Home | Rubriche | Parliamone | Conciliazione famiglia e lavoro – Di Nadia Clementi

Conciliazione famiglia e lavoro – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con la dottoressa Mascia Baldessari Consulente Family Audit, Work Life Balance & Smart working, Organizzazione aziendale, Manager Territoriale, Futurista

image

>
La cosiddetta «conciliazione tra famiglia e lavoro» è venuta alla ribalta negli ultimi anni come un tema sociale di importanza centrale per la nostra società, presente e futura. Da esso dipende il destino sia della famiglia sia dell'impresa.
Della famiglia, perché le condizioni di lavoro saranno sempre più determinanti nelle possibilità di creare una famiglia e darle un conveniente livello e qualità di vita.
Dell'impresa, perché fare o non fare la conciliazione diventa uno dei fattori che decidono della capacità di competere sul mercato, inteso come luogo non solo del profitto, ma anche della responsabilità sociale.
 
In pratica, prendersi cura delle risorse umane vuol dire investire sul «benessere» dell’azienda, favorirne la crescita e renderla più competitiva.
È il motivo per cui moltissime realtà economiche, anche di piccole e medie dimensioni, negli ultimi anni hanno aumentato l’offerta di servizi di welfare aziendale.
Misure importanti che, insieme ad altre, puntano a creare un clima e un contesto lavorativo sereno e funzionale, consentendo ai dipendenti di esprimere a pieno il proprio potenziale e attuare una crescita, personale e professionale, che arricchisce l’azienda stessa.
 
Il «benessere organizzativo» di un’azienda, infatti, è un obiettivo imprescindibile per qualunque realtà economica che abbia uno scopo di crescita a lungo termine, e nel corso di un’emergenza sanitaria, come quella che stiamo vivendo, assume un’importanza ancora maggiore.
La conciliazione famiglia e lavoro e benessere aziendali sono concetti che coinvolgono molti soggetti: individui, aziende, sistema sociale… e ciò include l’adozione di nuove forme di organizzazione del lavoro (part-time, telelavoro…), congedi parentali, il potenziamento dei servizi per la cura dei bambini e degli anziani, servizi di supporto al lavoro domestico, lo sviluppo di un contesto di servizi territoriali e di misure aziendali che consentono, alle donne e agli uomini, di conciliare le responsabilità professionali con quelle genitoriali e familiari e di armonizzare i tempi tra vita lavorativa e vita privata.
 
Quella della «conciliazione famiglia-lavoro» è una questione trasversale che attraversa di continuo la prospettiva economica e psicologica legandosi altresì alle riflessioni di tipo sociologico.
In questi ultimi anni sta sviluppandosi, nello specifico, in ambiti accademici che prediligono analisi ambientali nel contesto delle organizzazioni.
Una protagonista di questo contesto è la dr.ssa Mascia Baldessari consulente Family Audit, Work Life Balance & Smart working, Organizzazione aziendale, Manager Territoriale.

 Chi è dottoressa Mascia Baldessari  
Sono stata una mamma giovane che, a causa della scarsità dei servizi di conciliazione sul territorio (non c’era un asilo nido e la scuola materna non prevedeva né l’anticipo né il posticipo), ha deciso di seguire a tempo pieno i propri bimbi nei primi anni di vita.
Quando poi i bimbi sono approdati alla scuola elementare una e alla materna l’altro, ho deciso di rientrare nel mondo del lavoro con degli impegni part time. Come molte mamme ho quindi scelto, almeno all’inizio, la strada del down grade professionale per dedicarmi alla cura dei figli.
Una volta cresciuti i figli, ho deciso di investire sulla mia professionalità, sollecitata anche dagli impegni che ho rivestito nell’azienda in cui collaboravo, nata per altro nel soggiorno di casa mia grazie anche al mio contributo.
Ho quindi messo i panni della matricola universitaria conseguendo nel 2010 la laurea triennale in Economia e gestione aziendale, titolo della tesi «La semplificazione amministrativa nelle procedure di gara», e nel 2014 la laurea magistrale in Management e Gestione Aziendale, titolo della tesi «Un’analisi strategica della cogenerazione a biomassa di origine legnosa».
 
