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Il J'accuse! di Gian Battista Maestri – Di Nadia Clementi

Il padre del bambino contaminato dal formaggio: «Mio figlio è in uno stato vegetativo da ben 7 anni. Dove è la giustizia?»

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Nel giugno del 2017, la vita di Gian Battista Maestri, geometra di 48 anni, e di sua moglie Ivana, ha subito una svolta drammatica che li ha catapultati in un inferno senza fine.
Il loro adorato figlio, all'età di soli quattro anni, ha mangiato un pezzo di formaggio «Due Laghi» prodotto dal Caseificio sociale di Coredo, in Val di Non.
Quel formaggio, contaminato da Escherichia coli, ha scatenato un'atroce battaglia per la vita che continua ancora oggi, sette lunghi anni dopo.
 
La corsa disperata verso l'ospedale di Cles, seguita dal trasferimento al Santa Chiara di Trento, è stata solo l'inizio di un calvario che ha visto il loro bambino combattere per la sopravvivenza.
A compromettere ulteriormente la situazione è stato il mancato pronto intervento della pediatra, che invece di valutare attentamente il caso, ha respinto la richiesta di un consulto, portando il figlio a subire un inutile intervento all'appendice, aggravando così ulteriormente la sua condizione di salute.
Secondo l’accusa, la presunta negligenza della pediatra ha contribuito al ritardo nella diagnosi della sindrome emolitico-uremica (Seu), che veniva accertata solo tre giorni dopo.
 
Il rinvio a giudizio della pediatra e la condanna dell'ex presidente del caseificio, Lorenzo Biasi, e del casaro Gianluca Fornasari, per lesioni gravissime hanno rappresentato piccole vittorie in una battaglia che sembra non avere mai fine.
Accanto alla famiglia Maestri in questa lotta legale ci sono gli avvocati Paolo Chiariello e Monica Cappello, che hanno rappresentato con grande determinazione la parte civile per il padre Giovanni Battista Maestri, ottenendo il riconoscimento del nesso causale tra l'assunzione del formaggio contaminato e l'insorgere della terribile Seu.
Sulla sentenza pende il giudizio di secondo grado, mentre si è aperto un secondo filone d'inchiesta relativo alla presunta colpa medica della pediatra.
 
Nel frattempo, Gian Battista e Ivana devono affrontare ogni giorno il dolore insopportabile di vedere il loro amato figliolo ridotto in uno stato vegetativo, una sofferenza che li ha segnati indelebilmente e che li spinge a continuare questa battaglia affinché tragedie simili non colpiscano altre famiglie.
Alla loro enorme sofferenza si somma l'amarezza del riconoscimento conferito al Caseificio Sociale di Coredo con un marchio di qualità, una circostanza che li riempie di indignazione.
Infine, per il bene di tutti, i genitori chiedono che vengano proibiti i prodotti a base di latte crudo destinati ai bambini, seguendo l'esempio della Francia.
 
Signor Maestri, può condividere con noi il momento in cui avete saputo che il vostro bambino stava male per aver mangiato il formaggio contaminato? Come avete reagito in quel momento?
«Ai primi di dicembre del 2017 ho letto un articolo che riportava il sequestro da parte del NAS di una serie di forme di formaggio non conformi, avvenuto in seguito al malore di un bambino. In quel momento ho subito pensato al mio piccolo.
«Fin dall’inizio, giugno 2017, a dicembre 2017, nessuno a Coredo avrebbe mai immaginato che il Caseificio fosse responsabile. Nel dubbio ho preferito approfondire, così ho mandato alcune persone a chiedere ai responsabili della latteria se l'azienda nominata nell'articolo fosse la loro. Risposero di non saperne nulla e che da loro andava tutto bene.
«Ma poi sono venuto a sapere che le forme di formaggio erano state sequestrate verso metà giugno 2017 e contestualmente i responsabili del caseificio di Coredo erano stati iscritti nel registro degli indagati.
«A mio parere volevano nascondere tutto con atteggiamenti omertosi per occultare casi come il nostro.»
 
