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Coronavirus: il ruolo strategico dell’A22 – Di Nadia Clementi

Parliamo dell'emergenza con l’Amministratore Delegato dottor Diego Cattoni

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In un momento come questo, dove gli spostamenti sono limitati e tutti siamo invitati per responsabilità personale e collettiva a rimanere a casa, ci rendiamo conto più di prima di quanto siano importanti i trasporti nella nostra vita.
Senza i mezzi che trasportano le merci, le ferrovie, gli aeroporti e tutti i più importanti snodi di scambio del nostro Paese, l’economia si paralizzerebbe.
L’emergenza Coronavirus ha generato un forte impatto sull’economia del nostro Paese, è inutile negarlo, ma se i supermercati continuano ad essere pieni e i beni di prima necessità non mancano nelle nostre case è perché esiste una fitta rete di trasporti che riesce ad essere efficiente anche in momenti di difficoltà come questo.
 
Uno dei luoghi di maggior passaggio e simbolo del collegamento tra Nord e Sud, tra Europa e Mediterraneo è l’Autostrada del Brennero.
Un lungo serpente di asfalto che si snoda per 315 chilometri dalle Alpi fino alle pianure emiliane, attraversando tutta la Valle dell’Adige e collegando città importanti come Bolzano, Trento, Verona e Mantova.
Ogni giorno tra i 30 e 40 mila veicoli la percorrono e quasi un terzo di questi sono mezzi pesanti. Bastano queste poche cifre a comprendere l’aspetto strategico per l’economia italiana, e non solo, della A22.
 
A gestire questo importante mezzo di connessione è, fin dalla sua fondazione nel 1959, la società Autostrada del Brennero Spa, una realtà solida e tutta trentina che da oltre 60 anni ne è responsabile.
Alla sua guida come Amministratori Delegati, si sono succeduti alcune tra le più importanti figure del mondo industriale ed economico del Trentino Alto Adige; da sempre una figura di riferimento per le decisioni più strategiche e delicate di una realtà così complessa.
A novembre 2019 abbiamo assistito all’ultimo cambio alla guida di Autostrade del Brennero, quando il Consiglio di Amministrazione ha nominato Diego Cattoni il nuovo Amministratore Delegato.
Cattoni incarna, per curriculum e storia personale, la quinta essenza del mondo economico trentino, essendo stato alla guida di alcune delle più importanti realtà del nostro territorio e di prestigiose realtà fuori di esso.


 
Nato a Trento nel 1965, laureato in Economia e Commercio all’Università di Trento, dottore commercialista, è stato Ufficiale della Guardia di Finanza, Direttore Generale e Amministratore Delegato della holding di partecipazione della Famiglia Lunelli (Cantine Ferrari), Vice Presidente di Dolomiti Energia Holding SpA, Consigliere Delegato di FT Energia SpA, fondatore e Amministratore Delegato di Oikos Gmbh a Berlino, membro del board di Coster Tecnologie Speciali SpA e Amministratore Delegato di Aquila Basket Trento.
 
Al suo insediamento ha dichiarato: «Assumere l’incarico di Amministratore Delegato di Autostrada del Brennero rappresenta per me un onore e, al contempo, una sfida stimolante.
«Parlo di onore non per gusto retorico, ma perché non credo esista, tra il Brennero e Modena, una società che abbia contribuito così tanto allo sviluppo economico e sociale dei nostri territori.»
Parole che vanno a trovare conferma se guardiamo al Pil dei mercati attraversati dal Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, attraversato dai Paesi più ricchi in Europa, ma non sempre è stato così e non serve scomodare i secoli, basta guardare indietro di qualche decennio.