Nel frattempo mi sono imbattuta nella certificazione Family Audit collaborando con GPI Spa che ha acquisito l’azienda SPID SpA con la quale avevo una collaborazione sin dalla sua costituzione.
La certificazione mi ha affascinata da subito perché ho visto dall’interno quali vantaggi e opportunità di conciliazione vita/lavoro poteva dare non al singolo o alla singola dipendente ma a tutta l’organizzazione aziendale.
Ho quindi scelto di iscrivermi al Master professionalizzante per Consulenti e Valutatori Family Audit della Provincia Autonoma di Trento e dal 2016 ho integrato nelle mie attività di consulenza anche questa certificazione con l’iscrizione all’albo provinciale.
Oltre a questa attività sono molto interessata ai percorsi di benessere lavorativo e sviluppo del personale e per questo ho frequentato un Master in Digital Elearning e Management della Formazione, oltre al percorso dell’Adizes Insitute Worldwide in Organizational Therapy and Leadership Roles and Styles.
L’anno scorso ho anche conseguito il titolo di Manager Territoriale, con iscrizione all’albo provinciale, ed ora sto frequentando un Master di secondo livello presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento in Social Foresight, patrocinata da parte Unesco.

Dottoressa Baldessari, com’è cambiato dal suo punto di vista il concetto di lavoro in questi ultimi anni?
«Questa secondo me è una domanda solo apparentemente semplice. Il lavoro è cambiato tantissimo negli ultimi anni e molti di noi se ne sono resi conto di prima persona.
«E in verità il lavoro per molti non è cambiato affatto: stiamo ancora scambiando ore contro euro, siamo vincolati a piani di lavoro e tempi di lavorazione eterodeterminati, stiamo ancora cercando di capire se è meglio lavorare per obiettivi, con i pro e i contro, o se è meglio timbrare ancora il cartellino per vedersi riconosciuto il tempo lavoro.
«Siamo passati velocemente da una società di produzione (manodopera) ad una società di servizi (mentedopera), e in questo secondo tipo di società il luogo di lavoro, la sede fisica di lavoro perde la sua accezione di elemento costitutivo del rapporto di lavoro.
«Oggi si guarda molto di più da una parte alla qualità della vita al di fuori del lavoro e a dedicarsi ad un lavoro che porti un significato intrinseco importante nelle nostre vite. Quello che però non è andato di pari passo è la maturazione di una cultura della fiducia reciproca, della responsabilità del proprio agire e della solidarietà tra colleghi.
«Condivido pienamente le parole di Chiara Bisconti, espresse in una trasmissione Quante Storie – puntata del 14 dicembre 2021 con le quali affermava: il lavoro agile per me è un patto di libertà: persone responsabili che in un clima di fiducia organizzano il proprio lavoro.
«Le parole da attenzionare in questa nuova visione del lavoro, tutte insieme e sinergicamente congiunte, sono proprio libertà, responsabilità, fiducia, organizzazione. E aggiungerei anche reciprocità e trasparenza. Indipendentemente dall’organizzazione del lavoro e da come la stessa viene erogata.
«Non dimentichiamoci poi che molti di noi, quelli che lavorano svincolati da una linea di produzione e non necessitano di un continuo e costante confronto fisico, oltre che verbale tra colleghi, stanno vivendo un vero e proprio periodo di sovraccarico digitale, dovuto alla compressione dei tempi di lavoro da una parte e l’accelerazione del lavoro virtuale dall’altra, lavoro che deve essere svolto velocemente e con un costante senso di urgenza.»
 

