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Intervista esclusiva a Walter Ricciardi – Di Nadia Clementi

La Sanità del futuro: ne parliamo con il Consigliere Scientifico del Ministro della Salute per le relazioni con le istituzioni sanitarie internazionali

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Con la pandemia da Covid-19, viviamo oggi la più grave crisi sanitaria dalla seconda guerra mondiale che deve essere presa in carico con urgenza per impedire che si ripeta.
Nel contesto attuale, ciò significa salvare vite umane e al contempo migliorare il modo in cui rispondiamo alle epidemie in generale. Il primo punto è più urgente, ma il secondo ha conseguenze cruciali a lungo termine.
Queste sfide, che chiamano fortemente all’azione sia la scienza sia la politica, nel caso italiano hanno fatto emergere tutte le criticità del sistema sanitario, da tempo in affanno per il calo di addetti e per gli inadeguati investimenti nella ricerca.
 
Di queste importanti sfide abbiamo parlato con Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma che, pochi giorni dopo l'esplosione del COVID-19 in Italia, veniva chiamato dal ministro Roberto Speranza a fargli da consulente nella drammatica lotta alla pandemia.
Walter Ricciardi si è trovato improvvisamente a condividere decisioni difficilissime e spesso contestate, dalle modalità del lockdown nei diversi settori ai conflitti con le Regioni e alla chiusura delle frontiere.
Ha dovuto affrontare le riunioni concitate tra i responsabili della salute dei diversi Paesi europei, le polemiche tra clinici, virologi ed epidemiologi, il ruolo delle istituzioni e le difficoltà a veicolare informazioni chiare attraverso i media.
In ultimo, la decisiva e molto complessa partita delle vaccinazioni, la cui riuscita è risultata vitale.
 
Ma oggi è tempo che la dura lezione acquisita con l’esperienza del coronavirus diventi un’opportunità per cambiare in modo strutturale la sanità pubblica in Italia.
Molto si può e si deve fare - dichiara Walter Ricciardi - cominciando col puntare su una buona governance e su una leadership preparata, attuando piani di prevenzione, garantendo la medicina territoriale, migliorando la qualità della vita con l’integrazione degli interventi socio-sanitari e infine valorizzando le avanguardie della scienza medica e le tecnologie digitali dedicate alla cura.
È un paradigma nuovo quello che Ricciardi delinea con l’urgenza e la passione che lo contraddistinguono, affinché il Servizio Sanitario Nazionale diventi davvero motore di sviluppo e prosperità per il nostro Paese.
Lo scorso 14 settembre, abbiamo avuto la possibilità di incontrare al Grand Hotel Trento il prof. Ricciardi e di approfondire il suo pensiero nella seguente intervista.

 Chi è il prof. Walter Ricciardi 
Professore Ordinario di Igiene presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore (Roma).
Consigliere Scientifico del Ministro della Salute per le relazioni con le istituzioni sanitarie internazionali.
Direttore Scientifico ICS Istituti Clinici Scientifici Salvatore Maugeri.
Presidente del Mission Board for Cancer, Commissione Europea.
Presidente del Comitato Scientifico della Human Technopole Foundation.
Componente dello Scientific Advisory Board della Pan-European Commission on Health and Sustainable
Development: Rethinking policy priorities in the light of pandemics - WHO – Regional Office for Europe.
Membro dello Scientific Board, Santé Publique France.
Membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita, Vaticano.
Nel 2016 è stato nominato Principal Investigator del Progetto TO REACH della Commissione Europea che
coinvolge tutti i Paesi dell’Unione Europea insieme a Canada, Israele e USA.
Rappresentante dell’Italia in seno al Consiglio Esecutivo della Organizzazione Mondiale della Sanità
(WHO) (2017-2020).
Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica della
Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - Università Cattolica del Sacro Cuore
(gennaio-dicembre 2019).
Commissario (luglio 2014 - luglio 2015) e Presidente (agosto 2015 - dicembre 2018) dell’Istituto Superiore
di Sanità.
Membro dell’Expert Panel on Effective ways of investing in Health della Commissione Europea (DGSANTE) (2013-2016 e 2016-2019).
Past President della European Public Health Association (EUPHA) (2003-2004 e 2010-2014).
Past President della World Federation of Public Health Associations (WFPHA) (2020-2022).
Membro del Board of Directors del National Board of Medical Examiners degli USA (NBME) dal 2009 al
2015.
Membro del Consiglio Superiore di Sanità (2003-2006) e Presidente della sua Sezione di Sanità Pubblica
(2010-2014).
Fondatore e Direttore dell’Osservatorio Nazionale per la salute delle Regioni Italiane (2002).
Responsabile di corsi universitari e post laurea (Master e Corsi Internazionali).
Editor dell’European Journal of Public Health, del Manuale Oxford of Public Health Practice e fondatore
della rivista Epidemiology, Biostatistics and Public Health.
A maggio 2019 gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa presso la Thomas Jefferson University,
Philadelphia, USA.
A giugno 2017 gli è stata conferita l’onorificenza di “Commendatore” della Repubblica Italiana con Decreto
del Presidente della Repubblica.
E’ autore di numerose pubblicazioni tra le più recenti: “Pandemonio. Quello che è successo e non dovrà più succedere” edito da La Terza (2022), “Igiene Medicina preventiva sanità pubblica” pubblicato da Idelson-Gnocchi (2021), “Sanità pubblica- scienza e politica per la salute dei cittadini” (2021) Un viaggio difficile. “Gli ultimi 15 anni di Sanità Pubblica tra equità e sostenibilità” (2020) “Come riorganizzare l’Istituto Superiore di Sanità e uscirne vivi... e felici!” (2019), , editi dal Vita e Pensiero, e molti altri.

