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Le sfide dei giovani medici stranieri – Di Nadia Clementi

Intervista al dottor Andi Abeshi medico chirurgo otorinolaringoiatra presso gruppo San Donato Villa Erbosa (BO)

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La carenza sempre maggiore dei medici si sta trasformando in una triste realtà. Chi ci curerà nei prossimi anni?
La preoccupazione arriva direttamente da un esposto dal Club Medici (Associazione Nazionale tra medici iscritti agli albi professionali) nel quale viene dichiarato che a causa del pensionamento e delle ridotte assunzioni, nel giro di pochi anni gli ospedali e gli ambulatori medici rischieranno di rimanere senza il numero di personale sanitario sufficiente ad assistere i malati.
La fuoriuscita di personale non sarà infatti bilanciata dal giusto turn over, calcolando che tra il 2018 e il 2025 dei circa 105.000 medici della sanità pubblica quasi la metà andrà in pensione.
 
I motivi per i quali si è arrivati a questa situazione, secondo il Club Medici, sono diversi e riconducibili a una scarsa programmazione dei fabbisogni professionali in ambito sanitario, alla mancata sostituzione dei medici che lasciano, all’abbandono delle strutture pubbliche a favore di quelle private e alla difficoltà di reperimento degli specialisti nelle discipline mediche maggiormente esposte a rischi medico-legali.
A questo si aggiunge anche un aumento dei medici che decidono di lasciare il nostro Paese. Sempre più spesso la fuga all’estero viene vista dai camici bianchi come possibile soluzione per migliorare la propria condizione lavorativa.
Molti di loro decidono di emigrare verso Regno Unito, Germania, Francia e Svizzera dove gli stipendi sono più alti, ci sono maggiori possibilità di carriera e dove i giovani medici hanno modo di specializzarsi, visto che da noi non ci sono borse di studio sufficienti.
 
Cosa si può fare per cercare di arginare il problema?
Ad oggi alcune regioni si stanno attrezzando con delle «soluzioni cuscinetto», e tra le ipotesi c’è consentire a medici stranieri di esercitare in Italia e a medici pensionati di riprendere l’attività.
In realtà, è necessario pensare a delle soluzioni in grado di risolvere il problema oggi e per i prossimi anni, e lo si potrebbe fare andando ad agire direttamente su una delle difficoltà principali: aumentare il numero dei laureati in Medicina, e soprattutto degli specialisti, per creare i futuri medici necessari all’Italia già tra qualche anno.
Il dibattito sulle possibili soluzioni per evitare che nel prossimo futuro non ci siano più medici in corsia è ancora aperto.
Noi per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Andi Abeshi chirurgo Otorinolaringoiatra presso il Gruppo San Donato Villa Erbosa, Bologna (vedi).

 Chi è il dott. Andi Abeshi  
Il dott. Andi Abeschi è nato in Albania nel 1991.
Finisce il liceo scientifico a Tirana per conseguire poi la laurea a pieni voti presso l'Università «Nostra Signora del Buon Consiglio» a Tirana - Tor Vergata, Roma e l'abilitazione presso l'Università degli studi di Bologna Alma Mater Studiorum.
Dal 2017 inizia un percorso di formazione clinica e scientifica sullo studio genetico delle distrofie della retina, presso il laboratorio MAGI di Rovereto e l'ospedale San Paolo di Milano.
Attualmente è specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l‘ospedale privato accreditato Villa Erbosa, Gruppo San Donato, Bologna.

Dottor Abeshi, Come è iniziato il suo percorso professionale in Italia? Ci racconta la sua esperienza?
«Tutto è nato da una telefonata che ho ricevuto dopo la laurea dal mio professore di microbiologia clinica, ora mio amico, il dott. Natale Capodicasa, che mi ha messo a conoscenza di un bando per una borsa di studio lanciato dall’istituto di ricerca MAGI (http://www.magi-group.eu/) con oggetto lo studio delle malattie ereditarie della retina.
«Come spesso accade, dopo una serie di coincidenze, vinsi la borsa di studio e iniziai a lavorare presso l'ospedale San Paolo di Milano, sotto la guida del Prof. Matteo Bertelli e del Dott. Leonardo Colombo. L'esperienza maturata in quel periodo mi è stata molto utile anche per la mia formazione professionale, soprattutto per quanto riguarda la ricerca scientifica.
«Al di là delle tante esperienze e pubblicazioni, mi mancava la parte clinica del mio mestiere, così ho deciso di partecipare al concorso nazionale delle specializzazioni mediche e scegliere la branca in cui ho sempre voluto specializzarmi, in Otorinolaringoiatria.
«Il periodo di specializzazione è stato piuttosto interessante e alquanto corroso dall'emergenza pandemica del Covid-19. Sono stato fortunato. Mi sono trovato in un ambiente molto ambizioso e produttivo, grazie alla presenza di figure di spicco nel campo ORL come il Prof. Presutti, il Prof. Caliceti e il Prof. Pasquini.
«Terminata la specializzazione, senza troppi indugi, ho iniziato a lavorare presso l'ospedale privato accreditato Villa Erbosa, del gruppo San Donato. Attualmente faccio parte di un team con molta esperienza, soprattutto nel campo della rinologia e della roncochirurgia.»
 