Parliamo della pediatra che ha rifiutato di fornire un consulto. Come ha influenzato secondo lei il trattamento e la diagnosi del bambino?
«La rabbia è tanta, secondo me non dovrebbe più esercitare la sua professione. Non è accettabile che un medico si rifiuti di visitare un bambino.
«Nel corso degli anni, il mio piccolo è stato ricoverato più volte nei nosocomi di Trento e Cles. Durante tutto questo tempo, ho insistito affinché la pediatra in questione non avesse più a che fare con mio figlio. Il suo rifiuto ha determinato il ricovero nel reparto di chirurgia, costringendo i medici ad intervenire d'urgenza per una sospetta appendicite.
«Sono certo che la pediatra aveva le specializzazioni per riconoscere fin da subito la malattia che ha portato mio figlio in uno stato vegetativo.
«I miei consulenti sono convinti che la stessa avrebbe dovuto riconoscere immediatamente il motivo dello stato di salute del bambino e avrebbe dovuto anche sapere che i primi due giorni sono fondamentali per la diagnosi e per le rispettive cure.»
 
Dopo la diagnosi della Sindrome Emolitico-Uremica (Seu), quale è stato il percorso di trattamento di suo figlio e come avete affrontato questa terribile situazione in famiglia?
«Ogni giorno, mi chiedo più volte come abbiamo fatto e come stiamo facendo.
«Dopo pochi giorni di ricovero a Trento, il bambino ha avuto un peggioramento e i medici hanno dovuto procedere con il trasferimento in terapia intensiva all'ospedale di Padova, dove è rimasto per un mese e mezzo.
«Successivamente è stato trasferito in reparto di Nefrologia pediatrica per un altro mese e mezzo.
«A quel punto, mia moglie e io ci siamo trasferiti immediatamente a Padova e, dopo 20 giorni, anche nostra figlia di 5 anni ci ha raggiunto.
«Alla fine di agosto, ci siamo trasferiti tutti a Conegliano in una clinica riabilitativa, dove siamo rimasti per un anno e due mesi. In questo periodo, come ancora oggi, il bambino ha avuto bisogno di assistenza 24 ore su 24. La nostra bambina ha dovuto frequentare la prima elementare a Conegliano, in Veneto.
«Dopo la scuola, ci raggiungeva in clinica, abbandonando tutti i suoi amici, le sue abitudini e la sua casa. In pochi mesi, la nostra bella famiglia è stata catapultata in un dolore senza fine.»
 
La condanna dell'ex presidente del Caseificio e del Casaro è stata una vittoria nella vostra lotta per la giustizia. Tuttavia, cosa pensate della condanna subita dalla pediatra?
«Questa non è giustizia! La vera giustizia si realizzerà solo quando le persone responsabili sperimenteranno la stessa sofferenza che stiamo vivendo.
«Attendo l'esito del procedimento riguardante la pediatra, ma il mio unico obiettivo è che la persona che ritengo inadeguata venga rimossa dalla sua professione.»
 
Alla luce di questa tragedia, quali misure ritenete necessarie per garantire la sicurezza alimentare dei bambini e prevenire che tragedie simili possano accadere in futuro?
«Devono vietare il consumo dei prodotti a latte crudo per i bambini come in Francia, devono informare dei pericoli di questo prodotto e le pene devono essere maggiori di quelle previste dall’attuale ordinamento giuridico.
«Le aziende che si comportano in questa maniera devono essere chiuse e i responsabili non devono più aver a che fare con prodotti alimentari.
«Alle prime notizie sul fatto che la responsabilità di quanto accaduto fosse riferibile al formaggio a latte crudo è stata diramata una ricerca, dove si voleva far credere che quei prodotti avessero una funzione farmaceutica per la salute ma di contro non sono mai stati richiamati i pericoli.
«Forse la gente non sa che il terribile batterio Seu si trova proprio nelle feci dei bovini se poi Il tubo utilizzato per la raccolta del latte non viene lavato accuratamente porta alla contaminazione del formaggio.
«Inoltre, secondo quanto previsto dal protocollo HACCP (sistema di analisi dei rischi e controllo dei punti critici), è necessario rispettare il periodo di stagionatura per eliminare il batterio.
«Allo stesso modo, l'intesa Stato-Regioni del 2016 obbliga le aziende a verificare la presenza di Escherichia Coli, un portatore di STEC.»
 