 
Dalla sua esperienza emerge la consapevolezza che l’obiettivo delle misure di «conciliazione famiglia-lavoro» sia quello di andare alla ricerca di nuove strategie per migliorare la qualità del benessere degli individui e delle relazioni tra le famiglie. Quali sono le soluzioni per un possibile miglioramento?
«Negli ultimi anni ho lavorato con molte organizzazioni, aziende private, cooperative sociali e istituzioni pubbliche. In queste realtà ho dialogato sia con il gruppo della direzione che con dei gruppi interprofessionali costituiti per lavorare insieme su azioni nuove per implementare processi anche innovativi di conciliazione vita/lavoro.
«Ho notato che soprattutto serve ascolto attivo, la capacità di mettersi davvero in ascolto dell’altro, indipendentemente dall’urgenza del momento. Si devono trovare e strutturare dei momenti in cui il confronto costruttivo diventi un asset aziendale, una buona pratica a tutti i livelli. Non è affatto facile, soprattutto nella frenesia continua dell’organizzazione.
«Il benessere lavorativo parte da questo e a maggior ragione in questi periodi difficili dove le persone, prima ancora che lavoratori e lavoratrici, si sono dovuti gestire criticità su vari fronti non sempre controllabili. Pensiamo ad una famiglia con bambini, magari monogenitoriale, dove si è dovuta gestire l’assenza della consueta funzione scolastica in presenza fisica, sostituita dalla DAD, e magari anche la pressione emotiva di una persona fragile come un nonno o una nonna, in casa, ospite di una RSA o di un ospedale per cure. Io stessa ho avuto per qualche settimana il mio babbo all’ospedale: non è stato facile per noi e per lui gestire l’isolamento sociale e familiare.
«Se penso a cosa può fare la differenza in questo momento è l’ascolto attivo e la capacità di tessere relazioni vere anche sul luogo di lavoro.»
 
Nelle misure di conciliazione si configurano politiche strategiche di cui lei ne è consulente: Family Audit, Work Life Balance & Smart working, Organizzazione aziendale, Manager Territoriale, Futurista. Vuole approfondire, quali sono gli obiettivi che si prefigge? Ci riporta qualche esempio?
«L’esperienza lavorativa che ho avuto mi è servita moltissimo nell’attività di consulenza. Sono stata dipendente di aziende private, di enti pubblici e ho infine collaborato a partita IVA. Le diverse declinazioni dell’organizzazione del lavoro in queste realtà portano con sé esigenze diverse per le persone che vi collaborano. E queste esigenze necessariamente condizionano la vita, delle singole persone e delle relative famiglie.
«È indubbio che in alcuni tipi di organizzazioni è possibile avere anche una qualità della vita migliore al di fuori del lavoro e dipende sostanzialmente da che cosa ognuno/a di noi cerca nel proprio lavoro.
«Ho molto rispetto per le persone che lavorano in ambito sanitario (cliniche ospedaliere, residenze per anziani o cooperative sociali) e pensando al mio vissuto familiare non avrei mai saputo conciliare l’esigenza di lavorare in questo settore con quella dei miei figli.
«Per contro, queste persone svolgono un lavoro dove la componente umana è fondamentale: per queste persone è indispensabile sapere che il proprio operare porta sollievo ad altre persone.
«In altre realtà è invece più semplice trovare strumenti per conciliare il proprio tempo di vita/lavoro (ente pubblico, azienda di servizi, imprese a conduzione familiare). E comunque in tutte le organizzazioni è il momento secondo me di provare ad adottare misure innovative, lontane dalla logica del tipo abbiamo sempre fatto cosi…»
 
«Quando mi chiedono di portare degli esempi, cerco sempre di portare anche quelli che potrebbero far storcere il naso. Eccone alcuni:
•    Il micro nido in un’azienda di servizi: estremamente interessante e gettonato, anche se evidentemente non alla portata di tutte le aziende;
•    Il part time per genitori con bambini piccoli (ho proprio detto genitori e non mamme): questo strumento è dato per scontato in molte realtà del pubblico, ad esempio, mentre in alcune realtà è una recente conquista;
•    Percorsi di riduzione del divario digitale: in un mondo che accelera costantemente verso le nuove tecnologie consentire a tutti di poterne fruire, indipendentemente dal ruolo lavorativo aziendale, è un segno importante di inclusione e coesione;
•    Borse di studio per i dipendenti e per i loro figli: puntare sulla crescita culturale è un segnale importante dei valori in cui crede l’organizzazione.»
 