 
Nonostante ci sia una grave carenza di medici negli ospedali e negli ambulatori italiani, per i professionisti medici stranieri è complicato essere assunti? Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate?
«Devo ammettere che non è stato così semplice. Anche in questo campo la burocrazia fa da padrone. I medici stranieri, in particolare i medici extracomunitari, devono affrontare molte procedure lunghe e complicate che scoraggiano l'arrivo di professionisti in Italia.
«Inoltre, i bandi pubblici per le assunzioni non sono accessibili dai professionisti stranieri non comunitari che non abbiano maturato più di 5 anni di residenza in Italia.
«Dei circa 22mila medici stranieri in Italia, solo il 20% è impiegato nel sistema pubblico, il restante 80% aderisce al sistema privato.
«Altri paesi come Francia e Germania hanno semplificato le procedure per alcune categorie di professionisti come i medici.
«Credo che con il tempo l’Italia andrà verso questa strada, soprattutto nei prossimi anni quando i medici specialisti saranno sempre meno e il bisogno di assistenza aumenterà.»
 

 
I medici stranieri, secondo la sua esperienza, sono trattati allo stesso modo dei medici italiani o si evidenziano delle differenze?
«Nella struttura dove lavoro una parte considerevole dei professionisti sono stranieri provenienti da diversi parti del mondo come Cuba, Germania, Russia, Grecia.
«Nell’ambiente professionale, per quello che mi riguarda, non ho notato delle differenze di trattamento tra medici Italiani e stranieri.»
 
Dalla sua esperienza potrebbe estrapolare un giudizio di merito sulla validità dell'attuale percorso di studi propedeutico alla carriera medica e al contempo quali consigli si sentirebbe di dare ad un giovane che decidesse di percorrere la sua stessa esperienza?
«Per mia esperienza dico che i percorsi formativi sono molto variabili in Italia. Ci sono università molto buone e altre meno buone.
«Il mio consiglio è di informarsi bene prima di fare scelte che condizionano tutta la loro vita professionale.
«Altro consiglio che ritengo sia molto importante è quello di spostarsi ogni tanto per vivere realtà professionali diverse, siano esse di breve durata, dentro o fuori l'Italia.»
 

 
Com’è la situazione sanitaria in Albania?
«Purtroppo l'Albania al momento non si trova in una situazione sanitaria adeguata. Il Paese deve ancora affrontare un'infrastruttura medica obsoleta e, soprattutto, negli ultimi anni deve affrontare una continua emorragia di giovani medici che, grazie alle facilità trovate nei Paesi come Germania e Francia, preferiscono lavorare in questi Paesi.
«Solo lo scorso anno si stima una fuga di circa 200 giovani medici giovani, su circa 400 che riescono ogni anno a terminare gli studi.»
 
Lei è molto legato al suo Paese, ci parla del progetto che state realizzando con la Magi Balkans a Tirana?
«È un progetto appena nato per il quale sono molto entusiasta. Dopo anni di studio e lavoro in Italia, mi è venuto naturale restituire qualcosa al mio Paese. Per questo ci siamo organizzati con Dott. Natale, che da anni vive e lavora in Albania, di aprire un ambulatorio Specialistico Otorinolaringoiatrico lì dove ho iniziato, presso MAGI Balkans
 

 
Quali sono le ambizioni per il futuro?
«Un progetto per il quale stiamo lavorando in questi giorni presso l’ospedale Villa Erbosa, insieme al Dott. Giovanni Sorrenti, è la costruzione di un centro per lo studio e la terapia chirurgica della sindrome OSA (Obstructive Sleep Apnoea Syndrome ovvero sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS).
«Ad oggi abbiamo predisposto tutti i passaggi dallo studio approfondito del paziente, mediante lo ‘’Drug Induced sleep endoscopy (DISE), fino al trattamento su misura per ogni malato.
«Un altro aspetto ambizioso a cui tengo molto è l'aumento delle collaborazioni con il mio paese, ho diversi progetti nel campo della chirurgia. Spero di poterli realizzare nel breve termine.»
 
Le manca il suo Paese? Pensa di rimanere a vivere e lavorare in Italia o di ritornare in Albania?
«In Albania abbiamo un detto: la pietra è pesante nel proprio paese...
«Non c'è giorno in cui non penso di tornare.
«Al momento sono concentrato con l’attività prevalentemente in Italia e qualche giorno al mese in Albania. Nel futuro spero di invertire.»
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it
dott. Andi Abeshi Otorinolaringoiatra (BO)
https://www.miodottore.it/andi-abeshi/otorino/bologna-zola-predosa-casalecchio-di-reno

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