffermerei su quali fattori familiari sono protettivi per i ragazzi e quindi possono evitare di sviluppare comportamenti a rischio. I ragazzi sia maschi che femmine si giovano di un clima familiare positivo con una comunicazione con i genitori aperta ed efficace e risentono del fatto che i genitori siano informati delle loro attività, ovvero che sappiano con chi escono e dove vanno soprattutto la sera.
«Di questo atteggiamento genitoriale (che non è di controllo ma di attenzione) risentono ancora di più favorevolmente le ragazze, soprattutto se arriva dalla madre. Spesso i ragazzi che hanno un utilizzo problematico di sostanze ci raccontano di non sentirsi supportati affettivamente né visti dai genitori, che non si sarebbero accorti dei loro cambiamenti di comportamenti, di abitudini o di umore, i quali possono essere tutti campanelli di allarme di un disagio prima ancora che dell’uso di sostanze.
«Anche rispetto alle sostanze è fondamentale una comunicazione chiara all’interno della famiglia di disaccordo rispetto al loro utilizzo, con comportamenti coerenti da parte dei genitori. Non ci si può aspettare dai figli una posizione critica verso consumo di alcol, tabacco o cannabis se in famiglia tale posizione non è condivisa nelle parole e nei comportamenti.
«D’altra parte anche minacce del tipo se ti scopro a bere o fumare ti sbatto fuori di casa possono indurre gli adolescenti non solo ad evitare un confronto sulla questione ma a nascondere qualsivoglia situazione di disagio o di rischio. Questo non significa che un uso di sostanze psicotrope pericolose per la salute in fase adolescenziale possa essere giustificato, ma l’invito ai genitori o comunque al mondo degli adulti è quello di mettersi sempre in posizione di ascolto e comprensione rispetto alla vita psichica, emotiva e relazionale dell’adolescente in ogni momento della sua crescita.
«Altro aspetto protettivo è dato da un accesso al denaro controllato. Non a caso le esperienze di ubriacature e di iniziazione precoce all'alcol sono più elevate tra gli adolescenti sia maschi che femmine con famiglie ad alto reddito e che quindi hanno maggiore disponibilità di soldi settimanalmente.»
 

 
La cannabis è utilizzata da secoli se non da millenni per i suoi effetti sulla mente. È la terza sostanza psicotropa più utilizzata al mondo dopo alcool e tabacco, quali sono le sue caratteristiche e come agisce nel corpo?
«Dobbiamo prima di tutto sapere che le sostanze psicotrope hanno la caratteristica di agire sui circuiti del cervello detti del piacere o della gratificazione, che hanno un ruolo importante nella sopravvivenza della specie perché sono attivati da stimoli esterni importanti come il cibo o l’attività sessuale.
«Quindi tali sostanze fondamentalmente vengono assunte perché danno piacere e possono fare provare emozioni e sensazioni nuove e gratificanti. Se riutilizzate possono però in alcuni casi prendere il sopravvento e fare perdere il controllo alla persona che ne può diventare dipendente.
«Lo stesso meccanismo cerebrale si attiva anche se non abbiamo a che fare con sostanze ma con comportamenti additivi come il gioco d’azzardo. Semplificando il funzionamento del sistema nervoso centrale, potremmo dire che a queste aree della gratificazione si contrappongono quelle cerebrali di controllo, ovvero quelle che ci permettono di valutare i pro e contro cioè i rischi delle nostre azioni e di procedere alla loro pianificazione.
«Queste aree della corteccia cerebrale si sviluppano lentamente e sono assolutamente incomplete in adolescenza e tale situazione spiega perché a quell’età ragazzi e ragazze tendono a essere più impulsivi e a sperimentare situazioni non note, cosa che sotto molti aspetti è positiva in un’ottica di crescita, di condivisione di nuove esperienze fra pari e di ricerca di autonomia. La sperimentazione può riguardare per alcuni adolescenti anche il provare una o più sostanza psicotrope. In questa fase di sviluppo il rischio è che poi le riutilizzino proprio perché sono meno capaci di coglierne i rischi.
«Detto ciò stiamo attenti a generalizzare dicendo che abbiamo a che fare con una generazione di adolescenti che vogliono solo divertirsi e sballarsi, perché questa lettura semplicistica e colpevolizzante non coglie che in molti ragazzi il consumo di sostanze (anche senza che si sviluppi la dipendenza) è l’epifenomeno, ovvero la manifestazione superficiale, di disagi più profondi emotivi, relazionali, scolastici, familiari o sociali che devono essere l’oggetto di attenzione del mondo adulto.»
 