 
Perché secondo lei è importante investire sul capitale umano?
«Mi piace qui riportare una frase che ho raccolto nel corso della mia attività e Filippo, la persona che l’ha detta, si riconoscerà di sicuro: La nostra azienda spende molte risorse per la manutenzione degli impianti: vuole che non investiamo gli stessi soldi per la crescita del nostro capitale umano?.
«Secondo me questa frase sintetizza molto bene il motivo per il quale ritengo importante investire sul capitale umano. Probabilmente in passato abbiamo fatto degli errori utilizzando dei termini impropri parlando dei collaboratori e delle collaboratrici delle aziende e dobbiamo riportare l’attenzione su questo asset importante per il successo delle organizzazioni. E di quanto è importante ce ne accorgiamo soprattutto adesso, che molte aree sono in sofferenza per carenza di personale, si pensi ad esempio alle professioni sanitarie.
«Tutti i collaboratori devono sentirsi importanti e partecipi nei risultati della propria organizzazione, anche magari quelli che non hanno una partecipazione diretta nel lavoro. E di nuovo, per fare questo si devono trovare degli strumenti di valorizzazione innovativi, provando a mettersi in ascolto e attingendo all’intelligenza collettiva.»
 
Quali aziende richiedono la sua consulenza e qual è la motivazione più ricorrente da queste addotta?
«Le aziende che si rivolgono a me sono molto diversificate, soprattutto se parliamo di certificazione Family Audit. Possiamo avere la piccola impresa a conduzione familiare, come la residenza assistita per anziani o la cooperativa sociale, così come la pubblica amministrazione o la grande impresa quotata in borsa.
«La certificazione Family Audit mi ha affascinata anche per il carattere sartoriale sottostante alla stessa: è adatta ad ogni tipo di organizzazione perché viene costruita insieme, grazie ad un processo bottom up.
«Non abbiamo un catalogo di azioni da cui attingere e applicare tout court all’organizzazione mentre risulta fondamentale il confronto con i dipendenti e la direzione.»
 

Sofia Cipriani, responsabile risorse umane e referente interna Family Audit, Alessandra Mainini e Sara Bassetti, supporti amministrativi alla referente Family Audit e responsabili del marketing, Mascia Baldessari.
 
Può raccontarci un esempio di azienda virtuosa certificata Family Audit?
«Ho avuto modo di accompagnare diverse organizzazioni verso l’ottenimento della certificazione Family Audit e mi risulta difficile sceglierne una, perché ogni organizzazione ha declinato in maniera diversa il processo e ha realizzato il proprio piano delle azioni e cambiamento adattandolo al preciso contesto. Un’azienda che mi preme segnalare è CTE Spa di Rovereto, che si occupa di piattaforme aeree.
«CTE Spa è un’azienda che occupa una parte di personale per la propria officina e il magazzino, per la maggior parte di genere maschile, e una parte di personale negli uffici tecnici e amministrativi, in questo caso di genere misto. La responsabile del personale, dottoressa Sofia Cipriani, mi ha contattata qualche anno fa su segnalazione del suo consulente del lavoro, con il quale collaboro tutt’ora, perché voleva introdurre in azienda un sistema di valorizzazione del personale.
«Il loro piano delle azioni prevede, tra le altre, un’azione di orario personalizzato a termine per dipendenti che devono garantire l’assistenza a familiari con qualche disabilità, un orario differenziato in officina per il periodo estivo per ridurre i disagi derivanti dalla calura, il lavoro da remoto per le attività impiegatizie, strumento introdotto prima dell’emergenza covid, un permesso retribuito per le visite mediche di screening e le borse studio per i figli dei dipendenti.
«CTE Spa si è inoltre resa promotrice, insieme ad altre quattro organizzazioni, della creazione del Distretto Family Città della Quercia di Rovereto. Il distretto ha l’obiettivo di realizzare azioni sinergiche tra le diverse realtà che ne fanno parte a favore dei propri dipendenti, come l’attivazione di incontri di informazione e formazione e delle convenzioni sul territorio per l’acquisto di beni e servizi, ma anche a favore dei cittadini del territorio, come ad esempio gli incontri che vengono svolti negli istituti scolastici superiori per far conoscere le possibilità di impiego post-diploma.»
 