Ricordiamo che pochi giorni fa abbiamo pubblicato il bilancio della Società Autistrada del Brennero, che presenta ricavi per 400 milioni e un utile di 87 (vedi servizio). Un gioiello che deve rimanere nelle disponibilità dei territori che attraversa..
In un'Europa politicamente divisa, ma mai come oggi unita sotto il cupo tetto dell’emergenza sanitaria, emerge ancora di più il bisogno di una visione a lungo termine e di investimenti nelle infrastrutture.
Lo sa bene Diego Cattoni che vede nella nuova concessione autostradale la possibilità di rendere esecutivi importanti progetti di infrastrutturazione dell’asse Brennero-Modena, nell’ottica di una virtuosa integrazione tra gomma e rotaia e determinando così una notevole spinta all’economia.
 

 
Dottor Cattoni, l’autostrada al tempo del Coronavirus: in una sua recente dichiarazione ha affermato che l’A22 non si ferma, quali misure avete adottato?
«Le misure sono state graduali e molteplici, ma hanno seguito e stanno seguendo tutt’ora sempre la stessa logica: la sicurezza, quella di chi viaggia, che deve veder garantito il massimo del servizio, e quella di chi lavora, che non deve essere esposto a situazioni di potenziale contagio.
«In sintesi, si è deciso da subito di tenere a casa i collaboratori con problemi pregressi di salute. Il personale operativo è stato ridotto all’essenziale per evitare il possibile contagio e per disporre, qualora necessario, di collaboratori sicuramente mai entrati in contatto con colleghi eventualmente malati.
«I turni di lavoro sono stati modulati in modo da evitare che gli addetti a un medesimo servizio si trovino, pure occasionalmente, a contatto nello stesso ambiente, in modo da minimizzare il rischio dell’assenza di competenze specifiche anche in caso di numerose assenze per malattia.
«Ove possibile, è stato attivato lo smart working. Per il Centro Assistenza Utenza (CAU), nodo nevralgico per la sicurezza di chi viaggia, è già stata approntata a San Michele una sede alternativa, un disaster recovery, qualora l’attuale centro diventasse temporaneamente inagibile a causa del contagio da Covid-19.
«Quanto al front office, il pedaggio manuale è stato ridotto al minimo indispensabile e i Centri Servizi sono rimasti operativi in modalità call center e su appuntamento per i casi di necessità.»
 


Che impatto avranno questa crisi sanitaria e il blocco degli spostamenti dei privati cittadini sulla mobilità sull’A22?
«Provo a rispondere così: le autostrade rappresentano oggi la principale connessione delle nostre economie. Pertanto le autostrade sono una sorta di termometro del sistema produttivo.
«Nelle scorse settimane abbiamo registrato flessioni dei volumi di traffico che hanno superato il 70%, il calo dei transiti privati in alcuni weekend ha sfiorato il 90%. Credo siano percentuali che possono essere indicativi della crisi che ha affrontato il sistema economico nel suo complesso.
«L’impatto in termini di fatturato è conseguente, dato l’autostrada vive finanziariamente dei pedaggi. Al contempo, non appena l’economia riparte, le autostrade tornano subito protagoniste. Noi che non ci siamo mai fermati siamo pronti ad accompagnare la ripartenza del Paese.»
 


Come cambierà l’autostrada quando l’isolamento sarà finito?
«Come molte altre aziende, stiamo già predisponendo tutto per la ripartenza, ma credo che le novità maggiori saranno nell’organizzazione interna, più che nel servizio all’utenza.
«Cambieranno le modalità di fruizione delle aree di servizio, come ogni luogo che prevede attività di ristorazione, ma la mobilità privata sarà credo quella meno soggetta a stravolgimenti».

Lei è amministratore delegato di Autostrada del Brennero da meno di 12 mesi, quali sono le priorità per lei nei prossimi 3 anni?
«La priorità delle priorità resta, ovviamente, la concessione e la Società non farà mai mancare il proprio apporto tecnico ai Soci nel confronto con il Concedente, lo Stato.
«Si tratta di una priorità ancor più significativa oggi che il Paese necessita di investimenti strategici in infrastrutture con una valenza anche congiunturale.
«Come noto, il solo Piano economico finanziario vale più di 4 miliardi e non si tratta di un elenco di idee, ma di progetti già elaborati che, a fronte della bancabilità garantita dalla concessione, possono diventare immediatamente cantieri, ossia un moltiplicatore per il Pil e un volano per la creazione di posti di lavoro.
«Tra queste opere, quella che ritengo più urgente è la terza corsia, quella reale da Verona a Modena come quella dinamica tra Bolzano e Verona. In termini gestionali, ritengo che la priorità di più lunga prospettiva sia l’equilibrata integrazione di gomma e rotaia.»
 


Tunnel del Brennero: un’opera strategica i cui lavori proseguono senza sosta. Qual è l’aspetto più importante di questo colossale cantiere? E quali i benefici per gli utenti dell’autostrada?
«Il Brennero rappresenta la principale via di collegamento dell’Italia con l’Europa. Non è un caso se il Tunnel del Brennero è in assoluto l’opera in cui l’Unione Europea ha investito di più. Autostrada del Brennero accantona risorse da ormai molti anni per il Tunnel e lo fa perché trasferire progressivamente il traffico merci su rotaia consentirà di realizzare il primo corridoio green d’Europa.
«Penso a un corridoio che non solo resta nevralgico per l’economia di tutta Europa, ma che anzi vede aumentare la sua importanza strategica nell’economia europea, senza danneggiare l’ambiente che lo circonda. Affianco alla rotaia, infatti, svilupperemo un’autostrada sempre più tecnologica e green. Non dimentichiamo che il Gruppo Autostrada del Brennero è già oggi un operatore ferroviario grazie alla controllata RTC e alla collegata Lokomotion, è quindi il soggetto più idoneo per occuparsi dell’integrazione tra gomma e rotaia.»



Le emissioni del trasporto su ruota resta uno degli imputati principali per quanto riguarda l’inquinamento, quali sono le misure adottate da qui in futuro, per diminuire l’impatto ecologico?
«Credo che aver sviluppato il primo e al momento ancora unico centro di produzione e distribuzione di idrogeno d’Italia già descriva, da solo, l’atteggiamento di Autostrada del Brennero nel campo delle energie rinnovabili. Già oggi chi possiede un’auto elettrica può percorrere la A22 sicuro di avere abbastanza stazioni di ricarica per viaggiare tranquillo, per di più facendo il pieno gratis.
«Quanto allo sviluppo dell’idrogeno, una delle cause del lento sviluppo del mercato è proprio l’assenza di stazioni di rifornimento. Come abbiamo visto nello sviluppo dell’elettrico, le due cose viaggiano in parallelo: nessuno può vendere un veicolo che non si sa dove ricaricare.
«Abbiamo il tema talmente a cuore che abbiamo già fatto il primo passo con il centro di Bolzano e ne faremo altri lungo tutta la tratta: le nuove stazioni a idrogeno nasceranno piccole e si svilupperanno poi con la domanda espressa dal mercato.
«L’autotrasporto, che al momento non ha puntato appieno sull’elettrico a causa dell’autonomia limitata delle batterie, potrebbe puntare sull’idrogeno, che per tempi di rifornimento e autonomia è già oggi in grado di concorrere con i motori diesel.»
 

Il rendering di Campogalliano.

In un mondo dove l’autovettura privata rischia di diventare se non un lusso per pochi quanto meno un bene superfluo, pensando alle nuove generazioni che si muovono in sharing o con mezzi più ecologici, qual è il futuro delle autostrade?
«Tecnologico. La prospettiva verso cui guardiamo per la A22 è quella di un’infrastruttura che dialoga con i veicoli divenuti intelligenti fino a poterli letteralmente accompagnare in un viaggio che vedrà, progressivamente, l’assenza di un pilota umano, ma che resterebbe caotico e poco funzionale se non ci fosse un’infrastruttura capace di armonizzare e ottimizzare i flussi di traffico.»

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it

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