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Intervista alla senatrice Donatella Conzatti – Di Nadia Clementi

«Politica, imprenditrice, moglie e madre: mi vedo così, mi presento così. Sono così»

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«Politica, imprenditrice, moglie e madre. Mi vedo così, mi presento così. Sono così.»
È proprio questa la frase che dà il benvenuto sul sito web personale di Donatella Conzatti, parlamentare trentina classe 1974, eletta al Senato con le ultime elezioni politiche del 2018 e che oggi siede tra i banchi di Forza Italia.
Una giovane donna attiva in politica dal 2010 quando viene eletta consigliera di Comunità della Vallagarina con il Movimento «Comunità Civica» di cui è coordinatrice.
Nel 2013 il movimento civico aderisce a Scelta Civica, partito con cui tenta per la prima volta l’avventura romana presentandosi nella lista per la Camera dei deputati, senza venire tuttavia eletta. 
 
La provenienza da liste civiche e a forte connotazione territoriale ha caratterizzato gran parte della vita politica di Conzatti: nel 2014 si candidata alla Segreteria dell’Upt da outsider e ne diviene Segretaria politica, nel 2016 è eletta come candidata indipendente nella Direzione Nazionale di Scelta Civica/Noi con l’Italia.
«Noi con l’Italia» alle politiche 2018 aderisce alla coalizione di centrodestra e propone la Conzatti nel Collegio uninominale del sud Trentino, la quale viene candidata e poi eletta nel collegio di Rovereto sconfiggendo tra gli altri Tiziano Mellarini, uno dei nomi forti della politica trentina.
In Senato aderisce al Gruppo di Forza Italia assieme agli eletti UDC e Noi con l’Italia.
 
Una carriera dunque sfolgorante e costellata anche da tanto impegno civile, come membro del direttivo del Comitato non Ultimi, per la parità di genere oppure come socia fondatrice, nel 2017, dell'associazione cultural-politica ReStart Trentino.
Tanto impegno e movimentismo che spingono Conzatti a lanciare le primarie del centrodestra per scegliere il candidato Presidente alle provinciali di ottobre 2018 e ad invitare FI a creare una costituente dell’area liberale e popolare (LibPop), hanno dato non poco fastidio ad alcuni colleghi locali.
«Le ingerenze della Senatrice Donatella Conzatti in merito all’attività di partito di Forza Italia in Trentino, non sono accettabili» è il commento dei colleghi di partito Giorgio Leonardi, Maurizio Perego e Gabriella Maffioletti che non digeriscono l’idea della Senatrice di formare una costituente in vista del congresso di Forza Italia.
I tre attraverso una nota ricordano che la Senatrice Conzatti è stata eletta al Senato grazie anche ai voti di Forza Italia e che «non si è nemmeno degnata di fare la tessera del partito per cui si è candidata ed è stata eletta il 4 marzo 2018».
Dichiarazioni smentite dal nazionale di FI che conferma invece come la Senatrice abbia regolarmente aderito al partito. 
 
Insomma, le solite accuse, tra chi vuole conservare e chi vuole innovare, che oggi divide il dibattito politico con due fazioni ben distinte: i vecchi politici, legati alla storia dei partiti e i nuovi politici, cresciuti politicamente nel mondo delle professioni e dell’impresa, che desiderano superare le ideologie attribuite ormai al passato legandosi a sistemi valoriali e metodologici che vanno al di là dell’appartenenza partitica.
Conzatti inoltre è molto attiva sulle tematiche di genere, con una forte comunicazione anche sui suoi profili social legati ai temi delle discriminazioni, del femminicidio e della violenza sulle donne. 
Ma il suo impegno su questi temi così delicati e, purtroppo, sottovalutati, non si limita alle pagine del web: Conzatti infatti è vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere. 
 
Da quando riveste questa prestigiosa carica Conzatti e gli altri colleghi della Commissione stanno lavorando ad una legge quadro sulla violenza di genere, lavorando non solo sulle norme ma anche sulla cultura, sulla formazione e sulla comunicazione, partendo per esempio dalla rappresentazione della figura femminile dei media e delle pubblicità.
Uno degli obiettivi della legge quadro sarà anche l’introduzione di corsi per la rieducazione degli uomini maltrattanti e dei corsi di educazione al rispetto della scuola.
Una vita politica impegnata e impegnativa dunque per la trentina Donatella Conzatti, che abbiamo deciso di intervistare per capire meglio il suo lavoro in Senato e le sue aspirazioni come politica e come donna.
 

 
Senatrice quali le soddisfazioni di questo primo anno di legislatura?
«Un primo anno straordinario, un percorso impegnativo, appassionato e a tratti confuso. Impegnativo forse è un termine che stupisce perché pochi sanno che chi lavora, lavora moltissimo. Di giorno e di notte sessioni d’Aula, Commissioni, incontri, ore di studio e di spostamenti per l’Italia.
«L’idea diffusa dall’antipolitica che in politica si bivacchi può essere di moda ma Le assicuro che appartiene a pochi soggetti, come del resto accade in tutti gli altri lavori. Un percorso appassionato perché mi occupo dei temi che mi stanno più a cuore, in primis quello della liberazione delle vite e dei talenti femminili come Vice presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio.
«Mi occupo del tema del momento quello dell’attuazione dell’Autonomia differenziata come membro della Commissione Affari regionali. Al di là degli slogan in Commissione approfondiamo sia le ricadute sugli assetti istituzionali sia sul bilancio dello Stato, un lavoro delicato e tecnicamente complesso.
«Infine ma non per ultima, sono membro di una delle commissioni permanenti con il maggior carico di lavoro: la Commissione finanze e tesoro dove analizziamo tutti i provvedimenti legislativi in materia fiscale, bancaria e finanziaria con non pochi interventi in abito ascendente europeo.
«Un anno confuso perché questo Governo a due teste sospinto della demagogia, ogni giorno dedica all’Italia scenette di rara confusione politica.»
 
Il suo lavoro in Senato è nel pieno del fermento, è di pochi giorni fa l’approvazione definitiva in Senato del codice rosso per la violenza di genere. Che cosa è ancora da migliorare?
«Il Codice Rosso è un piccolo passo ma nella direzione giusta del contrasto alla violenza di genere. Per questo abbiamo votato a favore. La legge introduce nuove e socialmente attuali fattispecie di reato come il revenge porn (introdotto su emendamento di Forza Italia), il delitto d’identità, divieto dei matrimoni per coercizione e anche l’inasprimento delle pene per reati sessuali, stalking (introdotto da Forza Italia) e maltrattamenti in famiglia. Introduce la presunzione d’urgenza processuale per le denunce di violenza, il famoso «codice rosso» che ha dato il nome alla legge. Introduce la formazione per le forze dell’ordine e dà qualche risorsa al Fondo per gli orfani di femminicidio (anche questo voluto da Forza Italia).
«Dicevo, è una Legge che va nella direzione giusta ma purtroppo è solo un piccolo passo perché mancano moltissimi provvedimenti attesi e indispensabili. Mi limito ad elencarli perché ciascuno di essi meriterebbe un’intervista. Parlo di tutto ciò che sta a monte e che servirebbe per evitare la violenza, tutti capiamo che le pene arrivano comunque troppo tardi quando la violenza è già stata consumata, puniscono ma non ripagano di anni di sofferenza.
«Per evitare o ridurre al minimo il fenomeno bisogna lavorare sui temi della formazione, della sensibilizzazione e della comunicazione nei media, insomma cambiare una cultura ancora troppo maschile diffusa nel Paese (perfino alcune donne hanno una cultura maschile).
«Poi ancora lavorare sui temi della protezione: costruire reti integrate tra Enti e Istituzioni in ogni Regione, reti che permettano una presa in carico della donna senza abbandonarla perché il percorso - dalla prima segnalazione, passando per la denuncia ed il processo, fino all’affrancamento e al reinserimento nel mondo del lavoro - è lungo.
«Fondamentale, nell’idea di evitare il fenomeno alla radice, è l’introduzione dei Percorsi di rieducazione degli uomini maltrattanti. Tutto questo sarà contenuto in una proposta di legge quadro che la Commissione sottoporrà al Parlamento al termine del proprio lavoro.»
 
Nel suo impegno hanno molta rilevanza le tematiche di genere, come valuta la situazione da un punto di vista politico e legislativo?
«Sul tema della parità tra uomo e donna siamo in cammino. Ancora c’è molta sperequazione nel lavoro, nei carichi familiari, nella possibilità di impegno pubblico. In media lavora una sola donna su due, al sud una su tre, a parità di competenze e mansione guadagnano meno.
«Spesso lavorano part time e interrompono il percorso lavorativo per occuparsi di colmare i servizi che lo Stato non dà per la cura dei bambini e degli anziani. Come conseguenza molte donne non raggiungono la pensione o se la raggiungono devono accontentarsi di importi minimi.
«L’Italia è al 70° posto sui 149 Paesi monitorati dal World Economica Forum in quanto a gender gap e questo pesa in negativo fino a 7 punti percentuali di PIL. In politica dopo anni di lotte siamo al 35 per cento dei parlamentari e lo siamo grazie all’introduzione di normative ad hoc, non certo per evoluzione culturale continua.
«Ai vertici delle società quotate siamo al 38 per cento grazie alla L. 120/2011, legge che sta per scadere e per questo ho presentato un ddl per la sua proroga che oggi è all’esame della mia Commissione Finanze.
«Ai vertici delle banche, delle partecipate pubbliche e delle società private non quotate - per le quali non ci sono normative di diversity - la presenza femminile si ferma la 15 per cento. Non un bel quadro.
«E guardi non è solo una questione di giustizia sociale ma soprattutto di opportunità di crescita sociale ed economia per l’Italia.»
 
E dal punto di vista culturale?
«Il contesto culturale è quello adatto a far resistere questa sperequazione. Un approccio maschile e non paritario diffuso anche tra molte donne che preferiscono accondiscendere anziché autodeterminarsi.
«Un Paese che fino agli anni ’60 tollerava lo jus corrigendi e che oggi registra un femminicidio ogni due giorni, un Paese che tollera l’odio e gli insulti di genere sui social e non solo, un Paese che veicola messaggi e immagini sessiste per vendere prodotti, ritenendolo normale è un Paese che come minimo si può definire contraddittorio.
«Un Paese che si è dato un ordinamento giuridico quasi perfettamente paritario ma che ha molta strada da fare per maturare una cultura paritaria nei fatti.»
 
Quando è importante coinvolgere e pensare a soluzioni anche per gli uomini?
«È fondamentale, indispensabile direi. Finché continueremo a parlarne di parità come fosse una questione femminile e non come un tema che investe tutta la nostra società, saremo fuori rotta.
«Anche nel dramma della violenza domestica e di genere, finché non metteremo a fuoco che il problema sono gli uomini maltrattanti e non ci impegneremo a correggere il loro comportamento e a cambiare, con azioni precise, la cultura del paese, avremo sempre questi dati drammatici: una donna su tre tra i 16 e i 70 anni in Italia ha subito e subisce una qualche forma di violenza, stiamo parlando di 7 milioni di donne, in un Paese nominalmente civile e democratico.»
 
Il lavoro della commissione di cui lei è vicepresidente come procede? Quali sono le prossime sfide?
«L’obiettivo della Commissione d’inchiesta sul femminicidio è quello di monitorare lo stato di attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. Parliamo della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall’Italia con la Legge 77 del 2013.
«Quindi facciamo audizioni, sopralluoghi, missioni e mappiamo il territorio nazionale ascoltando Enti, Istituzioni, Magistratura, Centri antiviolenza e Centri di rieducazione per uomini maltrattanti. Al termine del lavoro, e come accennavo in premessa, la Commissione si è posta l’obiettivo di una proposta di legge quadro.»
 