Prof. Ricciardi, ci racconta brevemente come ha vissuto l’esperienza di consulente del Ministro Speranza durante la pandemia? Quali sono state le decisioni più drammatiche da affrontare?
«È stata l'esperienza più importante e più complessa nella mia vita.
«La prima sfida è stata quella di far capire la gravità della crisi drammatica alla quale ci trovavamo di fronte, in primo luogo, al ministro della Salute Roberto Speranza, che ha capito subito, e poi anche al resto del governo e a tutta la popolazione.
«Avevo capito immediatamente che si trattava di una situazione gravissima poiché avevo avuto informazioni dirette dalla Cina essendo Presidente della Federazione mondiale di sanità pubblica.
«La seconda sfida è stata quella del lockdown: l'unica misura che in quel momento ci permetteva di intervenire rapidamente, non essendoci ancora un vaccino e non avendo altri strumenti di contenimento. All'inizio ci hanno preso tutti per pazzi ma poi tutti lo hanno fatto.»
 
L’emergenza Covid-19 ha messo alla prova la nostra democrazia. Molti hanno evidenziato che la crisi non è solo sanitaria ed economica, ma anche istituzionale, democratica, sociale. Qual è l’insegnamento che possiamo trarre da questa situazione per il futuro?
«La pandemia ha rappresentato un insegnamento che dovremmo trarre ma che non stiamo traendo, nel senso che all’inizio ci siamo molto spaventati ma adesso la paura è finita e in qualche modo si sta ritornando a sottovalutare questo problema con una scarsa preparazione al futuro.
«Per fare un esempio basti guardare la campagna vaccinale che sta andando molto male e moltissime persone fragili non si stanno proteggendo. L’incremento della campagna vaccinale potrebbe essere un must per difenderci da un inverno che invece, in questo modo, diventa rischioso.»
 
Quali sono le strategie per realizzare una buona governance per riformare il Sistema pubblico sanitario nazionale?
«Dovrà essere una governance diversa nel senso che nessuno pensa a una ricentralizzazione del potere che darebbe più forza al centro di intervenire quando le situazioni nelle regioni non vanno bene.
«Questa crisi o meglio queste crisi stanno provocando dei disservizi gravissimi in tutto il paese. Ci sono alcune regioni che, senza un aiuto centrale, non ce la possono fare.
Riformare il sistema pubblico sanitario nazionale con una buona governance è il primo passo, il secondo passo è quello di rafforzare il personale sanitario che è scarso, malpagato e demotivato, e questa è una molla importantissima su cui agire»
 
Le persone contrarie ai vaccini non sono state poche. Cos’è che ha impedito loro di credere alla medicina e alla scienza ufficiale?
«Le persone proprio contrarie ai vaccini, i No vax, non sono più del 2-3% della popolazione, poi c'è un 20% che non è No vax ma ha paura, è esitante si dice in senso tecnico.
«Noi, su quel 2-3% non possiamo fare niente perché è una contrarietà ideologica, ma sul 20% sì; tanto è vero che in Italia c'è stata una campagna vaccinale che ha coinvolto anche loro nel momento in cui è stata spiegata la necessità di vaccinarsi.
«È evidente che dobbiamo continuare, e forse non l'abbiamo fatto abbastanza bene, ad informare correttamente e concretamente tutti coloro che non credono nel valore della scienza ufficiale.»
 

 
Tuttora i No vax riportano dati a dimostrazione che i vaccini sono deleteri. Ma lavorano sugli stessi dati o qualcuno li manipola apposta?
«No, sono informazioni completamente destituite da ogni fondamento, fake news, manipolazione e utilizzazione impropria di dati scientifici.
«In merito a questo, noi abbiamo fatto uno studio sulle notizie fake che hanno portato molta gente a non vaccinarsi; quindi le persone che hanno diffuso queste notizie, con i loro comportamenti, hanno una responsabilità gravissima perché molti non si sono vaccinati e si sono ammalati gravemente e addirittura alcuni sono morti»
 
Addirittura affermano oggi che la nuova ondata di covid colpisce più facilmente chi si è vaccinato più di sei mesi fa. È vero o è un’altra frottola?
«No, le vaccinazioni hanno salvato decine di milioni di vite in tutto il mondo e migliaia di vite in Italia.
«Questi sono tra i vaccini più sicuri che abbiamo mai avuto nella storia della medicina.»
 