L’uso di cannabis crea dipendenza e porta al passaggio ad altre droghe?
«Molto spesso in ambiti non scientifici si dà come avvalorato che chi inizia a consumare la cannabis di sicuro passerà ad altre sostanze più pericolose. In realtà fortunatamente non è così: non ci sono destini tracciati ma ci sono comportamenti rischiosi.
«Come dicevamo la sperimentazione adolescenziale di una sostanza psicotropa è di per sé un fattore di rischio psicofisico, e lo è anche rispetto al proseguimento e/o al peggioramento di quel consumo oppure al provare altre sostanze.
«I dati nazionali ci parlano di una maggioranza di ragazzi di entrambi i generi che non si avvicinano a nessuna sostanza o se ne fanno uso lo fanno senza poi andare incontro a situazioni problematiche. Teniamo presente che se la differenza fra i generi si sta restringendo in adolescenza, le ragazze hanno maggiore percezione del rischio rispetto alle sostanze e quindi si proteggono di più.
«Però parlando di fattori di rischio ci sono sempre più studi che ci dicono che alcune sostanze determinano dei cambiamenti cerebrali per cui si realizza una maggiore vulnerabilità verso l’assunzione di altre sostanze oppure verso comportamenti non salutari: è il caso della nicotina verso la cocaina o l’alcol verso il gioco d’azzardo. Inoltre più precoce è l’uso di sostanze più i rischi aumentano.
«È appena uscito uno studio che ci dice che una prima sperimentazione di cannabis o di farmaci non prescritti (antidolorifici oppiacei, ansiolitici, stimolanti) la percentuale di giovani che sviluppano un corrispondente disturbo di interesse clinico è più alta fra gli adolescenti di età 12-17 anni che fra i giovani di 18-25; il rischio è uguale invece se si considerano alcol e tabacco.
«Se il cervello umano continua il suo sviluppo fisiologico fino ed oltre i vent’anni compendiamo come gli adolescenti siano più vulnerabili agli effetti dannosi delle sostanze sul sistema nervoso centrale ancora in evoluzione, per cui più precoce è l’esperienza, più i rischi aumentano. Questo per dire che evitare l’uso o di ritardarlo il più possibile, di qualsivoglia sostanza psicotropa in adolescenza deve essere un obbiettivo condiviso da tutti.
«Per quanto concerne il rischio di dipendenza (cioè della perdita di controllo rispetto all’uso per cui una persona anche se lo desidera non riesce a farne a meno perché va incontro a sintomi astinenziali e ad un desiderio fortissimo per la sostanza) la cannabis non è sicuramente una delle sostanze più rischiose in tal senso. Lo sono molto di più per la velocità con cui si insinua la dipendenza e/o per la gravità del quadro clinico, gli oppiacei, la cocaina, l’alcol e la nicotina.
«È comunque possibile che un uso continuativo e quotidiano di cannabinoidi porti a diventare dipendenti, per cui qualora la persona smettesse manifesterebbe sintomi astinenziali come insonnia, inquietudine, ansia, perdita di appetito e irritabilità.
«Mi preme sottolineare che anche un uso saltuario ma importante di sostanze, come in caso di binge-drinking ovvero di ubriacatura da assunzione di molto alcol, i rischi psicofisici possono essere importanti, tra cui gli incidenti stradali o gli episodi di violenza subita o agita.»
 
Negli ultimi anni, vi sono stati cambiamenti nei consumi di queste sostanze, con conseguenti effetti sulla salute di chi le consuma. Quali sono i danni sulla salute fisica, sul sistema nervoso e sulla psiche del soggetto che le utilizza?
«Una cosa importante da dire è che le sostanze psicotrope sono tutte diverse per meccanismi di azione e per conseguenze acute e croniche sul corpo e sulla mente, quindi non si può mai generalizzare se si vuole fare corretta informazione, soprattutto quando parliamo ai giovani che spesso sono molto informati rispetto a questi aspetti, pur non avendo adeguata critica sui rischi del consumo.
«Per quanto riguarda i cannabinoidi ci sono effetti acuti su alcuni processi mentali ed emotivi, che di solito vengono vissuti come positivi, perché la cannabis dà rilassamento, serenità, diminuzione del dolore e aumento piacevole di alcune percezioni sensoriali.
«In alcune persone però questi cambiamenti possono essere sgradevoli e determinare ansia, depressione, panico o irritabilità fino a sintomi psicotici. Sicuramente in tutti vengono alterate le capacità di reazione e attenzione che fanno sì che la capacità di guida venga compromessa. Se una persona ne fa uso cronico ci sono effetti sulla memoria e sulle capacità di concentrazione e attenzione, con diminuzione delle prestazioni scolastiche o lavorative.
«Molti ragazzi che arrivano ai nostri servizi per un uso problematico, quando smettono di usare cannabis si accorgono di riuscire a leggere o studiare molto meglio, mentre prima facevano fatica a concentrarsi anche per letture molto brevi. L’uso protratto di cannabis aumenta il rischio di sviluppare apatia, abulia, perdita di interesse fino alla depressione maggiore.»
 
Quali sono le conseguenze dell’uso di queste sostanze sul lavoro e nella vita sociale?
«Anche qui dobbiamo distinguere le sostanze e la quantità e la frequenza dell’utilizzo. Se ci concentriamo su un uso problematico della cannabis nell’adolescente, questo può portare come si diceva a diminuzione del rendimento scolastico o lavorativo, dell’interesse per le normali attività quotidiane, a maggiori difficoltà relazionali e familiari e alla frequentazione privilegiata di coetanei che condividono il consumo.
«È anche vero che queste situazioni sono predittive di consumo di sostanze, cioè la relazione può essere biunivoca: sono i ragazzi con maggiore difficoltà scolastica, maggiore disturbi psicologici e minori relazioni familiari e amicali positive, ad essere più a rischio di uso problematico della cannabis o di altre sostanze.»
 
L’uso di queste sostanze può provocare gravi danni alla vista? E disfunzioni sessuali?
«Come dicevo ogni sostanza è diversa e quindi non posso rispondere in senso generale. Rispetto a vista e vita sessuale la cannabis non dà effetti noti. Mentre gli oppiacei e l’alcol sono sostanze più dannose per la salute sessuale in entrambi i generi, ma credo che l’argomento richieda un approfondimento medico specifico.»
 
C’è una statistica sull’età dei giovani che si avvicinano all’uso della cannabis e alle altre droghe? Quanti sono i minori?
«I dati nazionali del 2019 che si riferiscono alla popolazione studentesca fra il 15 e i 19 anni ci dicono che sono 860.000 i ragazzi, pari al 34 % degli studenti italiani, ad aver utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita, con una percentuale maggiore di maschi rispetto alle femmine. Il 26 % circa ha riferito di averne fatto uso nel corso dell’ultimo anno (660.000 studenti); tra questi, la maggioranza, cioè il 90 %, ha assunto una sola sostanza illegale, la quota restante è invece definibile come poliutilizzatore, avendo assunto due o almeno tre sostanze.
«La cannabis resta la sostanza illegale più utilizzata fra gli studenti con aumento in percentuale fra i 15 e i 19 anni. La maggior parte degli studenti fortunatamente ne fa un uso saltuario se non infrequente, all’interno di sperimentazione condivisa fra pari, ma circa il 22% la usa con modalità che definiamo a rischio, per le quantità e/o le modalità di utilizzo della sostanza (ad esempio in solitudine e/o più volte al giorno) e che potrebbero necessitare di un sostegno clinico-assistenziale per gestire gli effetti del consumo.
«A questi dati si aggiungono quelli dei consumi di sostanze legali come alcol e tabacco, che ci dicono ad esempio che 1 adolescente su 4 ha consumato alcol per la prima volta all'età di 13 anni o meno, e poco meno di 1 su 10 si è ubriacato.
«Nel complesso comunque sia per i ragazzi che le ragazze l’iniziazione precoce all’alcol sta diminuendo ma resta un consumo pericoloso per la salute psicofisica di per sé (prima dei 18 anni non si dovrebbe bere alcol in assoluto) e ancora di più se consumato con altre sostanze.
«Altre sostanze legali che vedono un aumento di uso, soprattutto fra le ragazze sono gli psicofarmaci (ad esempio gli ansiolitici ma anche gli antidolorifici) assunti senza prescrizione medica.»
 
Se stiamo alle recenti, tragiche, cronache, l’interazione tra droga e alcool è tra i fattori che spesso determinano gravi incidenti stradali. Cosa accade, al nostro corpo, quando si sommano e si combinano gli effetti di questi prodotti?
«L’alcol è una sostanza sedativa del sistema nervoso centrale, anche se il primo effetto che si percepisce quando lo si assume è una sensazione di disinibizione e ebbrezza. In realtà poi nella sua azione tossica sull’attività cerebrale altera la capacità di vigilanza, la prontezza di riflessi, l’attenzione, la concentrazione e la coordinazione motoria. Da qui il rischio alla guida.
«Se poi oltre all’alcol si assumono altre sostanze sedative o stimolanti che amplificano questi disturbi i rischi aumentano grandemente. C’è però da sottolineare che resta l’alcol la sostanza più implicata negli incidenti stradali.»
 
Quanto incide sulla crescita dei ragazzi la mancanza di libertà di sperimentare, socializzare e conoscere il mondo, dovuta alle restrizioni legate alla pandemia? Quanto tutto questo può essere considerato un acceleratore per l’avvicinamento alle droghe?
«La situazione pandemica con la prolungata chiusura delle scuole e quindi dell’opportunità di confrontarsi e sperimentarsi con i pari nella quotidianità e di socializzare al di fuori della scuola stessa, sta avendo effetti importanti e purtroppo negativi sui ragazzi.
«Il clima di incertezza anche rispetto al loro futuro prossimo non favorisce la loro serenità ed anzi li angoscia. I livelli di disagio psichico sono aumentati, soprattutto in quei giovani che provengono da situazioni familiari e socio-economiche disagevoli e che la pandemia ha aggravato, traducendosi fra l’altro in aumento della violenza intrafamiliare.
«I servizi per la salute mentale stanno in tutta Italia verificando l’aumento di richieste di aiuto di ragazzi e genitori in difficoltà ad aiutarli. Al momento non ci sono dati sull’aumento dell’uso di sostanze psicotrope fra gli adolescenti, anzi nel periodo di chiusure più completi il non potere accedere a luoghi a rischio per acquisto o uso (banalmente anche dei locali dove si vendono alcolici) per alcuni ragazzi è stato protettivo.
«Questo non toglie che dobbiamo vigilare e prevenire che la sofferenza psichica e i comportamenti conseguenti possano aumentare.»
 