Come state gestendo il vostro impegno quotidiano nel prendervi cura di vostro figlio? Quali sfide affrontate e quali supporti avete ricevuto dalla comunità e dalle istituzioni?
«La mamma garantisce assistenza al piccolo 24 ore su 24 in modo amorevole ed esemplare. La comunità ci è stata vicina, ma le istituzioni, sia a livello provinciale che comunale, sono state meno presenti.
«In sette anni, l'ex sindaco non mi ha mai chiamato; solo di recente sono stato contattato dall'attuale sindaca del comune di Predaia, per altri fini.
«Le istituzioni provinciali, sia di allora che attuali, mi hanno deluso. Non hanno mai risposto alle interrogazioni di Degasperi e Coppola in modo completo ed esaustivo.
«Per non parlare del recente riconoscimento di un marchio di qualità allo stesso caseificio responsabile di quanto accaduto a mio figlio…
«Per questo, io e mia moglie chiediamo il ritiro immediato della concessione di quel marchio, che a nostro avviso manca di rispetto al nostro bambino.
 
Le vostre relazioni personali sono cambiate?
«Nel corso di questi anni ho fatto nuove amicizie, ma alcune si sono allontanate e alcune persone che si erano dichiarate amiche si sono rivelate egoiste, aumentando la mia sofferenza.
«Uno dei fatti che più mi ha rammaricato maggiormente è stato il rifiuto da parte di alcuni conoscenti di testimoniare in tribunale sulle abitudini del mio piccolo. Una di queste, nonostante fosse stata convocata dal giudice, ha disertato l'aula del tribunale più volte. Questo inqualificabile gesto è stato utilizzato dalla difesa dei due imputati come motivo per ricorrere in cassazione.
«In questi anni, una persona mi è stata vicinissima, mi ha dato la forza, mi ha insegnato a combattere è l'ex consigliere provinciale dott. Claudio Taverna, una persona eccezionale, un amico che rimarrà per sempre nel mio cuore.»
 
Infine, qual è il vostro messaggio per altre famiglie che potrebbero trovarsi nella vostra stessa situazione o che temono per la sicurezza alimentare?
«Non mi permetto di dare consigli o messaggi in tal senso; l'unica cosa che desidero dire è quella di evitare il consumo di prodotti a base di latte crudo.
«Inoltre, mi permetta di dire che non sono riuscito a salvare il mio piccolo, ma sicuramente lui ha salvato altri bambini.
«Voglio ringraziare di cuore il preparatissimo gruppo di consulenti che ha contribuito a far emergere in maniera incontestabile la verità:

•    avvocato Paolo Chiariello con l’avvocatessa Monica Cappello del foro di Trento;
•    professoressa Silvia Bonardi, professore ordinario in Ispezioni degli alimenti di origine animale dell'Università di Parma;
•    professor Lapo Mughini Grass, epidemiologo senior presso il Centro per il Controllo delle Malattie infettive dell'Istituto Nazionale per la Sanità Pubblica e l'Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM) e professore associato di sanità pubblica veterinaria ed alimentare presso l'Institute for Risk Assessment Sciences (IRAS) dell'Università di Utrecht (NL);
•    professor Nicola Principi, professore ordinario e merito dell'Università degli studi di Milano, già responsabile dell'insegnamento di Pediatria Generale e Specialistica, nonché direttore della Scuola di Specializzazione in Pediatria della facoltà Medicina e Chirurgia;
•    dott. Alberto Edefonti, già Direttore, UOC Nefrologia e Dialisi Pediatrica, Clinica Pediatrica De Marchi, fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico Milano.
•    dott. Giovanni Morra, Medico Legale di Trento.

«In questa tragica vicenda, il destino di un bambino è stato irrimediabilmente segnato da un semplice boccone di formaggio, causando una devastante battaglia per la vita che continua ancora oggi. È un monito straziante sull'importanza della sicurezza alimentare e della responsabilità delle istituzioni nel proteggere la salute pubblica.
«Questo drammatico evento dovrebbe spingerci a rivedere le normative e le procedure di controllo, garantendo che tragedie simili possano essere prevenute in futuro.
«Nel frattempo, la famiglia del bambino continua a lottare per giustizia e consapevolezza, portando avanti un messaggio di speranza e cambiamento per proteggere altre vite innocenti.»
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it  
Geom Gian Battista Maestri - maestri.gb@virgilio.it
 
Approfondimenti nei seguenti filmati:
Filmato 1.
Filmato 2.
 
La vita in diretta link puntata 19/03/2023:
https://www.raiplay.it/video/2024/03/La-Vita-in-Diretta---Puntata-del-19032024-db86eea3-acd9-4f42-bffa-be06593f5f18.html

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