È stato criticato da molti il divieto di lavorare imposto a chi non aveva il green pass. Era necessario toccare uno dei punti saldi della nostra costituzione, il diritto al lavoro?
«Assolutamente sì, perché di fatto in quel momento c'era la necessità di limitare la circolazione del virus e se avessimo messo quel divieto prima, come hanno fatto la Danimarca e Israele, avremmo evitato molti problemi.
«Purtroppo è una misura che viene interpretata solo in senso restrittivo mentre invece è una misura che protegge soprattutto le persone fragili. Queste ultime, infatti, in quel periodo frequentavano tranquillamente ristoranti e locali pubblici, comportamento invece allora veramente rischioso.»
 
Ho letto che il vaccino avrebbe provocato molti effetti indesiderati, come il Fuoco di Sant’Antonio, aborti spontanei, disturbi articolari e tante altri effetti. Cosa può precisare in proposito?
«Posso precisare che, in questi casi, i maggiori effetti indesiderati sono stati provocati piuttosto dalla infodemia, dalla cattiva circolazione delle informazioni, dalle fake news e certamente non dai vaccini.»
 

 
La nuova diffusione del virus ha raggiunto nuovamente numeri a due cifre. Pensa che si dovrà tornare alle restrizioni in questo autunno-inverno?
«Ci sarà sicuramente una riacutizzazione della pandemia dopo la riapertura delle scuole e il ritorno nei luoghi chiusi e affollati e questo avverrà presumibilmente verso ottobre-novembre. Non ci sarà mai più un lockdown.
«Non ci saranno mai più misure restrittive, però sicuramente l’uso delle mascherine e le vaccinazioni rimangono misure necessarie in questo contesto.»
 
È tecnicamente plausibile che un giorno questa pandemia venga definita «estinta»?
«Sì, come tutte le pandemie finirà, però non sappiamo dire quando. La prosecuzione di questa pandemia dipenderà sostanzialmente dal comportamento che terremo.
«Se in una parte del mondo il virus continua a circolare, esso poi si diffonde facilmente attraverso la circolazione e l'affollamento.
«Sicuramente finirà questa pandemia ma non sappiamo quando, non è una questione di settimane e di mesi, è una questione di anni.»
 
Le pandemie e altre minacce per la salute saranno sempre più frequenti? Come ci dobbiamo preparare?
«Ci dobbiamo preparare nel senso che non dobbiamo dimenticare di utilizzare tutte le nostre armi a disposizione. Tra queste c’è il testing tracking, cioè il testare e isolare tempestivamente i focolai epidemici.
«Una volta che abbiamo i vaccini, utilizzarli e, se non li abbiamo a causa delle varianti o dei virus nuovi che emergono, dobbiamo essere pronti a usare le misure di sanità pubblica che in qualche modo cercano di evitare la circolazione dell’infezione.
«Se usassimo tutti questi strumenti, la pandemia durerebbe molto meno, invece sta durando molto. Dura da tre anni proprio perché non li stiamo usando efficacemente.»
 

 
Lei vanta prestigiosi incarichi istituzionali e in ultimo è stato nominato membro del comitato scientifico dell’Istituto superiore di sanità francese. Ci parla di questa sua importante decisione?
«Il Governo francese dopo tanti anni in cui aveva un Istituto Superiore di Sanità con un Comitato Scientifico composto solo da membri francesi ha deciso, proprio perché i problemi sono internazionali, di creare un nuovo Comitato Scientifico aperto a tutti quelli che hanno reputato essere i migliori scienziati mondiali. Ci sono altri scienziati stranieri, americani e canadesi, ma io sono l'unico italiano.
«Si tratta di una delegazione molto importante, perché oggi le sfide non si vincono rinchiudendosi nel proprio orticello ma cercando di utilizzare al meglio la scienza prodotta a livello mondiale.
«È un'esperienza prestigiosa perché i nostri consigli vengono ascoltati immediatamente e quindi le decisioni vengono applicate fin da subito.»
 
Quali differenze ha riscontrato tra la sanità francese e quella italiana?
«Si, sono due modelli differenti: quello assicurativo e quello sociale del nostro servizio sanitario nazionale.
«Ciò che ho rilevato nei francesi è la loro grande capacità di recepire i suggerimenti della scienza e di applicarli a livello nazionale, cosa che invece in Italia è ostacolata dal fatto che la sanità è regionale e quindi, per arrivare a una decisione, c'è bisogno di tante, tante e tante discussioni.»
 
Vuole lasciare un ultimo messaggio ai nostri lettori?
«Questo è un periodo di crisi, ci sono la pandemia, la guerra, la crisi inflattiva, la crisi energetica; l'unica possibilità che abbiamo di combattere queste crisi e di uscire ancora una volta vincenti è quella di ascoltare la scienza e gli esperti di settore applicando i suggerimenti che ci propongono.»

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it

«Pandemonio» è l’ultima pubblicazione del prof. Ricciardi: il libro non è solo il racconto di ciò che ci è accaduto ma è anche la presa d’atto che solo una buona sanità pubblica può salvarci da una nuova pandemia. Questo dovrà essere l’impegno di tutti per il futuro.


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