Si parla spesso di prevenire l’uso e di educare, soprattutto i giovani, sui rischi derivanti dall’utilizzo di sostanze, spesso considerate innocue. Quali proposte concrete si possono avanzare in merito?
«I livelli di intervento sono diversi. Penso intanto ad un patto fra gli adulti, genitori, educatori, insegnanti, professionisti socio-sanitari, decisori della politica sociale e sanitaria che devono mettere il benessere dei giovani di un determinato territorio al centro del loro agire.
«Bisogna creare ambienti scolastici ed extrascolastici dove gli adolescenti possano crescere come persone in grado di affrontare un mondo sempre più complesso e competitivo, sviluppando le così dette life skills cioè le abilità utili per affrontare la vita. Anche la prevenzione all’iniziazione dell’uso di sostanze psicotrope ha a che fare con lo sviluppo nel giovane di capacità sociali che gli permettano di sviluppare abilità decisionali e di critica, di rispetto di sé e degli altri per creare relazioni positive in famiglia e con gli amici, di comunicazione efficace, di adattamento e di responsabilizzazione rispetto alle proprie scelte.
«Su queste basi si fondano i programmi di prevenzione nelle scuole all’uso di sostanze che vengono attuate anche in trentino con la collaborazione del Dipartimento di Prevenzione e del Servizio Dipendenze e Alcologia dell’APSS. Risulta invece del tutto inefficace il mero intervento informativo sulle sostanze che si appella alla razionalità dei ragazzi e che non si accompagna a questi ben più complessi programmi preventivi rivolti alle life skills.
«Contemporaneamente bisogna mettere in campo campagne informative rivolte alla comunità tutta e legislazioni appropriate, con relativi interventi di monitoraggio sul loro rispetto, come nel caso del controllo della vendita di alcolici ai ragazzi minorenni nei locali da loro frequentati»
 
Dal suo osservatorio speciale, qual è la situazione attuale dal punto di vista del consumo di cannabinoidi, sul territorio Trentino?
«In Trentino siamo in linea con i dati nazionali, con quindi più di due terzi di studenti che non ha mai provato la cannabis e dei restanti la maggior parte ne fa uso saltuario. I ragazzi usano più delle ragazze e l’uso è maggiore fra gli studenti più grandi.
«Più alta è la percentuale dei ragazzi trentini che dimostrano prossimità all’alcol, con scarsa percezione dei rischi anche rispetto alle ubriacature che i giovani tendono a normalizzare.
«L’uso di alcol si correla positivamente con quello di tabacco e entrambi all’uso di cannabis. C’è quindi se pur in percentuale minoritaria una popolazione di giovani che mette in atto più comportamenti rischiosi rispetto al consumo di sostanze psicotrope.»
 
Qual è il suo consiglio per le famiglie?
«Mi ripeterò ma mi preme ancora sottolineare che è importante essere il più possibile vicini ed attenti ai propri ragazzi proponendo modelli di relazione e di comportamento basati sulla fiducia e il rispetto. In una comunicazione aperta e serena fra genitori e figli la questione dei rischi delle sostanze psicotrope va affrontata con appropriatezza, definendo norme familiari chiare ed esplicitate e rispettate da tutti. I genitori infatti devono fungere da esempio per cui loro stessi devono evitare di fumare tabacco o eccedere in uso di alcol o guidare dopo avere bevuto.
«In caso colgano segnali di disagio o cambiamenti comportamentali nei ragazzi i genitori devono prendersi il tempo per capire cosa sta accadendo e per confrontarsi con il proprio figlio e eventualmente con altri adulti significativi (penso agli insegnanti o agli allenatori sportivi).
«In caso la situazione fosse troppo complessa oppure i genitori non si sentissero in grado di affrontarla ci si può rivolgere ai professionisti socio-sanitari. Nel caso di sospetto di uso di sostanze il Servizio Dipendenze e Alcologia è disponibile ad accogliere i genitori o i familiari in genere, anche solo per un intervento di consulenza e supporto, per cioè aiutarli a comprendere meglio quello che sta accadendo e mettere in atto le azioni più efficaci.
«Il passaggio successivo può essere il coinvolgimento del ragazzo e eventualmente l’attivazione di altri Servizi socio sanitari qualora si cogliessero situazioni psicologiche e comportamentali diverse.»
 
Chi ha bisogno di aiuto a chi deve rivolgersi?
«Il Servizio Dipendenze e Alcologia è molto diffuso sul territorio trentino con varie sedi i cui recapiti si possono trovare sul sito dell’APSS.
«In caso di sospetto di utilizzo di cannabis ci si può rivolgere alle sedi del SerD a Trento, Rovereto o Riva del Garda.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Dottoressa Anna Franceschini - serdtn@apss.tn.it
Direttore Servizio Dipendenze e alcologia - Servizio territoriale, Area Salute Mentale
Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento - Ser.D. Via Gocciadoro 47, Trento
Tel. 0461-904778

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