Il suo partito si trova in questa legislatura in una situazione delicata: alle elezioni alleata con la Lega, ora di fatto all’opposizione, con non poche posizioni critiche verso l’operato di Salvini. Lei cosa pensa della situazione del governo in questo momento?
«Forza Italia è alleata sui territori e all’opposizione del Governo. Mi pare un’opportunità più che un problema. Sui territori dove si può amministrare con saggezza e con un programma di centrodestra, esiste al più un problema di pesi, e quindi lavoriamo affinché il baricentro torni nell’area popolare e liberale.
«Del Governo siamo fieramente oppositori, mi pare sotto gli occhi di tutti che questa alchimia renda insofferente in primis la Lega. Un Governo che ha messo in difficoltà l’Italia sia internamente che in Europa e nei rapporti (contraddittori) internazionali.
«I dati dell’economia, del lavoro, del disagio nelle città, dello scontro sull’Autonomia differenziata sono lì a ricordarcelo tutti i giorni.
«Aggiungiamo che dopo aver osteggiato i tecnici, hanno scelto un Premier tecnico e stanno per indicare un Commissario europeo tecnico. Dilettantismo e contraddizioni la fanno da padrone.»
 
In tanti l’hanno accusata di eccessivo «nomadismo» tra i vari partiti, non ultimi alcuni suoi colleghi trentini, come risponde a questa affermazione?
«Sorrido. La mia è una storia di civismo impegnato, mi ispiro da sempre ai valori del popolarismo e liberalismo. Sono anche liberal per ciò che attiene le scelte individuali delle persone.
«Oggi non esiste un partito che faccia esatta sintesi di queste culture e valori, ma sto e sono stata nei partiti che li hanno difesi. Rimango fedele ai valori in cui credo, non ho invece un approccio fideistico e acritico verso i contenitori.»
 
Si è superato il vecchio schema politico destra-sinistra? Lei come si definisce? Liberale, populista, europeista?
«Europeista evoluzionista. Critica ma convinta che la soluzione sia molta più condivisione politica, una federalista europea. Popolare (che è certamente l’opposto di populista) e liberale. La destra e la sinistra ci sono come aree di ispirazione valoriate.
«Ciò che forse si può dire è che c’è l’esigenza e anche lo spazio politico per una sintesi tra i rispettivi migliori valori: uno spazio che tenga assieme le esigenze di crescita con quelle di attenzione sociale, le esigenze di stato unitario con quelle di autonomia ai territori, di infrastrutture e rispetto all’ambiente, di famiglie e di libertà e parità.
«Qualcosa di nuovo cui anche Forza Italia, nella sua componente innovatrice, sta lavorando.»
 
Qual è la sua giornata tipo da senatore? Riesce a dedicare tempo alla sua famiglia?
«Ogni momento libero è per la mia famiglia. La prima cosa è sempre organizzare attività e priorità per i bambini. Quasi tutto il resto invece è lavoro.
«Sto a Roma 4 giorni alla settimana e mi divido tra Aula, le tre impegnative Commissioni, i convegni, le riunioni politiche, gli incontri con gli operatori economici e sociali. Anche quando torno in Trentino è un susseguirsi di incontri, conferenze, riunioni istituzionali.
«Poi c’è l’Italia, le conferenze in diverse città e da qualche tempo anche la partecipazione alle trasmissioni televisive. In mezzo a tutto questo tanto studio.»
 
Quali sono secondo lei le priorità del nostro territorio?
«Il Trentino ha bisogno di più infrastrutture e di più formazione. Dobbiamo essere collegati e connessi, quindi infrastrutture di collegamento e anche digitali. Connessione tra Valli, tra Regioni con il mondo.
«E dobbiamo essere più preparati di altri, investire molto di più in scuola, formazione, competenze, soft skills, sulla conoscenza delle lingue. Le ragazze e i ragazzi devono crescere come in un grande campus di conoscenze.
«Creerei più università anche a Rovereto: arte moderna, neuroscienze e sport. Poi - e non è cosa da poco - vanno mantenuti gli standard che ci sono nel sociale, nell’associazionismo, nella ricerca.»
 
Può tracciare un breve bilancio della sua esperienza di senatrice e dirci quali sono i suoi obiettivi per il futuro?
«Non posso che essere molto soddisfatta, godo della stima dei colleghi ed ho buoni spazi di autonomia nelle materie che seguo e anche per tutelare le prerogative trentine. L’obiettivo è poter rianimare la Politica in Italia così come in Trentino.
«A livello nazionale c’è sete di questa proposta LibPop, in Trentino quella stessa area è da rifondare con una costituente ampia che veda protagonista la spinta innovatrice che sta nascendo da Carfagna a Toti ma anche da molti altri.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Senatrice Donatella Conzatti - donatella.conzatti@senato.it

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