Quali sono le aspettative dei giovani rispetto al mondo del lavoro?
«Stiamo vivendo un momento molto particolare nel contesto lavorativo: in questo momento storico abbiamo un numero di generazioni al lavoro che non abbiamo mai avuto. E questo sta mettendo a dura prova le persone che devono abituarsi a lavorare in maniera sinergica, confrontandosi con culture lavorative diverse.
«Le persone appartenenti a diverse generazioni danno significati diversi a termini come etica del lavoro, qualità di vita, sviluppo personale. Di questo dobbiamo essere consapevoli per poter accompagnare e guidare le persone nello svolgimento della loro attività, confrontandosi e collaborando tra di loro.
«La generazione dei più giovani, così detta Zeta (Alpha sarà quella successiva, coorte 2011-2025), sente il lavoro in maniera diversa a quello che possiamo sentire io e Lei. Hanno bisogno di uno scopo per investire il loro tempo e non può essere solo il riconoscimento economico; hanno bisogno di sapere che potranno continuare ad imparare e acquisire competenze nuove, anche sospendendo temporaneamente l’attività lavorativa, se necessario; hanno bisogno di sentire che il loro benessere viene preso in carico dal datore di lavoro perché nel benessere personale si produce al meglio anche sul posto di lavoro.»
 
La sfida culturale in merito al tema della conciliazione famiglia-lavoro prevede il cambiamento all’interno delle organizzazioni a partire da un cambiamento culturale che dovrebbe investire tutta la società nel suo complesso. Quali sono secondo Lei le previsioni di Welfare Aziendale per il futuro?
«Questa è una bella domanda che non mancherò di esplorare attingendo alle tecniche di studio dei futuri, magari con il supporto dei miei colleghi e colleghe di corso.
«Scherzi a parte, il welfare aziendale fino a poco tempo fa si occupava più che altro della quota parte di benefit e contributi finanziari erogati liberamente dall’azienda ovvero della trasformazione del premio di risultato, grazie anche alla normativa fiscale e previdenziale incoraggiante.
«Il welfare aziendale nella certificazione Family Audit è solo uno dei macro ambiti e questo è uno degli ulteriori plus della certificazione. Si prendono in considerazione diversi macro ambiti perché già nel 2008 l’ente certificatore si è reso conto che non poteva esserci cambiamento culturale e vera conciliazione vita/lavoro se non si prende in considerazione l’organizzazione del lavoro nelle sue diverse declinazioni: orari e permessi, processi e luoghi di lavoro, la cultura aziendale e il diversity and inclusion management, la comunicazione, il welfare aziendale, appunto, e il welfare territoriale, la parità di genere nonché le nuove tecnologie.
«Indipendentemente da tutto, se penso ad un welfare aziendale non lo riesco a vedere disgiunto da queste tematiche. Tutte insieme, lavorate con dei gruppi interdisciplinari e rappresentativi dell’organizzazione, fanno la differenza nella vita delle persone e dell’organizzazione.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Dott.ssa Mascia Baldessari - masciabaldessari@gmail.com mascia@vorrei.biz
Consulente Family Audit - Iscritta al registro dei Consulenti al numero C016
Manager Territoriale - Iscritta al registro provinciale al numero 23
Sede Via A. Manzoni 14 - 38041 Albiano
Ufficio Via A. Pranzelores 36 - 38121 Trento +39 320 9387193


Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande