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I ricordi di nonna Sandra – Di Nadia Clementi

Nata a Milano nel 1932, era sfollata a Bedollo di Piné a 10 anni, nel 1942

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La nonna Sandra è un'incarnazione vivente della resilienza e della vitalità. A 91 anni, conserva una straordinaria autonomia che incanta chiunque la conosca.
Nata nel cuore di Milano nel 1932, ha vissuto un'infanzia segnata dalla mancanza paterna, circondata dall'affetto di quattro sorelle.
Tuttavia, la sua vita ha conosciuto un'intensa svolta durante i giorni cupi della Seconda Guerra Mondiale.
 
A 10 anni, durante il conflitto, Sandra è stata sfollata a Bedollo di Pinè, un piccolo angolo di tranquillità nel Trentino: in tempo di guerra, infatti, i bambini che erano i «giovani del domani», venivano sfollati dal Duce, in paesini dispersi, per proteggerli dai bombardamenti e risparmiare le loro vite.
Qui, è stata accolta da una famiglia generosa che ha aperto le porte della propria casa e del proprio cuore.
Mentre frequentava le scuole locali, Sandra aiutava la signora da cui era ospite, occupandosi con amore dei suoi due piccoli bambini.
 
Nonostante il ritorno a Milano al termine della guerra, il legame con la famiglia che l'aveva accolta a Bedollo è rimasto saldo nel tempo.
Ancora oggi, Sandra visita il piccolo borgo trentino per riconnettersi con le amiche di un tempo e rivivere i dolci ricordi di quegli anni tumultuosi.
Ma la sua vitalità non si esaurisce nei viaggi nel passato: Sandra è una donna attiva e creativa.
Con una passione contagiosa per la lettura, si ritrova spesso a immergersi in più libri contemporaneamente, mentre crea segnalibri personalizzati per accompagnare ogni nuova avventura letteraria.


Nonna Sandra all'uncinetto.
 
Gli aghi e i gomitoli sono per lei strumenti di magia: traendo ispirazione dal passato, continua a lavorare a maglia e all'uncinetto, nonostante l'artrosi cerchi di rallentarla.
Tra le sue passioni culinarie, spiccano le polpette succulente, le cotolette fragranti e le lasagne dall'aroma avvolgente.
Sul suo balcone, oltre ai fiori, coltiva il basilico che utilizza per preparare il pesto. Ma è con gli «involtini di Bedollo» che Sandra dimostra il suo legame viscerale con il Trentino.

Lontana dall'essere confinata alla cucina, Sandra, accompagnata dalla figlia Paola o dai nipoti, ama esplorare le vie di Crema, specialmente la vivace «vasca in Crema», animata dai negozi e dalla gioia dello shopping.
Qui, si concede il lusso di passeggiare davanti alle vetrine, specialmente davanti ai negozi di abbigliamento, poiché avendo fatto la sarta le piace seguire la moda; ogni tanto le piace concedersi una sosta per un caffè accompagnato da un delizioso biscottino.
La sua casa è un'oasi di vita e colore, dove ogni angolo è pervaso dall'amore per la natura. Sandra ha il pollice verde e riesce a far fiorire anche le piante più esigenti, come un'orchidea che sembrava destinata a languire.
 
Bedollo di Pinè è per lei più di un luogo, è una parte integrante del suo essere. Tra le sue montagne e i suoi boschi, Sandra ha lasciato un pezzo di cuore che ritrova gioiosamente ad ogni ritorno.
Lì, tra i profumi della natura e l'abbraccio delle montagne, trova conforto e serenità, riscoprendo la forza che l'ha accompagnata per tutta la vita.
 

La Crós del Cuc a Bedollo.
 
Cara nonna Sandra! Hai vissuto un'epoca di grandi cambiamenti. Cosa ricordi di più della tua infanzia a Milano durante la guerra?
«Ricordo le notti, svegliata di soprassalto al suono delle sirene d’allarme e le corse nei rifugi antiaerei (cantine). Questo accadeva anche 2 o 3 volte per notte, tant’è che si andava a letto vestiti.
«Ricordo la paura di quando ero nei rifugi, aggrappata stretta alla mia mamma che aveva in braccio mia sorella più piccola, perché durante i bombardamenti, nelle cantine, c’erano gli spostamenti d’aria e quindi sembrava che il palazzo di sopra ci crollasse addosso.
«Ricordo, dopo il cessato allarme, l’uscita dai rifugi, le sirene dei pompieri e delle ambulanze e il cielo rosso per i palazzi incendiati.»
 

 
Come è stata la tua esperienza a Bedollo di Piné durante la Seconda Guerra Mondiale? Ci sono momenti o ricordi particolari che ti hanno segnato?
«L’esperienza a Bedollo è stata una sorpresa. Il primo impatto, le montagne, perché non le avevo mai viste. Poi le case, con i pavimenti e gli arredamenti completamente in legno. Non c’era l’acqua potabile ma bisognava andare a raccoglierla alla fontana con i secchi e non c’erano neanche i bagni ma i gabinetti si trovavano all’esterno.
«La vita era completamente diversa da quella di Milano: dovevo lavarmi in un catino, non c’erano le tovaglie sui tavoli per mangiare; a colazione si beveva il latte con gli avanzi della polenta o patate, a pranzo si mangiava la polenta con un pezzo di salamella e insalata, a cena c’erano le patate cotte con l’insalata e un pezzo di formaggio.
«Mi sono dovuta adattare al loro stile di vita: andavo a prende l’acqua alla fontana, raccoglievo la legna nei boschi, ho dovuto cambiare le mie scarpe e mettere le zopèle ovvero degli zoccoletti.
«Un ricordo particolare è il mio primo giorno di scuola. Frequentavo la 5ª elementare e mi sono trovata in classi miste maschi e femmine e nella mia classe c’erano sia bambini di 4° che di 3°, queste cose a Milano non c’erano. Ricordo anche il nome del mio maestro, Abramo.
«La prima notte passata a Bedollo mi ricordo che mi sono trovata su un letto fatto di foglie di granoturco, mi sono fatta il buco, ero rannicchiata su me stessa e piangevo, mi mancava la mia mamma.»
 

Nonna Sandra sfollata a Bedollo, con amici.
 
Raccontaci di più del legame speciale che hai con la signora che ti ha ospitato a Bedollo. Come avete mantenuto il contatto nel corso degli anni.
«Con la signora Assunta mi sono trovata subito bene: era molto gentile e mi ha circondata subito di affetto. Abbiamo avuto subito una fiducia reciproca.
«Sapendo che avevo lasciato dei nipotini a Milano, dicendole che mi piacevano i bambini, mi ha affidato il suo che aveva 3 anni. Dopo qualche mese ne è nato un altro. Li curavo io poiché lei lavorava nei campi e il marito era via per lavoro.
«Alla fine della guerra, tornata a Milano, ci siamo mantenute in contatto con la corrispondenza tramite lettere. Lei mi raccontava dei bambini che stavano crescendo e io le raccontavo della mia vita a Milano.»
 
Se potessi condividere una lezione o un insegnamento che hai imparato durante la guerra, quale sarebbe?
«La guerra mi ha insegnato a rispettare le regole, poiché anche una semplice disobbedienza poteva costarmi cara la vita.
La guerra porta grande paura e per questo mi ha insegnato ad amare di più la vita, a conservarla, ad odiare le guerre.»
 

Nonna Sandra a Bedollo con la classe scuola e il suo maestro.
 
Hai detto che leggi più libri contemporaneamente. Quali sono i tuoi libri preferiti?
«Tra i miei romanzi preferiti ci sono: la saga delle 7 sorelle. Questi libri mi hanno insegnato che pur non essendo sorelle di sangue, ci si può volere bene come se fossimo sorelle davvero.
«La saga di Harry Potter: mi è piaciuta molto e quando ho finito l’ultimo libro è stato come lasciare un amico.
«Un altro romanzo che ho amato è stato Tutto il blu del cielo. Di questo mi ha colpito la fedeltà di Joanne che quando ha saputo che Emile aveva l’Alzheimer non l’ha abbandonato ma lo ha assistito fino alla fine.»
 

Gli gnocchi di nonna Sandra.
 
Parliamo di cucina! Quali sono le tue ricette preferite da preparare e quali ti ricordano di momenti speciali della tua vita?
«La mia ricetta preferita sono le lasagne, ma per i miei nipoti preparo volentieri anche gli involtini di Bedollo: crespelle con prosciutto e mozzarella condite con sugo di pomodoro; mi piace cucinare gli ossibuchi alla milanese, mi ricordano della mia sorella maggiore perché è stata lei che mi ha insegnato a farli; gli gnocchi di patate fatti in casa, che mi ricordano la mia mamma: quando ero piccola lei preparava gli gnocchi poi li rotolava e ce li faceva fare rigati con la forchetta.
«Poi li mettevo tutti in fila 10x10 così contavamo quanti erano; la ciambella mi ricorda le colazioni assieme a mio marito e mia figlia, le polpette mondeghin, il vitello tonnato; le cotolette alla milanese; il riselatte che non è un dolce ma una minestra calda fatta con latte e riso e che mi ricorda quando ero su a Bedollo perché l’ho insegnato io alla signora Assunta.»


 
Hai iniziato a scrivere un diario sulla guerra. Cosa ti ha spinto a farlo e quali sono gli eventi che hai trovato più importanti da documentare?
«Mi hanno spinta mia figlia e i miei nipoti poiché ritenevano utile e importante documentare un pezzo di storia.
«Tuttavia nella stesura ho trovato diverse difficoltà: rievocare certi episodi della guerra non è facile e inoltre faccio fatica a scrivere a causa dell’artrosi. Al momento quindi l’ho lasciato in sospeso non so se riuscirò a riprenderlo.»

Ti piace fare la «vasca in Crema» a Crema. Cosa ti affascina di più di questa passeggiata e quali sono i tuoi negozi preferiti lungo il percorso?
«Mi piace stare in mezzo alla gente, mi piace guardare le vetrine ma mi fermo più volentieri nei negozi di abbigliamento femminile. Questo perché, facendo la sarta mi ricordano gli abiti che facevo anche per le persone che andavano a vedere le opere alla scala e per le spose.»
 

I fiori di Nonna Sandra.
 
Hai una mano verde e riesci a far rifiorire le piante anche le più esigenti. Qual è il segreto del tuo successo con le piante?
«Le piante e i fiori bisogna amarli. E a volte, sarà stupido, ma bisogna parlarle assieme… e si, anche sgridarle, a seconda di quello che mi danno.»
 
Bedollo di Pinè è come una seconda casa per te. Cosa ti lega così profondamente a quel luogo e quali sono i ricordi più cari che hai lì?
«Bedollo mi ricorda il periodo che ho passato lì con loro da bambina, è il paese che mi ha sempre accolto come una di loro in un momento difficile della mia vita, quando ho dovuto lasciare la mia casa natale a Milano per rifugiarmi lì; mi piace il suo panorama e mi piace passeggiare nei suoi boschi per il silenzio dove si sentono solo gli uccellini cantare. La gente che non si è dimenticata di me, nemmeno poche amiche che mi sono rimaste.»
 

Altri lavoretti di Nonna Sandra.

L'intervista a nonna Sandra è stato un viaggio emozionante nella sua vita e le sue esperienze. Attraverso le sue parole, abbiamo potuto percepire l'importanza dei valori tramandati di generazione in generazione e l'incidenza dei notevoli cambiamenti nel corso del tempo.
Le sue memorie sono come pezzi di un puzzle che ci aiutano a costruire una migliore comprensione del passato e a riflettere sul presente.
Intervistare nonna Sandra è stata un'opportunità preziosa per connetterci con le radici legate ai valori della famiglia e per apprezzare ancora di più il ruolo dei nonni nella vita.

Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it

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